Riflessi di cristallo, My new FF

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Roby-Billeina best
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Fan Fiction by Roby-Billeina best (çopyright)
Riflessi di cristallo



Primo capitolo: Un nuovo arrivato

DrinDrinDrinDrin.
Gettai a terra quella cazzo di sveglia che ogni santo giorno mi buttava giù dal letto come uno straccio.
Non avevo nessuna voglia di andare a scuola, quel giorno.
Per di più c'era quel diavolo di compito di spagnolo!
Odiavo la scuola, di essa odiavo tutto, proprio tutto, più di qualsiasi altra cosa ci fosse sulla terra.
Odiavo l'atteggiamento cattivo e menefreghista dei professori, i banchi incisi col compasso di scritte patetiche, il pavimento marcio con le mattonelle ammuffite, le mura grigie e brutte che mettevano tristezza solo a guardarle, le vecchie classi con le porte scassate che perdevano il colore e si arrugginivano e le schifose, fastidiose, dure e scomode sedie di legno umido.
L'unica cosa che mi piaceva dell'ambiente scolastico erano i vetri appannati quando c'era la nebbia.
Quelli si che erano magici!
Ogni volta che la nebbia calava, per soli 10 minuti, quei vetri diventavano incantevoli.
Era una lunghissima e immensa vetrata che occupava tutta la parete ovest, che sostituiva le mura per far entrare la luce.
Ogni volta che al mattino mi alzavo e vedevo la nebbia fuori andavo a scuola in anticipo per poter utilizzare per prima quegli splendidi vetri, senza nessuno tra i piedi.
Entravo a scuola in anticipo, e per quei 10 minuti in cui i vetri restavano appannati, mi lasciavo andare.
Mi sistemavo all'interno, esattamente al centro dell'enorme vetrata.
Lì, tutto cambiava.
Iniziato a pigiare con le dita sul vetro, e dove spostavo le mie mani l'appannamento si scioglieva e apparivano dei contorni delle figure che pensavo nella mia mente, e che meccanicamente disegnavo.
Non so cosa succedeva in quella manciata di minuti, ma tutto sembrava diverso.
Forse magia, forse la mia mente incomprensibile anche per me stessa, ma la giornata cambiava sapore appena iniziavo a disegnare sul vetro.
Era meglio di dipingere, cosa in cui ero molto brava.
Appena mi trovavo davanti a quel vetro, la mia mente impazziva.
Iniziavano a passarmi per la testa, tantissime idee di ogni tipo, pensieri, soluzioni per tutti i miei problemi, ispirazioni che mi mancavano apparivano chiare, i dubbi si scioglievano, la fantasia si scatenava, e il mio solito malumore se ne andava.
E...disegnavo, disegnavo, disegnavo.
Mentre negl'altri momenti della giornata non sapevo mai cosa dipingere, davanti a quella vetrata non avevo nemmeno bisogno di pensare cosa disegnare, mi veniva spontaneo.
Il primo pensiero che mi passava per la mente, lo catturavo immediatamente e lo disegnavo.
Non facevo nemmeno in tempo a dare il comando volontario di movimento ai miei muscoli, che già le mani e le dita iniziavano a disegnare.
Disegnavo qualunque cosa, ma dovevo sbrigarmi, perchè l'appannamento del vetro si scioglieva presto.
Dopo che avevo disegnato qualcosa, la fotografavo.
Tutta quest'atmosfera durava solo 10 minuti.
Poi, tornava tutto come prima.
Ma quel giorno, a scuola, cambiò tutta la mia vita.
Era una fredda giornata di fine novembre, e siccome nevicava, mi recai a scuola ancora più presto del solito, perchè quel giorno la mia vetrata sarebbe stata ancora più bella e sarebbe stata appannata più a lungo, avrei quindi potuto fare disegni stupendi.
Sì, la mia vetrata, mia.
Ormai era mia, quel vetro era diventato parte di me ormai.
Gli avevo anche dato un nome: l'avevo chiamato "Il vetro di cristallo".
Sì, perchè era talmente lucido e brillante che sembrava quasi cristallo.
Come dicevo, arrivai molto prima rispetto al solito e parcheggiai l'auto davanti all'ingresso.
Notai subito qualcosa di strano, perchè accanto alla mia Volvo metallizzata c'era sempre l'auto di Mike Comrie, uno del quinto anno che arrivava sempre prima di me, una Panda blu tirata a lucido.
Oggi la Panda era spostata più in là, perchè ad occupare il suo solito posto c'era un'auto mai vista prima, una Volksvagen all'apparenza nuovissima.
All'inizio non ci badai tanto, ed entrai nella scuola quasi deserta per andare dal mio caro vetro.
Ma all'ingresso il bidello mi fermò: "Ciao Kamilla! Sapevo che oggi saresti arrivata presto. Già che ci sei, mi fai un favore?"
Il bidello della suola, Tim, sapeva quanto andavo matta per quel vetro, e, a differenza di tutti gli altri, non mi credeva una pazza e non mi prendeva in giro.
Era uno dei miei pochi amici che avevo a scuola, perciò ci davamo del tu.
Gli risposi sorridendo: "Certo. Di cosa si tratta?" anche se in realtà non vedevo l'ora di correre dalla mia vetrata.
Tim rispose: "Grazie. C'è un nuovo arrivato in classe tua, si chiama Sam Oley, e oggi è il suo primo giorno in questa scuola. è parecchio disorientato, perciò potresti dargli una mano ad ambientarsi? Viene dall'Europa, è portoghese, e non parla molto bene l'inglese. Sembra simpatico e tranquillo. Vieni, te lo presento."
Lo seguii in segreteria e appena entrai mi trovai davanti il ragazzo più bello che abbia mai visto.

