» Perchè Ti Amo, La risposta ad gni Sua domanda

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~My.Eternity___Georg
view post Posted on 23/6/2010, 12:35






Perchè Ti Amo



SPOILER (click to view)




cap.1» Devo ma non voglio




"Uccidimi. Fallo"
Gli stringo il colletto della maglia avvicinandolo in un gesto irruento a me. Lo fisso negli occhi non distolgo mai lo sguardo.
Sono incredibilmente belli, di un verde smeraldo che esprimono un senso di paura e smarrimento in quel momento.
Ma non mi smuovo dalla mia posizione. E' così vicino, la sua bocca è bellissima, è un'invito al bacio, il mio bacio. Sei mio. Non lo sai ma è così.
Resti in silenzio, no non lo permetterò voglio una tua risposta, non sai quanto ti amo, per te farei di tutto, ma se ti devono portare via da me
così allora no, piuttosto uccidimi.
- Uccidimiiiiiiiiiiiiiiiii- Urlo più che posso, a pochi centimetri dal suo viso. Lui abbassa lo sguardo e le sue ciglia si stanno imperlando di piccole goccie salate.
Non l'avevo mai visto piangere. No mi strazia il cuore è come morire. Ma il mio dolore è ancora più forte e la rabbia è tanta, inconsapevolmente
inizio a piangere anche io e il respiro si fa sempre più affannoso.
- Rispondimi Georg ti scongiuro- Abbasso il tono e prendo le sue guance tra le mani tirandogli su il volto bagnato e facendo specchiare i suoi occhi lucidi
nei miei.
- Perchè? Io non posso vivere senza di te lo sai. LO SAI! Allora perchè. Nessuno ti ama più di me, sei il mio tutto. Allora ti chiedo di impugnare questo
e di uccidermi. Perchè senza te non vale la pena vivere, e morire è meglio che soffrire ogni giorno come sto facendo ora.- Stringo
con forza la sua mano intorno a un pugnale trovato poco prima in cucina. Lo fisso con occhi supplicanti sperando che mi ascolti o forse sperando ancora di più che non lo faccia.


So quanto sta soffrendo, non riesco nemmeno la forza di dirle che io sto male quanto lei e l'ultima cosa che voglio a questo mondo è che gli si spezzi il cuore a causa mia.
La amo più della mia stessa vita ma questo non basta. Mi libero dalla sua presa lasciando cadere a terra quel coltello che non avrebbe mai dovuto impugnare.
Come puoi farmi una richiesta simile, sei sconvolta lo so, ma non posso fare quello che mi chiedi, sei la mia vita io morirei con te.
Ti prendo il viso tra le mani in modo da appoggiare la mia fronte alla tua e piango sempre più forte, non riesco a smettere ti amo, ti amo da morire, più di qualsiasi
altra cosa, e vederti così mi fa male, preferirei infilarmi questo coltello nel cuore piuttosto che vederti così.
-No...no...ti amo, io amo te, ti amo davvero credimi. Ma non posso restare con te gioia mia. Non posso lo sai. Non rendere tutto più difficile. Ti prometto che
tornerò, non posso stare lontano da te, non mi perderai mai, sono tuo, io sono tuo.- Sta diventando difficile persino parlare, le lacrime troppo insistenti, i singiozzi troppo forti da impedirmi persino di dirle che la amo da morire, di dirle quello che sento. Ora voglio solo stringerla a me per assaporare un ultimo giorno il suo abbraccio.
Anche lei non smette un attimo di piangere e la sua voce è più forte della mia, riesco persino a percepire il battito impazzito del suo cuore, forse per rabbia, forse per delusione o mille altri emozioni che solo noi adesso proviamo. Smetto di piangere ancora però tra qualche singhiozzo la stringo più forte
-Ti amo- gli sussurro.


"No, lasciami andare"
E' questo che vorrei dirgli, ma è come se tutte le forze che avevo in corpo mi avessero abbandonato. Mi sento stanca e debole, mi perdo nel suo abbraccio con il corpo a peso morto, mi tremano le gambe che non riescono a sorreggermi. Grazie a Dio ho lui. Ho te amore mio. Mi prendi dolcemente tra le tue braccia appena vedi un mio cenno di mancamento. Mi sdrai sul divano lentamente e ti accoccoli di fianco a me. Ho una voglia di cacciarti via a spintoni, non ti voglio vedere, ne tanto meno averti qui, a pochi centimetri da me, con quella bocca invitante, quegli occhioni verdi, quel nasino bellissimo. No! Basta non devo pensare questo, ricorda cosa ti ha fatto. Ma anche se ci provo con tutta me stessa non posso smettere di pensare alla creatura perfetta che sei e che ora è qui in dormiveglia accanto a me. Ma ora non m'importa di nulla voglio solo stare con lui immergermi nel suo profumo nella sua soffice felpa e annegare nel suo petto tentando di riprendermi un po'.


