Fan Fiction by Roby-Billeina best (çopyright)
Riflessi di cristallo
Primo capitolo: Un nuovo arrivatoDrinDrinDrinDrin.
Gettai a terra quella cazzo di sveglia che ogni santo giorno mi buttava giù dal letto come uno straccio.
Non avevo nessuna voglia di andare a scuola, quel giorno.
Per di più c'era quel diavolo di compito di spagnolo!
Odiavo la scuola, di essa odiavo tutto, proprio tutto, più di qualsiasi altra cosa ci fosse sulla terra.
Odiavo l'atteggiamento cattivo e menefreghista dei professori, i banchi incisi col compasso di scritte patetiche, il pavimento marcio con le mattonelle ammuffite, le mura grigie e brutte che mettevano tristezza solo a guardarle, le vecchie classi con le porte scassate che perdevano il colore e si arrugginivano e le schifose, fastidiose, dure e scomode sedie di legno umido.
L'unica cosa che mi piaceva dell'ambiente scolastico erano i vetri appannati quando c'era la nebbia.
Quelli si che erano magici!
Ogni volta che la nebbia calava, per soli 10 minuti, quei vetri diventavano incantevoli.
Era una lunghissima e immensa vetrata che occupava tutta la parete ovest, che sostituiva le mura per far entrare la luce.
Ogni volta che al mattino mi alzavo e vedevo la nebbia fuori andavo a scuola in anticipo per poter utilizzare per prima quegli splendidi vetri, senza nessuno tra i piedi.
Entravo a scuola in anticipo, e per quei 10 minuti in cui i vetri restavano appannati, mi lasciavo andare.
Mi sistemavo all'interno, esattamente al centro dell'enorme vetrata.
Lì, tutto cambiava.
Iniziato a pigiare con le dita sul vetro, e dove spostavo le mie mani l'appannamento si scioglieva e apparivano dei contorni delle figure che pensavo nella mia mente, e che meccanicamente disegnavo.
Non so cosa succedeva in quella manciata di minuti, ma tutto sembrava diverso.
Forse magia, forse la mia mente incomprensibile anche per me stessa, ma la giornata cambiava sapore appena iniziavo a disegnare sul vetro.
Era meglio di dipingere, cosa in cui ero molto brava.
Appena mi trovavo davanti a quel vetro, la mia mente impazziva.
Iniziavano a passarmi per la testa, tantissime idee di ogni tipo, pensieri, soluzioni per tutti i miei problemi, ispirazioni che mi mancavano apparivano chiare, i dubbi si scioglievano, la fantasia si scatenava, e il mio solito malumore se ne andava.
E...disegnavo, disegnavo, disegnavo.
Mentre negl'altri momenti della giornata non sapevo mai cosa dipingere, davanti a quella vetrata non avevo nemmeno bisogno di pensare cosa disegnare, mi veniva spontaneo.
Il primo pensiero che mi passava per la mente, lo catturavo immediatamente e lo disegnavo.
Non facevo nemmeno in tempo a dare il comando volontario di movimento ai miei muscoli, che già le mani e le dita iniziavano a disegnare.
Disegnavo qualunque cosa, ma dovevo sbrigarmi, perchè l'appannamento del vetro si scioglieva presto.
Dopo che avevo disegnato qualcosa, la fotografavo.
Tutta quest'atmosfera durava solo 10 minuti.
Poi, tornava tutto come prima.
Ma quel giorno, a scuola, cambiò tutta la mia vita.
Era una fredda giornata di fine novembre, e siccome nevicava, mi recai a scuola ancora più presto del solito, perchè quel giorno la mia vetrata sarebbe stata ancora più bella e sarebbe stata appannata più a lungo, avrei quindi potuto fare disegni stupendi.
Sì, la mia vetrata, mia.
Ormai era mia, quel vetro era diventato parte di me ormai.
Gli avevo anche dato un nome: l'avevo chiamato "Il vetro di cristallo".
Sì, perchè era talmente lucido e brillante che sembrava quasi cristallo.
Come dicevo, arrivai molto prima rispetto al solito e parcheggiai l'auto davanti all'ingresso.
Notai subito qualcosa di strano, perchè accanto alla mia Volvo metallizzata c'era sempre l'auto di Mike Comrie, uno del quinto anno che arrivava sempre prima di me, una Panda blu tirata a lucido.
Oggi la Panda era spostata più in là, perchè ad occupare il suo solito posto c'era un'auto mai vista prima, una Volksvagen all'apparenza nuovissima.
All'inizio non ci badai tanto, ed entrai nella scuola quasi deserta per andare dal mio caro vetro.
Ma all'ingresso il bidello mi fermò: "Ciao Kamilla! Sapevo che oggi saresti arrivata presto. Già che ci sei, mi fai un favore?"
Il bidello della suola, Tim, sapeva quanto andavo matta per quel vetro, e, a differenza di tutti gli altri, non mi credeva una pazza e non mi prendeva in giro.
Era uno dei miei pochi amici che avevo a scuola, perciò ci davamo del tu.
Gli risposi sorridendo: "Certo. Di cosa si tratta?" anche se in realtà non vedevo l'ora di correre dalla mia vetrata.
Tim rispose: "Grazie. C'è un nuovo arrivato in classe tua, si chiama Sam Oley, e oggi è il suo primo giorno in questa scuola. è parecchio disorientato, perciò potresti dargli una mano ad ambientarsi? Viene dall'Europa, è portoghese, e non parla molto bene l'inglese. Sembra simpatico e tranquillo. Vieni, te lo presento."
Lo seguii in segreteria e appena entrai mi trovai davanti il ragazzo più bello che abbia mai visto.
Continued...Edited by Roby-Billeina best - 3/4/2009, 18:59