Continued...


Edited by Roby-Billeina best - 3/4/2009, 18:59
 
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view post Posted on 3/4/2009, 17:59





Secondo capitolo: Ricordi

Era alto, magro ma muscoloso e ben proporzionato, aveva i capelli di un colore un po' più scuro del rame, gli occhi grandi e di un verde a dir poco favoloso, e la pelle abbronzatissima e liscia.
Per qualche istante le gambe mi divennero molli, e per poco non smettevo di respirare.
Vedevo che era timido e spaesato, mi fece pena, perciò tentai di aiutarlo e mi presentai: "Ciao, io sono Kamilla. Benvenuto in Florida! Siamo entrambi in 3E, per cui se hai bisogno di qualcosa io ci sono."
Oddio, e da quando in qua non sono più timida come un pesce fuor d'acqua?
Da quando quando incontro un bel ragazzo per di più sconosciuto non arrossisco come un peperone?
Comunque, fortunatamente riuscì a capire quel che gli dissi, mi porse la mano e rispose con un sorriso imbarazzato: "Grazie. Io sono Sam."
Gli strinsi la mano con molta timidezza e imbarazzo.
Il suo accento straniero era leggero e si sentiva a malapena.
Cercai di spezzare il silenzio azzardando una battuta: "Come ti trovi col tempo? Scommetto che qui non fa così caldo come in Portogallo!"
Accennò un sorriso e rispose con timidezza e impacciataggine: "Già. Nel mio Paese fa molto più caldo. Però è bello anche qui, anche se non mi ci sono ancora abituato. I miei si sono trasferiti qua per lavoro. Ogni quattro anni ci trasferiamo in un Paese diverso, sempre per via del loro lavoro. Sono stato in Australia, in Sierra Leone e in Cina. Ma i miei hanno detto che quasi sicuramente ci stabiliremo qui per sempre, definitivamente. Meno male, ho bisogno di un po' di stabilità. Jacksonville mi piace abbastanza."
Beato lui: io odiavo Jacksonville.
La odiavo con tutte le mie forze.
Pioveva quasi sempre, soltanto in Luglio e in Agosto le fitte piogge e i leggeri acquazzoni si permettevano poche, rare e brevi pause.
Io purtroppo vivevo, ed è da cinque anni che cercavo di sopportare questa città.
Uscivo poco da Jacksonville, perchè fui costretta a viverci all'età di 13 anni, quando i miei genitori, mamma Katy e papà Paul morirono in un incidente stradale mentre io ero a casa di mia zia Martah a giocare con la mia unica cugina e migliore amica Alex.
Dopo che seppi la notizia della morte dei miei genitori, caddi in una profonda depressione, e per un anno venni rinchiusa in un istituto ospedaliero.
Non uscivo mai e studiavo lì.
Odiavo quel posto, e anche se tentavo di fuggire i medici e la sorveglianza mi riacciuffavano sempre.
Riuscii a uscire dalla mia depressione soltanto grazie ad Alex, la persona più cara che io abbia mai avuto accanto.
Alex aveva solo qualche mese in più di me, e abbiamo fatto le elementari assieme.
Eravamo inseparabili, sembravamo quasi sorelle.
Eravamo.
Di Alex non avevo più notizie, e la persi di vista dopo la trasferta.
Dopo l'incidente venni affidata ai miei nonni paterni, Jason e Rose, e siccome vivevano a Jacksonville, fui costretta a trasferirmi da loro.
Uscivo poco da questa città, magari per uscire con i pochi amici che avevo, andare a fare delle gite, o ancora per andare sulla parte sud costa d'estate al mare dove faceva molto più caldo.