L'accolgo tra le mie braccia facendola appoggiare sul mio petto. Vorrei che questo momento non finisse mai, stare così, semplicemente abbracciati, il suo respiro che rallenta e si fa tiepido, darei la vita per rimanere in questa maniera per sempre
-Mi dispiace- Qualche lacrima scende ancora insistente ma nulla di che rispetto a prima.
-Tranquillo, capisco, ma non volevo farlo, non voglio che tu te ne vada Gè, non posso vivere senza di te.- Sento biascicare queste poche parole ma che valgono più di qualsiasi altra frase, la mia felpa si bagna, sta piangendo di nuovo. No amore mio ti prego. Poggio due dita sotto il suo mento tirandolo verso di me, dandole un bacio ancora con le labbra umide e che sanno di sale. Appoggio ancora la mia fronte alla accompagnando il gesto da un profondo sospiro
-Vorrei poter fare di più- gli sussurro tristemente ad occhi chiusi
- Il massimo che hai fatto è stato nascere 22 anni fa- apro di scatto gli occhi sorpreso. Nessuno mi aveva mai detto una cosa tanto bella. Nessuno mi aveva mai trattato
come fa lei, nessuno potrebbe mai essere lei.

Edited by ~My.Eternity___Georg - 23/6/2010, 14:19
 
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~My.Eternity___Georg
view post Posted on 23/6/2010, 14:09






