Tom's Daughter

« Older   Newer »
  Share  
Alien_
view post Posted on 3/9/2012, 15:08




Titolo: Tom's Daughter
Autore: Alien__
Rating: Giallo (solo perchè c'è qualche parolaccia xD)
Genere: Generale, Romantico, Commedia
Riassunto: Tom Kaulitz alle prese con una figlia sedicenne... Come se la caverà?

Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono. Tutto quello che trovate descritto è frutto della mia fantasia e tutto ciò non è a scopo di lucro.

Comincio postandovi il prologo e il primo capitolo, tanto per vedere se piace, ma in realtà sono già arrivata al 32esimo capitolo su EFP e su altri forum C:
E' la prima che scrivo "seriamente". Spero di rispettare il regolamento xD
Baci baci :3

Tom's Daughter



Prologo
Mi chiamo Rebecca Kaulitz. Sono abbastanza alta, snella, capelli puttosto lunghi e mossi, color biondo cenere. Abito a Los Angeles e ... Ah, sì.. a voi non importa di questo, vero? Sì, sono la figlia di Tom Kaulitz, contenti? No, non prendetevela a male, ma a volte essere etichetta come "la figlia del Sexgott" mi dà un po' fastidio...
Riguardo alla mia famiglia... beh, la mia unica famiglia sono papà, zio Bill, nonna Simone, nonno Gordon, Georg e Gustav - che non sono propriamente miei parenti ma vabhè...-
Mia mamma? Dio solo sa dov'è finita. Un giorno mi ha messa al mondo, mi ha parcheggiata davanti a casa di papà e poi PUFF! Sparita. Scomparsa. Senza lasciare traccia.
No, non sento la sua mancanza, e non la sentirò mai. Perché? Ragazzi, avete mai sentito la mancanza di qualcuno che avete visto solo nei 5 minuti dopo essere nati? Non credo.
Comunque sono felice così. No, non sto fingendo.
Papà mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno. Ha messo da parte perfino la sua carriera per me...Con lui ho passto i momenti migliori della mia vita. Amo mio padre.
No, non è incesto, pervertiti. Gli voglio un mondo bene, tutto qui.
Che tipo di padre è? Non so,.. Non conosco molti altri padri con cui fare il confronto.
So solo che il mio è fantastico.

1.
- Rebecca! Svegliati, su! Farai tardi a scuola!-
Mio padre gridava come un forsennato dal piano di sotto, ma io non avevo la minima voglia di alzarmi.
- Mmh.. sì- mugugnai, nascondendomi sotto le coperte: dio, come odiavo il lunedì! All' improvviso la porta si splancò e sentii qualcuno avvicinarsi con passo veloce al letto per poi togliermi le coperte con molta poca delicatezza.
- In piedi!!- mio padre mi guardava furioso, con le mani ai fianchi. I suoi occhi nocciola lanciavano saette e probabilmente mi avrebbe schiaffeggiato se non mi fossi alzata subito.
Sbuffai, rassegnata, e scesi dal letto, diretta in bagno.
- E vedi di muoverti!!- sentii mentre chiudevo la porta.
Sbuffai una seconda volta e aprii l'acuqa della doccia, ma cambiai subito idea. "Se mi faccio la doccia, arriverò tardi, e QUELLO è capace di sbranarmi" pensai, così mi limitai a lavarmi per bene la faccia. Dopo essermi asciugata il viso, osservai la meravigliosa trousse che lo zio Bill mi aveva regalato al mio compleanno. Feci per prenderla, ma ritrassi subito la mano, spaventata: un grido rabbioso mi giunse alle orecchie dalla porta:
- Ho detto muoviti!
- Papà, sono dentro da 5 minuti!!
- Esci!- ok, mi padre aveva dei seri problemi mentali.
- Un attimo solo! Devo truccarmi!!
- Se tra 5 minuti non sei fuori da questo maledettisimo bagno, abbatto la porta!-
E l'avrebbe fatto. Era già capitato 2 anni prima. Mio papà era completamente fuori di testa.
Mi truccai alla velocità della luce e cinque minuti dopo uscii dal bagno. Andai in camera mia e aprii il mio fantastico armadio. Osservai il suo contenuto, esitando: cosa mettermi? Ero proprio indecisa. Poi mi dissi che non avrei retto ad un'altra sgridata di papà, così presi un paio di jeans ed una t-shirt a caso. MI vestii, presi lo zaino di scuola e volai al piano di sotto, in cucina. Mio padre stava già facendo colazione con un enorme fetta biscottata su cui aeva spalmato chili di marmellata.
- Papà! Quella fetta biscottata è gigantesca!!-
Lui mi guardò, poi osservò la fetta di pane.
- No, non è vero.- sentenziò infine.
Scossi la testa, sconsolata, e mi preparai una tazza di tè.
- Ti conviene muoverti, il pullman passa tra meno di mezzora.
- Sì, sì...- dissi, senza curarmi di ciò che diceva: mezzora... pfui! Un' eternità!
Finito di fare colazione accesi la Tv sulla mensola della cucina. Feci un po' di zapping, finchè non capitai su Mtv, che stava passando il viedoclip di un nuovo artista. La musica non era granchè, ma lui, Ralph o come diavolo si chiamava, era davvero carino.
- Cavoli se è figo!- esclamai, dando voce ai miei pensieri.
- Rebecca!!
- Che c'è?!? Se non fidanzata, me lo spupazzerei tutto..- dissi, distogliendo lo sguardo. Mio padre era rosso in viso: faceva sempre così... era senza speranza.
Mi schiaffai un mano in viso, sospirando rumorosamente:
- Papà, non cominciare... ti prego...
- Rebecca, sei ancora piccola! E poi...-
Inutile dire che non lo calcolai nemmeno di striscio. Insomma avevo sedici anni! Ero abbastnza grande, no?!? Ma mio padre non la pensava così, evidentemente. Infatti continuava parlare...
Lo osservai: era rimasto tale e quale al Tom Kaulitz dei Tokio Hotel di qualche aano prima. Cornrows neri, piercing al labbro, fisico da urlo, occhi nocciola che facevano cascare le donne ai soi piedi... Era proprio bello il mio papà. Tanto bello quanto rompiballe.
- Ma mi stai ascoltando???!!!?
- Cosa..? Ehm, sì certo papà... Io vado!- gli schioccai un bacio sulla guancia e uscii di casa senza dargli il tempo di replicare.
In pochi minuti arrivai alla fermata e qualche minuto dopo arrivò il bus. Salita sul pullman, cercai con lo sguardo la mia migliore amica, Julia.
La trovai seduta in fondo, come al solito.
- Ciao bella!- mi salutò lei
- Ehi Julia! Tutto bene?
- Sì, tutto ok.. Tu?
. Beh mettiamola così... potrebbe andare MOLTO meglio se mio padre non avesse inaugurato la giornata con una delle sue simpaticissime prediche.
- Ahahahaha...- rise la mi amica. La guardai seria:
- Non lo trovo divertente, Julia.
- IO sì... insomma... ahahahah... tuo padre, il Sexgott, che ti fa la predica!! Ahahaha... Troppo forte!!-
Stavo per ribattere, ma chiusi subito la bocca: aveva ragione. Quella di mio padre era ipocrisia allo stato puro.
Vedendomi pensierosa, Julia attaccò con la sua serie di storielle divertenti: sapea come tirarmi su il morale. E così tra una risata e l'altra arrivammo a scuola. "Eccoci," pensai "il lunedì è arrivato". Mentre scendevo, mi arrivò un SMS: "ti viene a prendere zio Bill. Fai la brava e stai attenta e non parlare con gli sconosciuti. Ti voglio bene. Papà"
Sorrisi: mio padre era incorreggibile.
 