Ma non uscivo comunque dalla Florida.
Io ero natia della California, non ci tornai più da quando i miei morirono perchè i nonni erano troppo vecchi per portarmici.
Mi mancava il caldo afoso e il sole splendente durante tutto l'anno, l'estate bollente, le maniche corte anche d'inverno, mi mancava San Jose, la mia città natale con tutti i miei amici.
Mi mancava da morire, ma non quanto i miei dolcissimi genitori.
E inoltre non ero mai stata fuori dagli Stati Uniti, ne con i miei genitori perchè dicevano che ero troppo piccina, ne con i miei nonni perchè erano troppo anziani per affrontare un viaggio all'estero.
Insomma, mi sentivo in prigione e incapace di evadere, di andarmene da qui.
Perciò invidiavo Sam, che aveva girato il mondo.
I miei ricordi cessarono, e tornai a fissare incantata quello splendido ragazzo.
Era davvero bellissimo.
Io invece ero piuttosto banale: avevo i capelli biondo scuro, lisci e lunghi fino alla vita, con degli occhi di un azzurro spento, ed ero magrissima, sottopeso, non ero robusta e non ero muscolosa e neanche ben proporzionata.
In più ero piuttosto impacciata e con un carattere chiuso, riservato e timido.
Insomma, ero una merduccia in confronto a Sam.
All'improvviso suonò la campanella.
Smisi di fantasticare e tornai alla realtà.
Avevo intuito che la Panda blu lucida era di Sam e che mi sarebbe toccato stare in banco con lui per aiutarlo ad ambientarsi.
Non mi ricordai neanche dell'esistenza del Vetro Di Cristallo in quel momento, ma mi concentrai su Sam.
Andammo in classe insieme, camminando in silenzio e vicini, ma non ci sfiorammo ne toccammo.
Entrammo in classe lentamente e ci accomodammo tranquillamente sui banchi.
Quando entrò il professore di Arte presentò Sam ai compagni e come immaginavo, lo mise in banco con me.
Non appariva bello solo a me, ma a tutta la classe.
Klarissa, Klarissa McKenzie, la puttana della classe (e della scuola, una che si faceva tutti i ragazzi che le capitavano, vantandosi del fatto che, in effetti, era gran bella) lo aveva già addocchiato e durante tutta l'ora non faceva altro che mandargli sguardi e sorrisini maliziosi.
Si mise in mezzo anche un'altra troietta che mi stava decisamente sul culo, ovvero Hanna, Hanna Bones, una "seguace" di Klarissa.
La tentazione di spaccare il muso con un bel cazzotto di quelli che avevo imparato a dare al corso di Karate a quelle due stupide era forte, ma mi trattenni.
Sam era affascinante, ma allo stesso tempo strano.
Si vedeva chiaramente che cercava di aprire una conversazione per chiaccherare con me, ma a volte non ci riusciva.
E avevo capito che non ci riusciva non per riservatezza o imbarazzo, ma perchè sembrava come se dovesse non darmi troppa confidenza.
Pareva che volesse conversare, ma dovesse stare attento a non farsi sfuggire qualcosa involontariamente, qualcosa che non doveva dire.
Qualcosa che aveva paura di dire, ma che invece si sarebbe voluto liberare di quel qualcosa e di condividerlo con qualcun'altro.
Avevo una strana senzazione, come se Sam custodisse un segreto prezioso e importante, che non doveva essere rivelato.
Ero decisa a svelare quel segreto ad ogni costo.