cap.2» La Nostra Storia




Lentamente la sera giunge e la piccola casa rustica della zia si oscura illuminata velamente solo da da delle bajour dalla forma classica e lussureggiante. Ho sempre odiato i gusti della zia in fatto d'arredamento, ma questa sua casupola di campagna non mi dispiace affatto. Anche se piccola e con mobili per lo più del settecento, è accogliente e luminosa, e quando cala il sole l'atmosfera si fa romantica perfetta per noi due. Il silenzio cala sovrano e il suono più bello riecheggia nel salottino principale. Il tuo respiro lento e tranquillo che si espande tra le mura, e tu addormentato serenamente sotto di me. Sei stupendo, sei perfetto. Assomigli a un bimbo dopo una giornata di gioco, le labbruccie schiuse e un'espressione dolcissima sul viso. Ormai non riesco più a prendere sonno, così scosto il tuo braccio che avevo attorno alla vita e mi alzo piano in modo da non svegliarti. Mi soffermo a guardarti un'ultima volta, nella tua immensa e stupefacente bellezza. Mi avvio in cucina per farmi un po' di latte caldo e inizio a aprire le varie ante di mogano per trovare una tazza adatta. Una volta riuscita nella mia impresa comincioa versarci quel delizioso liquido bianco per poi riscaldarlo dentro il micronde il tutto senza fare troppo rumore per paura di svegliare il mio principe di la nel salottino. Mi siedo sulla sedia posta davanti al tavolo anch'essi di legno e stringo tra le mani la mia tazza calda nell'intento di riscaldarle. Quanti ricordi mi vengono in mente ora. La prima volta che lo incontrai, la prima volta che incrociai incredula il suo sguardo. Ho sempre creduto nel mio sogno, ma sapevo che non l'avrei mai realizzato. O... almeno così continuavo a ripetermi. Tre anni. Tre anni passati a rincorrerti, a seguirti, ad amarti più della mia stessa esistenza, a cercare, ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Ma non ho mai perso la speranza, mai. Fino a che ebbi quello che più desideravo al mondo, l'opportunità d'incontrarti, e anche se ero una delle tante, volevo dirti grazie e che ti amavo. Ma poi quel giorno diventò il più brutto della mia vita. Ero emozionata come mai e sentivo il cuore esplodermi da un momento all'altro nel petto. Vinsi incredibilmente il mio primo meet and greet con voi, con te, assieme a una delle mie migliori amiche Mary. Sentì la sua mano stringersi nervosamente nella mia, entrambe stavamo realizzando ciò per cui abbiamo lottato per anni e anni, ciò per cui avremmo dato anche la nostra stessa vita. Ora lo avevo davanti, non m'importava se lui non sapesse chi ero, più nulla aveva importanza se non lui, il ragazzo che amo. Era tutto così irreale, così impossibile da descrivere. Ma poi...
Ritorno alla realtà, a quella cucinetta di marmo incorniciata di mogano in cui mi trovo. Chiudo gli occhi che si riempiono velocemente di lacrime. Mi fa male il cuore che batte sempre più forte al solo pensiero di rimembrare ciò che successe dopo. Essi si rispengono in fretta e ora ritornano alla mente quelle immagini. Poi ci fu lo scoppio, l'increndio, me l'avevano portato via. Non ebbi il tempo di realizzare cosa successe veramente, ricordo solo degli uomini senza volto, vestiti di nero, che tra le fiamme presero Bill, Tom e... e lui. Li portarono via non so dove ne perchè. Posso sentire ancora adesso le urla delle ragazze spaventate e la mano di Mary che stritola la mia mentre corriamo fuori per non bruciare in quell'inferno. Riuscirono a salvare solo Gustav che illeso uscì da quel posto, molto probabilmente perchè i terroristi non ebbero tempo di rapire anche lui. Vedevo l'arena consumarsi sotto il fuoco, le ambulanze che correvano con le loro luci rosse che invadevano l'aria carbonizzata, molte ragazze ferite, nessuna fortunatamente perse la vita. Non volevo credere in quell'incubo. Dove era lui? Dove me l'avevano portato? Via. Era li fino a pochi minuti fa davanti a me. Ce l'avevo fatta, il mio tutto era lui. Mi sento mancare le forze, improvvisamente si oscura tutto, cado a terra non sapendo più dove sono.
Me l'avevano portato via.
Riapro gli occhi e ripenso che da all'ora tutto cambiò, la mia vita cambiò. Non ascoltai mai più nulla di quello che era tutto ciò in cui credevo, che amavo in quello che era i Tokio Hotel. Troppi ricordi dolorosi mi riportavano a quel giorno, troppo male per sopportarlo. E poi quella sera dopo l'ennesima lite a casa sull'argomento, scappai via. Presi la macchina anche se non avevo ancora la patente e me ne andai, non so dove, senza una meta, volevo solo stare sola, pensare. Le strade buie e la campagna circostante mettevano una sensazione di solitudine e paura, ma la mia rabbia, il dolore erano più forte di qualsiasi altra cosa. Aumentai la velocità, volevo fuggire il più lontano possibile senza avere conto di nulla. Ad un certo punto, vidi una figura neraa comparire in mezzo alla strada, in pochissimi secondi cercai di frenare o per lo meno di sterzare per non investire quella sagoma apparentemente di un essere umano che si mise davanti alla mia auto. Ebbi solo il tempo di riaprire gli occhi e riprendermi un poco dallo spavento, che quell'essere sparì improvvisamente, quando la portiera della mia mercedes si aprì di scatto e un ragazzo incappucciato salì frettolosamente urlandomi di partire a tutta birra. Obbedì subito. Avevo paura, chi era quest'uomo senza volto, cosa voleva da me. Dopo un lungo tragitto mi voltai e scorsi delle lacrime sul suo viso. Mi commosse, non sapevo la sua identità ma adesso senza spiegarmelo sentivo che potevo fidarmi così tentai di fargli qualche domanda per conoscerlo di più
-C-chi sei? D-dove stiamo andando?-
-Non lo so, voglio solo andare via, ma non ho un posto in cui stare, tu sei stata la mia salvezza anche se non te ne rendi conto.-
Lo guardai stranita e preoccupata. Non riuscivo a capire che cosa stesse dicendo ne tanto meno cosa gli passasse in testa.
Ma decisi comunque di offrirgli un tetto almeno per la notte. Volevo aiutarlo era così triste e solo, non potevo lasciarlo in mezzo a una strada. Pensai di portarlo nella casa di mia zia materna in campagna. Mia zia è sempre in giro all'estero per lavoro e così quella villetta è sempre inabitata, inoltre se qualcuno lo stava seguendo quello era il posto perfetto dato che è isolato e nascosto da occhi indiscreti.
-Posso aiutarti io-
-Che cosa? davvero lo faresti-
-Sì, vedi mia zia ha una casetta non lontano da qui, è un posto sicuro per te potrai stare li qualche giorno finchè non vorrai tornare a casa tua. Però voglio sapere chi sei e da chi stai scappando.-
-Chi ti dice che non sono un'assassino che sta fuggendo e che potrei farti del male?-
-Non lo so, ma ho questa sensazione, non so nemmeno spiegarti cosa è, ma so che posso fidarmi di te e che non mi farai del male.-
Riesco a vedere un timido sorriso sotto quel cappuccio che ancora indossa e lo ricambio felicemente
-Allora una volta arrivati ti spiegherò tutto, ma non dovreai dirlo a nessuno-
-Fidati di me-