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view post Posted on 3/4/2009, 18:39





Terzo capitolo: Cicatrice

Appena suonò la campanella della ricreazione, uscimmo assieme.
Avevo già instaurato un rapporto di reciproca fiducia e amicizia con lui.
Mi sembrava simpatico, sereno e affidabile, e tra noi si era già creata una certa simpatia.
Sam si dimostrava chiaramente interessato a me, ma non sapevo se come amica o come qualcosa di più.
Per me non era neancora amicizia, ci conoscevamo da solo poche ore, ed era fin troppo presto per essere di già qualcosa di più di amici!
Volevo conoscerlo meglio, tentare di capire cosa c'era che non andava.
Non sapevo spiegarmi il motivo, ma anche se era quasi uno sconosciuto, c'era qualcosa di attraente in lui, qualcosa che mi attirava.
Cosa mi prendeva?
Non mi sembrava sensato il fatto che mi interessasse svelare un segreto di un ragazzo che conoscevo appena.
Comunque, lo accompagnai fino al parcheggio e non vidi neanche il mio prezioso vetro, ero del tutto concentrata su Sam.
Cercavo di trasmettergli un po' di ospitalità, perchè so bene come si sentiva.
Ricordai quando anch'io arrivai per la prima volta da San Jose, qui a Jacksonville, e non conoscevo nessuno, e mi sentivo invisibile, disorientata e persa.
Come pensavo, la Panda era sua.
Appena arrivati alla sua auto, appoggiò lo zaino sul cofano, e si girò verso di me con un leggero imbarazzo: "Grazie...per esserti..."occupata" di me oggi..." disse, con il suo leggero ma adorabile accento portoghese.
All'improvviso, diventai rossa come un pomodoro, e sentii le guance in fiamme, ma riuscii a rispondere: "Oh, ehm...di niente, ma figuriamoci! Capisco come ti senti."
Sam continuò: "Che sport fai?"
Fui un po' sorpresa dalla domanda, ma risposi: "Ne faccio tre. Karate, Nuoto e Basket. Una volta facevo calcio e canoa, ma ho deciso di cambiare. Amo lo sport, e sto pensando di incominciare anche un corso di paracadutismo da frequentare il sabato pomeriggio!"; cercai di scandire bene le parole e di parlare lentamente ma in modo chiaro, per non procurargli difficoltà nel capire la lingua.
Sam strabuzzò gli occhi: "Caspita! Sei una vera sportiva! Non so come fai a trovare il tempo per i compiti. A me, invece, lo sport non piace per niente. Una volta però, ero un giocatore di pallavolo. Ero pure bravetto, ma non mi entusiasmava granchè. Anche andare in palestra a fare pesi mi annoiava. E l'ora di atletica a scuola...non la sopporto! Mi sento impacciato nello sport, e mi vergogno."
Colpo basso!
Che delusione!
Ecco, Sam aveva perso tutti i punti guadagnati con me!
Per me lo sport era tutto, e non sarei mai stata con un ragazzo che non condividesse questa passione con me!
Ne come amico, ne come moroso!
Se qualcuno vuole stare con me, deve seguire e condividere con me gli sport che pratico!
Dopo che disse ciò, ci rimasi male, e persi gran parte del mio interesse verso di lui.
Anche se, a dirla tutta, non si vedeva nemmeno che facevo sport: ero troppo magra, minuta, esile, fragile, e anche un pochino goffa.
Comunque, per non interrompere la nostra conversazione gli chiesi qualcos'altro, cercando di nascondere la mia espressione contrariata nell'attimo in cui aveva detto che non gli piaceva affatto lo sport: "Ehm, se non ti piace lo sport, che cosa fai nel tempo libero?"
"Adoro guardare film. Cinema, TV eccetera...io di film so tutto! Colleziono videocassette e DVD dei miei attori preferiti, e so tutto sulla loro carriera. So anche tutto sulla storia del cinema. Poi, se invece non guardo film, leggo. Amo leggere libri di tutti i tipi, ma in particolare romanzi e gialli."
Io detestavo leggere.
Non mi era mai piaciuto.
Mi veniva mal di testa, e poi tutte quelle parole, parole, parole...tutte pesanti e noiose.
Avevamo gusti e pareri opposti.
Stetti zitta, e aspettai che sia lui a riprendere il discorso.
Provai ad avvicinarmi, e notai una strana cicatrice sul suo polso.
Era enorme, partiva dalla mano e ad intuizione arrivava fino alla spalla.
Era grossa, e sembrava che appena la si toccasse, rischiasse di sanguinare.
Faceva impressione, pareva una vena che stesse per esplodere da un momento all'altro!
Ma questa mattina non ce l'aveva, ne ero sicurissima!
Quando se l'era fatta, se tutto il giorno era stato con me?
Notò il mio sguardo preoccupato sul suo braccio, e si allontanò subito, respingendomi, e dicendo: "Oh, che tardi che è! Scusa, vado di fretta. A domani, ciao!"
E sfrecciò con la sua Panda sul parcheggio.
C'era qualcosa che non andava in Sam Oley, ma non sapevo cos'era.
In una maniera o nell'altra, avrei scoperto la verità che custodiva.

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Quarto capitolo: Magia

Drin...Drin...Drin...Crush!
Mi ero letteralmente rotta le palle di sentire quell'accidenti di sveglia tutte le mattine, perciò con furia la presi, la scaraventai contro il muro dal letto, rompendola in mille pezzi.
Chissà cosa mi prese in quell'istante, non ero mai stata così violenta.
Non con la mia sveglia, almeno.
Mio Dio, ma cos'ero diventata, una belva?
Da quando in qua mi arrabbiamo con la sveglia?
Bè, con qualcuno dovevo pur arrabbiarmi, no?
Quello era un pessimo periodo per me, ero incazzata col mondo intero.
Coi professori che non mi capivano, con i miei nonni che con la scusa dell'età mi tenevano imprigionata in questa cittadina del cazzo, con Hanna e Klarissa che mi prendevano in giro costantemente e mi rendevano la vita scolastica un'inferno peggiore di quello di Dante Alighieri, con me stessa perchè mi piacevo sempre di meno, con il mal tempo che peggiorava sempre di più...con tutto e tutti, insomma.
Speravo in qualche modo che con questo nuovo Sam mi distraessi un po'.
Quella mattina il mio primo pensiero non fu sbrigarmi per arrivare presto al Vetro Di Cristallo come succedeva sempre, ma la prima cosa che mi passò per la testa fu Sam.
Per la prima volta da tre anni, mi importava cosa avrei indossato.
Non so perchè, ma quella mattina volevo vestirmi un po' meglio del solito.
Lo facevo per Sam?
Ma cosa mi accadeva?
Che effetto mi faceva questo ragazzo?
Che fosse forse l'effetto che mi facevano i ragazzi carini e misteriosi (Sam) ?
Bè, che la colpa sia o non sia di Sam, decisi di cambiare look.
Invece che la solita e banale tuta da ginnastica sportiva o il completino classico di jeans più felpa, azzardai un paio di pantaloni scuri eleganti ma non troppo, una maglietta colorata.
Cambiai anche la pettinatura: invece che la solita, monotona e banale coda di cavallo, decisi di lasciare i capelli sciolti.
Con mia gran sorpresa, mi piaqui nel nuovo look.
Ma non mi sentivo me stessa, e non ero comoda.
Perciò mi ricambiai in fretta, e mi riconciai esattamente come il giorno prima.
Tanto, chisseneimporta, no?
Era solo un ragazzo, giusto?...
Solo un ragazzo...
Giusto?
O no?...
Saltai la colazione, salutai i nonni e scappai a scuola.
Come speravo, Sam arrivò prima di me e trovai già la sua auto.
Parcheggiai la mia Volvo accanto alla sua Panda.
Entrai a scuola, ignorai la vetrata e corsi in segreteria, dove sapevo che si trovasse Sam.
Appena aprii la porta bruscamente, mi vide e sorrise: "Ehy, ciao Kam! Come stai?" disse con un delizioso sorriso sulle labbra.
"Bene, grazie" risposi, restano sull'uscio della porta con lo zaino in spalla.
Quando si alzò dalla sedia per dirigersi verso di me, un crampo d'invidia mi colpì lo stomaco.
Aveva una carnagione così bella, abbronzata, lucida, due occhi talmente belli e profondi, un sorriso così grande, dei denti così bianchi e splendenti, una grazia quasi innata nel muoversi...
Altro che io!
Ero banale, e poco interessante, e nemmeno avevo il fascino di Klarissa.
Lei era alta, robusta, aveva un gran bel corpo, tonico, un viso incantevole, con dei lineamenti da principessa, delle sopracciglia folte, degli occhi scuri e profondi, e dei capelli corti, nerissimi e lucidi.
Ok ammetto che morivo d'invidia.
Però la odiavo quando mi prendeva per il culo parlando alle mie spalle, dicendo cose del tipo: "Lo sapete che la Kami si compra dei vestiti da quattro soldi alle bancarelle del mercato? Povera, non si può permettere un paio di jeans firmati!"
Quante cazzate!
Che oca!
Sì, era bella ma oca!
Bè, non è che si può avere tutto dal cielo: o l'intelligenza o la bellezza, non si può pretendere entrambi!
Tornando a Sam, venne verso di me, e uscimmo dalla segreteria.
Mi prese la mano e, con mia grande sorpresa mi trascinò davanti al mio Vetro Di Cristallo.
Ci mettemmo davanti a fissare i vetri appannati, e lui mi disse, entusiasta: "Hai visto che bella che è questa vetrata? è incantevole!"
Imbarazzata dal fatto che mi avesse copiato e fregato una cosa che prima era del tutto, solo ed esclusivamente mia, risposi acida: "Lo so. Ci vengo tutti i giorni qua."
Non badò nemmeno alla mia risposta, anzi, si fece serio, mi guardò negli occhi e iniziò a parlare: "Senti, mi prenderesti per pazzo se ti dicessi che io...credo alla magia? Cioè sai, sono piuttosto scaramantico, cose così, non credo di certo che esista la fata Turchina..."
Lo interruppi: "Ehm, certo che ci credo." Mentii.
Ma che domanda ridicola era?
Ma questo tizio aveva dei problemi per caso?
A quella risposta si rasserenerò, si avvicinò al vetro e ci mise sopra delicatamente una mano.
Successe qualcosa di innaturale, qualcosa che per poco non mi faceva venire un'infarto per la paura e per lo stupore.
Forse stavo sognando, ma da dove aveva appoggiato la mano Sam, si aprì un vortice gigantesco, un uragano che travolse tutto quanto.
Una luce abbagliante mi accecò, e persi il senso della vista, senza avere il tempo per capire cosa diamine stesse succedendo.
Mille emozioni dentro di me esplosero, sconbussolando totalmente la mia ragione.
Che cosa succedeva?
Dovevo scappare?
Era reale quello a cui stavo assistendo o mi ero rincitrullita?
Era magia o mia fantasia?
Sam era pericoloso?
Aveva dei poteri magici?
Cos'era quel vortice, e che cosa stava succedendo?
All'improvviso, qualcosa mi colpì alla testa, e caddi a terra.
Dopo pochi secondi svenii, e sentii soltanto le robuste e morbide mani di Sam che mi prendevano in braccio e mi sollevavano da terra.