cap.3» E poi arrivi Tu




In circa un'ora di tragitto arriviamo davanti alla casetta di zia che poco fa descrissi allo sconosciuto salito in macchina con me. Scesi cautamente dall'auto seguita da quel ragazzo che ora si guardava intorno spaesato e insicuro di ciò che stava facendo. Ma dopo una breve circospezione attorno a se, mi seguì senza troppi dubbi e si affrettò a raggiungermi all'uscio della porta con vetro soffiato e rifiniture antiche. Lo guardai con aria stranita e lui si fece sempre più introverso coprendosi il più possibile il volto con il cappuccio. Aprì lentamente la porta accendendo le luci del salottino che avevamo di fronte dopo l'ingresso affiancato dalla cucina anch'essa molto rustica con mobili di lusso ma comunque di buon gusto con elettrodomestici di ultima tecnologia come il resto della casa. Lui entrò stupefatto di quanto fosse così ben arredata e bella quella piccola villa di campagna. Subito gli spiegai dove erano le varie cose che potevano servirgli come asciugamani o cibo e gli diedi in mano dei vestiti puliti che erano di mio fratello invitandolo a farsi una doccia calda e poi indicandogli il bagno antestante il soggiorno. Accennando un timido sì con il capo prese i vestiti e andò ancora un po' confuso nel bagnetto chiudendo la porta alle sue spalle. "Chissà se ho fatto bene o sto solo facendo una cazzata" ripensavo tra me e me ascoltando lo scroscio dell'acqua che scendeva. L'immensa curiosità di sapere chi era quel ragazzo era diventata più forte di qualsiasi cosa e come se non bastasse avevo questa strana sensazione e il cuore continuava a dolermi senza un motivo. "Che strano". Non mi era mai successa una cosa simile. Tranne, tranne quella volta in cui... Scuoto velocemente il capo, non voglio ricordare mai più nulla ne di qul giorno, ne di loro, ne di Lui. Mi siedo con un tonfo su una delle seggioline davanti al tavolo in cucina ripensando a questa situazione anche fin troppo ... pazzesca. Mi volto verso la porta del bagnetto dalla quale usciva un velo di vapore a causa dell'acqua calda. Ad un certo punto il silenzio scende nella casetta, molto probabilmente avrà finito di lavarsi. Sospiro pesantemente ma qualcosa colpisce la mia attenzione. Oh no ha lasciato la felpa sul mobile accanto alla porta, sarà meglio che gliela porti altrimenti prenderà freddo. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno afferrando la felpa nera e aprendo la porta con un attimo di discrezione. Stavo per chiudere gli occhi per non metterlo in imbarazzo e allungare la mano con l'indumento ma non ne ebbi il tempo. Il cuore si fermò di colpo come se fosse esploso. Era, era, bellissimo. In una manciata di secondi riuscì a fare la minima analisi del suo corpo così, perfetto. Lui era girato, davanti a me, che sono rimasta immobile per lo stupore e forse anche per la vergogna. La schiena dove s'intravedevano i suoi muscoli solcate da tante goccie che avevano la fortuna di girare libere sul suo corpo fino a scendere verso il sedere coperto solo da un asciugamano bianco e mal messo. Le braccia forti che delineavano le sue spalle larghe riprese dai suoi bellissimi capelli molto corti anch'essi bagnati e gocciolanti. Rimasi a bocca aperta, dovevo avere proprio un'espressione da idiota ma non potei farne a meno e il mio sguardo scese alle sue mani anch'esse bellissimi e proporzionate, grandi e un po' callose da cui venivano in rilievo le vene che poi gli ripercorrevano le braccia. Penso di essere morta perchè questo ragazzo poteva essere solo un angelo.
Fermo di nuovo i miei ricordi e riapro gli occhi guardandomi attorno. Lui dorme ancora dolcemente nel salottino di fronte. Sbuffo con affanno, non avrei mai immaginato che sarebbe andata a finire così, ogni singolo angolo di questa casa parla di noi, e adesso ti riporteranno di nuovo via da me. I tuoi capelli sono simbolo di quanto tempo sia passato da quella notte, ora ti sono cresciuti e ti toccano le spalle ritornando a quei bellissimi giorni del 2OO7. Sorrido nel vederti così dolcemente addormentato con le mani rannicchiate davanti al viso. Mi avvicino a te e mi accuccio per portartmi alla stessa altezza del tuo volto. Ti scosto un ciuffo da davanti agli occhi e resto ferma a fissarti. Quanta immensa gioia sei. Avresti mai pensato di diventare la vita si qualcuno? Mi allungo nell'intento di darti un casto bacio sulle labbra e un'altro più lungo sulla fronte. E poi ancora le immagini di quella notte d'estate si fanno largo nella mia mente.