Continued...

Edited by Roby-Billeina best - 7/4/2009, 17:55
 
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view post Posted on 7/4/2009, 17:42





Quinto capitolo: Confusa

Mi risvegliai dopo un tempo indefinito.
Ero confusa, mi sentivo la testa esplodere e il corpo talmente mollo da non essere capace di muoverlo.
Aprii gli occhi, e mi ritrovai seduta per terra, sul fango, che mi aveva completamente inzuppato i vestiti e sporcata dai capelli ai piedi.
Tolsi il fango che mi copriva gli occhi, e mi guardai attorno.
Oh, cazzo, ma dove diavolo ero finita?
Mi trovavo nella savana africana.
Lo capii perchè la stavo studiando in geografia.
All'inizio pensai che era un sogno o un'allucinazione, ma quandi mi alzai, camminai e toccai gli alberi, spogli, i fili d'erba gialli e secchi, capivo che era tutto reale.
Merda, ma come c'ero finita?
Cos'era successo?
All'improvviso un lampo mi attraversò la mente: Sam.
Era lui la causa di tutto!
Il panico mi assalì: dov'era?
O meglio: chi era?
Altre domande mi tormentavano: che razza di mostro o mago era quel ragazzo? Da dove venivano i suoi poteri? Di cosa era capace? Era malvagio? Dovevo averne paura? Perchè ha scelto di trascinarmi in questa storia? Che fine aveva fatto la scuola con tutti i suoi alunni? Era stata bruciata? E quanto tempo era passato da quando mi trovavo qui? Come avrei fatto a tornare a casa? E ai miei nonni, cosa gli avrei detto se fossi tornata a casa dopo tanto tempo? Stavano bene?
Diamine, non capivo più niente!
Trovai le forze di alzarmi, anche se ero confusa, stanca e frastornata, e mi incamminai.
Mi incamminai?
E per dove?
Non lo sapevo, perchè ovviamente non potevo di certo sapere come orientarmi in mezzo a quel cazzo di savana in cui ero capitata, e che stavo iniziando ad odiare!
Comunque, non potevo di certo stare ferma aspettando che Sam spuntasse fuori con delle spiegazioni e nel frattempo essere sbranata dai leoni; perciò decisi di seguire i raggi del sole e il poco muschio che trovavo sui pochi alberi, per dirigermi verso nord.
Non che sperassi in qualcosa, ma forse a nord avrebbe potuto esserci qualche villaggio dove riposarmi, nutrirmi e magari qualcuno che mi aiutasse ad andarmente da lì.
Stranamente, riuscivo a vivere quella cosa incomprensibile e inspiegabile che mi era appena successa, con estrema calma.
Invece avrei dovuto morire di paura o di panico, no?
La razionalità, la riflessione e la ragione sono sempre state le mie qualità migliori.
Cercavo di pensare, di capire come fosse potuto succedere tutto questo.
All'inizio pensai a tante ipotesi, e presi in considerazione quella del teletrasporto, di un'allucinazione o di un sogno dal quale mi sarei prima o poi svegliata.
Ero già arrivata a capire che era stato Sam ad aprire il varco sul mio Vetro di Cristallo, a sbattermi sulla testa qualcosa per farmi svenire, e ad avermi portato qui.
Ma perchè?
E come aveva fatto?
Sam non era umano, era...diverso.
Mi aveva parlato di...magia.
Che fosse magico?
Che assurdità!
Bè...ormai, vista la situazione in cui mi trovavo, ero ridotta al punto di credere alla magia di cui mi aveva accennato Sam.
Sam anche se era una specie di mostro, mi attraeva comunque.
Non era solo bello, ma anche curioso.
Mentre camminavo, pensavo a lui, anche se dentro di me l'angoscia e il terrore che spuntasse fuori qualche leone o qualche altra bestia che mi scambiasse come il suo pranzo.
Detto...fatto.
Erano appena quindici minuti che stavo camminando, e all'improvviso, sentii un ruggito.
Paura e ansia mi riempirono il cuore, e iniziai a correre.
Mi bloccai di colpo: stavo facendo la mossa più sbagliata in assoluto!
Mai correre in presenza di bestie feroci, perchè facendo così loro ti scambiano per una preda e ti rincorrono.
Quindi che cosa facevo, stavo ferma immobili ad aspettare che qualche animale feroce mi sbranasse comunque?
Merda, ero ancora troppo giovane per morire!
Chinai il capo, e quando tornai a guardare verso l'orizzonte lontano, scorsi un animale grande che intravedevo da lontano.
Lo guardai meglio, e lo vidi avvicinarsi verso di me lentamente: un leone.
Perfetto, pensai, che bello, morirò!
Accidenti, che cavolo potevo fare?
Volevo andarmene il prima possibile, ma rimasi impietrita dalla paura.
Notai però che più si avvicinava a me, più cambiava.
Si stava trasformando in...umano...!
In Sam!
Oddio, un uomo-leone?!
Ma in che diavolo di posto mi trovavo?
Mi trovai velocemente Sam davanti: "Ciao!"
Svenni.
Prima di perdere coscienza, sentii solo Sam dire: "Oh no, Kamilla!"

Continued...
 
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Roby-Billeina best
view post Posted on 8/4/2009, 20:57





Sesto capitolo: Verità

Mi risvegliai con la testa che esplodeva di domande.
Sentii l'aria fresca e pura dell'Africa sbattermi sulla faccia, e ciò mi dava una piacevolissima sensazione di libertà e purezza.
Aprii gli occhi e mi ritrovai tra le braccia di Sam, che era seduto sotto un baobab e mi teneva tra le sue braccia.
Di scatto, veloce come un fulmine mi alzai in piedi e mi allontanai da lui.
Sam si alzò, provò ad avvicinarsi a me ma io lo respinsi, gridando e picchiandolo con foga: "No! Stammi lontano, mostro! Chi sei? Di cosa sei capace? Cosa mi hai fatto? Dove mi hai portato? Voglio tornare a casa! Anzi, lo pretendo, pretendo che mi porti a casa e pretendo spiegazioni! Anzi, stammi lontano, ho paura di te!"
Ero ridicola, sembravo isterica, e i miei deboli pugni sul busto non gli facevano una piega.
Mi spaventai, tentai di allontanarlo ma lui mi venne dietro, mi bloccò con la forza, e io mi dimenavo inutilmente nel vano tentativo di liberarmi.
Mi strinse ancora più forte, e mi disse: "Ascoltami, ti prego! Ti darò tutte le spiegazioni che vorrai, ma stammi a sentire per favore, voglio chiarire questa situazione. Non ti dovrai preoccupare di nulla, ti riporterò a casa al momento giusto, quando avrai capito quel che dovrai capire e quando questa faccenda sarà chiusa. E ricorda che hai bisogno di me per tornare a casa!"
Centrata in pieno: era vero, non potevo tornare a casa senza il suo aiuto.
Merda, ero costretta a scoprire tutti i suoi misteri prima di poter andare via.
Mi arresi: "Ok. Ora però spiegami per filo e per segno che cazzo succede, o ti giuro che perdo il controllo!"
Sam sospirò e rispose con una calma e una tranquillità che trovai del tutto inopportuna in situazioni come queste: "Daccordo. Ma dammi un po' di tempo. è una storia lunga complicata, e siccome la protagonista di questa faccenda sei proprio tu, devi capire tutto molto bene. Allora, innanzitutto non ti devi procurare dei dettagli. A scuola è tutto a posto, e anche coi tuoi nonni è tutto sistemato: ho fermato il tempo. Starà fermo per dieci giorni. Perciò abbiamo tempo. Seguimi."
Restai impietrita, lui mi prese in braccio e iniziò a portarmi verso non so dove.
Lo lasciai fare, mi sentivo stranamente...al sicuro.
Camminando iniziò a spiegarmi: "Ora stai zitta e ascoltami, non fiatare! Ti ho mentito. Tutta la storia che io vengo dal portogallo eccetera...è falsa. Io sono Tunisino, ma mi sono trasferito in una tribù della savana, dove uomini e animali convivono da tantissimo tempo. Io discendo da una tribù che ha ereditato da tremila anni dei poteri particolari, quasi magici. Ma l'origine di tutto questo è un mistero. Semplicemente esistiamo, e siamo speciali. Io posso aprire vortici, fermare il tempo, trasformarmi in animali, guarire ferite e cambiare il clima. Mio padre è il nuovo capotribù e mi è stato ordinato di catturarti e portarti fin qui. Prima che tu mi possa chiedere perchè e tartassarmi di domande, te lo spiego io. Tu non lo sai, ma i tuoi genitori non sono morti in un incidente accidentale: il loro scontro in autostrada è stato provocato. Anche loro erano di questa tribù. Ma vedi, loro erano malvagi e cattivi, e quandi tu sei venuta alla luce, sono diventati buoni, hanno deciso di abbandonare al cattiva vita che facevano e di rigare dritto per poterti dare una vita e un futuro migliore. Così fuggirono negli Stati Uniti, falsificarono i loro documenti e decisero di stabilirsi lì e di abbandonare per sempre l'Africa. Pensavano che fosse meglio per te. Ma si sbagliavano. Anche tu avevi ereditato da loro alcuni poteri, e i tuoi genitori lo sapevano bene, ma decisero di tenerti all'oscuro di tutto per sempre. Non volevano che tu scoprissi i poteri che avevi e il vero mondo che ti apparteneva, e la tribù magica di cui il sangue ti scorre nelle vene per destino. Però, in questi anni, la "Tribù degli acchiappasogni", ovvero la tribù di cui sei destinata a farne parte fin dalla nascita e di cui facevano parte i tuoi genitori e di cui faccio