Non riuscivo a muovermi, ogni mio muscolo non rispondeva più ai miei comandi. Poi lo schok più grande. Lui percpì la mia presenza alle sue spalle così si voltò sorpreso e anche un po' spaurito. No... Lui...no. Il magone saliva velocemente come le lacrime che stavano velando i miei occhi. No sicuramente è uno scherzo o un sogno, non può essere davvero lui ma gli somiglia incredibilmente, quegli occhi, i suoi occhi, li riconoscerei in tutto il mondo. No, mi sbaglio, deve essere così per forza, voglio che sia così. La felpa che stavo per porgergli poco prima mi cade a terra mentre io indietreggio lentamente con l'intento di uscire da quella stanza e fuggire via. Si legge lontano un miglio che sono spaventata a morte. Lui continua a fissarmi con la bocca aperta e cerca di avvicinarsi piano per impedirmi di andare via. Continuo a deglutire furiosamente mentre aspetto il momento giusto per scappare.
-Aspetta n-non andare via- mi disse lui tranquillizzandomi
Questa è l'ennesima prova che non può essere lui, parla italiano, forse questo ragazzo mi ha rievocato ricordi tanto brutti e dolorosi da pensare davvero che fosse Georg. Mi fermo continuando a fissarlo negli occhi, quei bellissimi smeraldi verdi così profondi, così incredibilmente belli proprio, proprio come i suoi. In uno scatto tento di correre via ma venni bloccata immediatamente dalla sua mano che mi stringeva con forza il polso e in un attimo mi tirò indietro verso di se. Il cuore cominciò radicalmente a diminuire il suo battito forse per paura che potesse succedermi qualcosa o più probabilmente per l'enorme schok provocato dalla sua reazione. Arrossì furiosamente mentre lui mi stringeva forte al suo petto ancora bagnato. La sua pelle era tiepida e la mia guancia seguiva a ritmo l'andare su e giù del tuo torace. Non ho nemmeno la forza di dimenarmi come era mia intenzione poco prima, non voglio andare via. Anche solo per illusione voglio pensare che questo ragazzo posso essere lui, anche se so che non è così. Le lacrime cominciano a imperlarmi le ciglia e si confondono con le goccie d'acqua che scivolano sul suo collo fino all'addome. Mi stringe più forte a se appoggiandosi alla mia testa. Perchè questa foga nel non farmi andare via? Non capisco. Alzo lo sguardo ed eccoli, grandi e verdissimi, da vicino sono ancora più meravigliosi.
-Devi lasciarmi andare, tu non capisci- dico quasi senza fiato.
-No, o preferiresti ti dicessi... nein- mi disse dolcemente
Improvvisamente il cuore mi si fermò e aprì di scatto gli occhi. Mi prese per il polso sinistro e mi scoprì il tatuaggio. Sì quel tatuaggio che feci per dimostrarti il mio amore, quel tatuaggio che simbolaggio un'esistenza intera, esso ha il tuo nome e il mio anno di nascita, perchè tu mi hai ridato la vita. Riesco a sentire qui anche troppo rumorosi battiti, i miei e i suoi, uniti che tamburellano come impazziti. Lo guardo impaurita e confusa mentre passa un dito sulla mia scritta iniziando dalla G raffinamente fatta in corsivo fino al numero 92. Lo fissa con gli occhi velati e illuminati di una luce propria continuando a sfiorarlo con le dita.
-Questo sono io, è..è il mio nome-
-No! Questo è il nome del ragazzo che amo non il tuo!- sbraitai con quanta più voce avevo in corpo.
-Io sono quel ragazzo, io mi chiamo Georg... Georg Hagen Moritz Listing, sono nato il 31 Marzo del 1987 a Halle, ero... io ero.. il bas-
-Il bassista dei Tokio Hotel... lo so ma lui...non c'è più...- dissi abbassando lo sguardo che nel frattempo era diventato più malinconico che mai
lui mi pose due dita umide sotto il mento tirandomi su il viso e fissandomi con quei bellissimi rubini per poi in un respiro tiepido disse:
- Se mi guardi negli occhi, se sei davvero innamorata di quel ragazzo se mi guardi negli occhi capirai che sono io-
Ripresi ben presto a piangere questo non lo potevo sapere, ma quell'emozioni, poteva darmele solo lui, mi strinsi di nuovo al suo corpo, più forte che potevo.
-Allora dimmi ti prego cosa ti hanno fatto!- dissi alzando la voce
Mi accarezzò la testa poggiandosi sopra con il viso e sentivo qualche goccia scendermi tra i capelli, stava ... stava piangendo anche lui
- Ora ti racconto tutto mi dispiace di averti fatto soffrire-.




cap.4» All'improvviso sei tornato




In un abbraccio cominciò a raccontare ciò che realmente accadde quell'orribile giorno in cui credevo la mia vita sarebbe finita. In effetti una parte dentro di me era morta, sapere che lui era stato allontanato così da tutto quello che amava, da tutto quello per cui aveva lottato, che era in pericolo, equivaleva a spezzarmi il cuore e mettere fine a quell'esistenza che aveva il suo nome. Lo ascoltavo quasi ammaliata tenendo gli occhi socchiusi e pensando che tutto questo fosse ancora un sogno anche se non sapevo se il ragazzo che mi teneva così con cura stretta a se era davvero lo stesso di cui mi innamorai più di tre anni fa. I miei sensi si fecero sempre più fiebili e la sua spalla divenne il cuscino più morbido su cui addormentarsi rimanendo però in ascolto di quella storia che da più di un anno bramavo con tutte le mie forze di sapere. La sua voce era incredibilmente rassicurante e ogni sua pausa era intervallata da una carezza posatami sulla testa.
-Non ricordo quasi nulla di quella notte- disse con voce malinconica - solo uno scoppio tremendo e delle fiamme che divampavano per tutta l'arena, poi più nulla. Mi sveglia in un posto buio e freddo ancora stordito credo mi avessero addormentato con qualcosa. Mi girai e vidi i gemelli ancora anestetizzati sulla mia spalla. Avevo le mani legate ma tentai comunque di svegliarli scuotendoli come potevo. C'erano degli uomini vestiti di nero con il viso coperto che ci tenevano prigionieri in quel posto orrendo. Non capivo cosa dicessero, era una lingua che non conoscevo ne saprei riconoscere. Ho solo immagine confuse ma non potrò mai dimenticare ciò che fecero a me e ai miei migliori amici. Prendevano sempre di mira Bill che avevano catalogato ormai come quello più debole e sensibile quindi più facile da torturare. Fortunatamente io e Tom abbiamo sempre impedito che gli facessero davvero del male tranne per quei lividi che quegli animali gli procuravano ogni qual volta si volevano divertire. E sempre ogni volta io e suo fratello ci intromettevamo per difenderlo e per noi non c'erano dei semplici segni come contusioni o graffi ma molto peggio-
Deglutì violentemente, non volevo nemmeno immaginare che avessero potuto fargli del male, mi sentivo così stupida, così impotente, qui senza poter far nulla anzi odiando ciò che era stato per me. Istintivamente strinsi le mani attorno alla sua schiena allungando l'orecchio sul suo petto ed eccolo. Non avrei mai pensato che il battito del suo cuore potesse essere così incredibilmente bello, non credevo potesse essere... uguale al mio. Ora accellera, deve aver sofferto molto, avrei voluto subire io questo dolore al posto tuo. Gli somigli così tanto. Ti prego dammi la certezza che sei te, voglio questa sicurezza. Dimmi che non menti. Troppi perchè parzialmente colmati dalla tua voce identica alla sua con quell'accento inconfondibile anche se parli la mia lingua. Dai tuoi occhi così stupendi come solo i suoi possono essere. Dai tuoi capelli perfetti come me li ricordavo, ma non più lunghi e finissimi. Voglio sapere...Gè.
-Poi dopo mesi trovammo un modo per scappare, ma...qualcosa andò storto. I rapitori ci scoprirono ma grazie a Dio Bill e Tom riuscirono a fuggire via e vidi il mio migliore amico voltarsi indietro con il viso smunto e sporco solcato da lacrime che riempivano i suoi occhi nocciola incorniciati dai rasta color grano. Gli urlai di correre, di andare via, io sono forte, io ce la farò. Così fece e si divagò con la mano del fratello nella sua.-