attualmente parte io, non ha mai smesso di controllare te e la tua famiglia. Il motivo per cui ti tenevano sotto controllo, era perchè temevano che tu scoprissi troppo prematuramente i tuoi poteri, e che quindi tu potessi causare gravi problemi. Il loro piano era quello che all'età compiuta di diciotto anni avresti dovuto venire a conoscenza dei tuoi poteri e delle tue origini, e che tu tornassi in Africa nella tribù. I tuoi genitori all'inizio furono daccordo, ma poi cambiarono idea e decisero di tenerti all'oscuro di tutto per proteggerti. Loro avevano scelto un'altra vita per te. Volevano il meglio, il massimo bene per il tuo futuro. La Tribù degli acchiappasogni non accettò la loro volontà, perchè volevano che tu tornassi. Perciò uccisero i tuoi genitori sull'autostrada, facendolo sembrare un incidente causato da un camion sbandato. Il motivo perchè volevano il tuo ritorno, sono i tuoi poteri. Tu, figlia dei maghi più potenti della storia dell'universo, hai ereditato tutti i poteri alla nascità, più uno: il potere di rendere le persone immortali. Ma non solo quello. Tu puoi fare tutto, possiedi la forza più grande dell'universo. Non ti rendi nemmeno conto dell'immensità della tua forza e della tua magia, ma lo capirai presto, non appena arriveremo alla tribù. Saranno felici del tuo ritorno. Ora capisci perchè dovevi tornare? Sei obbligata a rimanere qui, è una questione di sangue. Devi stare qui per fare del bene con i tuoi poteri, non puoi startene all'estero, lontana kilometri e kilometri correndo il rischio di combinare qualcosa con i tuoi poteri, anche se involontariamente. Se si scoprisse dell'esistenza della nostra tribù, ti rendi conto di cosa potrebbe succedere? Comunque, i tuoi nonni sono al corrente di tutto, e non appena hai compiuto diciotto anni ci hanno contattato, e io sono arrivato a prenderti. Ho architettato tutto, ed ora eccoti qui. Presto tornerai nel luogo dove sei nata, e vedrai i tuoi veri zii e bisnonni! Incontrerai anche uno sciamano, cioè uno stregone molto potente, che ti aiuterà a specializzarti nei tuoi poteri. Ora hai capito cos'è successo?"
Rimasi senza parole.
Aveva detto tutto d'un fiato, e non mi aveva lasciare il tempo di pensare, di ragionare, di capire e di assorbire la situazione in cui mi trovavo.
Ero diventata di pietra, incapace di muovermi a causa dell'emozione.
Tensione, preoccupazione e dolore mi riempirono l'anima.
Non sapevo cosa pensare, era assurda tutta quella storia su di me!
Chi diavolo ero?
I miei genitorni erano morti per me, era colpa mia!
Non riuscivo a darmi pace.
Mi disperai.
Non era di certo il modo più adatto per scoprire una verità così grande e importante.
Balzai giù dalle sue spalle robuste e forti e, non so cosa mi prese, inizia a correre, a scappare via.
Sam riuscì a raggiungermi e mi fermò: "Ehi, ma che fai?"
Mi ribellai alla sua presa con tutte le forze possibili e lo morsi.
Le lacrime gonfiarono i miei occhi, e iniziai a strillare: "Stammi lontano, non mi toccare! Secondo te come mi sento io inq uesto momento? Appena sei entrato nella mia vita mi hai scombussolato tutto il mondo in cui vivevo! Io prima stavo bene! Mi dici che i mie genitori sono stati uccisi dalla stessa tribù in cui sono nata, e io dovrei chiuderci un'occhio? Ma che cos'hai nel cervello? E poi non voglio restare qui, non voglio avere niente a che fare con questo mondo, voglio tornare in America! Rivoglio il mondo in cui sono cresciuta, è più bello! Io non sono quel che voi vorreste che fossi! Lasciatemi in pace, non mi importa di quali poteri io possieda! Riportami a casa! Subito!"
Gridavo, piangevo, e caddi a terra per la stanchezza.
Non smettevo di piangere, e Sam mi rialzò e mi strinse in un caldo abbraccio.
Dolcemente sussurrò delle parole che riuscirono a calmarmi: "Calma. Tranquilla, ci sono io al tuo fianco. Ti aiuterò ogni volta che ne avrai bisogno, lo prometto. So che è difficile, ma vedrai che troveremo una soluzione a tutto questo. Ti starò vicino."
A quelle parole mi tranquillizzai, e mi strinsi ancora di più alle sue braccia.

Continued...
 
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