Si bloccò improvvisamente e davanti ai miei occhi cadevano piccole goccie che morivano sul pavimento di mattonelle del bagno. Stava piangendo. So cosa significa portare ancora i segni di un dolore così grande da non poterlo dimenticare. Si asciugò in fretta le lacrime e con il respiro affannoso andò avanti a parlare.
-Quando lo scoprirono ritennero me responsabile della fuga e così...-
- Non devi raccontarlo per forza se ti fa soffrire, non voglio che ti faccia del male- lo interruppi abbracciandolo più forte. Fece un cenno con il capo e proseguì la storia.
- Era una notte buia quando decisi di ritentare a fuggire da quegli uomini, da quell'incubo. Mi infilarono in una macchina nera, credo che avessero paura che i gemelli avessero raccontato tutto e che ora li stessero cercando, così ci spostammo in un altro luogo in modo da far perdere le nostre tracce. Prima di tutto mi tagliarono i capelli per rendermi il meno riconoscibile possibile, e poi mi spinsero a forza dentro l'auto. Capì presto durante il tragitto che ci trovavamo ancora in Italia contro ogni mia previsione, dato alcuni degli uomini che mi rapirono erano italiani, pensavo mi avessero portato in un posto lontano da qui. Ascoltandoli imparai velocemente la lingua e questo spiega perchè la parlo così bene dopo mesi a sentire ciò che si dicevano. Con la scusa di avere urgentemente bisogno di pisciare li feci fermare e un'uomo mi scortò non lontano da li ordinandomi di fare in fretta. Aspettai il momento giusto e poi colpì con più forza che potevo quell'uomo fuggendo lontano fino a che le gambe me lo permisero. Ero stremato, senza forze e affamato con la paura che quei bastardi mi raggiungessero e quel punto sarebbe stata la mia fine. Fino a che non vidi l'unica macchina passare di li e senza pensarci due volte mi gettai in mezzo alla strada per fare in modo frenasse vedendomi.-
Mi scostò dolcemente dal suo petto ormai asciutto e mi prese il viso tra le mani. Si avvicinò pericolosamente e sentivo che qualcosa stava per scoppiarmi dentro da un momento all'altro.
- Devo dire grazie a te, sei arrivata come un angelo, mi hai finalmente salvato, sei riuscita a portarmi via.- Mi guardava con gli occhi pieni di gratitudine mentre schiudeva la sua bellissima bocca carnosa e assporavo il suo repiro tiepido sulle mie labbra, in quel momento mi disse la cosa più bella che potessi mai immaginare
-Du wirst für mich immer heilig sein - Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, sentivo solo un fastidioso oggetto che pressava con violenza all'interno della gabbia toracica. Quel rumore insistente mi percorreva il corpo e mi distruggeva la mente. Fino a chè non smise di torturarmi fermandosi quasi del tutto. Era come morire e rinascere 1O, 1OO, 1OOO volte e forse anche di più. Sentì presto le sue labbra giocare con le mie inumidendole di volta in volta che si staccava lievemente. Non si allontanava nemmeno per un secondo togliendomi radicalmente il fiato e ridandomelo ogni volta che mi sfiorava. Non avevo mai conosciuto sapore più bello, non sapevo nemmeno esistesse. Tutto ciò che volevo era semplicemente urlargli un grazie, volevo sapesse almeno quello, non importava essere una tra le tante, non importava che lui non sapesse che esistevo o il mio nome, volevo semplicemente ringraziarlo di essere nato. Un bacio era qualcosa di inimmaginabile, un sogno che non sarebbe mai diventato realtà. E ora lui è qui, mi morde dolcemente le labbra imprigionate nelle sue, ora è lui a dirmi grazie. Sì, lui. Ne sono sicura, io non posso sbagliarmi, avevi ragione tu, sei lo stesso ragazzo che è tatuato sulla mia pelle.
 
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