Top
Alien_
view post Posted on 18/9/2012, 08:12




2.
La giornata a scuola passò lentamente.
Molto lentamente.
Troppo lentamente.
Stavo per suicidarmi quando la campanella che segnava la fine delle lezioni suonò. Io e Julia ci unimmo subito all' orda di studenti che si accalcava sulle scale e nei corridoi, Una volta fuori, cercai con lo sguardo la macchina di mio zio. Non ci misi molto: sfido chinque a non trovare un' Audi Q7 in mezzo ad altre auto che sembrano macchinine del lego!
Salutai Julia e salii in macchina.
- Ciao zio!- esclamai.
- Ciao tesoro! Come stai?
- Bene, tu?
- Tutto ok... Tuo padre oggi era fuori di sè... che hai fatto?
- Niente...- mentii
- Non credo proprio che un niente l'abbia fatto arrabbiare così!
- Lascia perdere... sai com'è fatto... è iper protettivo...
- Già... ha paura che qualche pazzo testosteronico ti porti via... - disse lui ridacchiando.
- Qui il pazzo è lui- mormorai. Qualche minuto dopo mi arrivò un altro SMS: "mi manchi. Quando ci vediamo? Lucas " Feci un sorriso a 64 denti: Lucas era il mio ragazzo.
- Lucas?- chiese zio Bill, notando il mio sguardo sognante. Annuii:
- Dice che gli manco- sospirai, felice. Calò il silenzio e per un po' nessuno parlò.
- Tuo padre lo sa? Di te e Lucas dico- disse infine lo zio
- Certo! C'eri anche tu quando gliel'ho detto!
- Volevo dire: tuo padre che la sua "bambina" ha già perso la verginità?-
Sbarrai gli occhi:
- No! Assolutamente no!! Potrebbe uccidermi!
- E quando hai intenzione di dirglielo?
- Non so... Ma perchè??
- Niente, solo per farti sapere che la mia taverna è sempre pronta ad accogliervi se mai doveste scappare dalla furia incontrollabile di Tom..
- Zio, papà lo sa??!?- zio Bill mi lanciò un'occhiata eloquente. Ero terrorizzata: chissà quali reazioni avrebbe potuto avere mio padre di fronte ad una simile notizia...
- Ahahahahaahah!! Ci sei cascata!! Ahahah... dovresti vedere la tua faccia!!- rise quel diavolo di mio zio.
Rideva, RIDEVA!! Dopo avermi preso in giro così, lui RIDEVA!!!
- Ti sembrano scherzi da fare?- dissi, piuttosto scocciata. Ma perchè tutti ridevano delle mie disgrazie?
All' improvviso il cellullare squillò:
- Pronto?
- Ehi amore.. Come stai?
- Bene, tu?
- Bene, bene.. Sei libera stasera? Andiamo al Black&Gold?
- Ma sì! Perchè no?
- Ti passo a prendere alle 9, ok?
- Ok... Allora ciao..
- Ciao, ti amo...- e chiuse la chiamata.
- Ancora Lucas?- chiese lo zio perplesso. Annuii di nuovo e lui scosse la testa, divertito, mentre parcheggiava di fronte a casa.
- E' proprio innamorato!-disse infine, aprendo la portiera.
 
Top
Alien_
view post Posted on 19/9/2012, 19:28




3.
- Ehi piccola!- esclamò mio padre appena zio Bill aprì la porta d'ingresso.
- Come stai? Mi sei mancata. Com'è andata a scuola?- continuò, abbracciandomi.
- Ehi, ehi... calmati, Tom!! Non è reduce dalla guerra in Iraq!- disse zio Bill
- Zitto tu- lo rimbeccò mio padre.
- Sto bene papà. E a scuola tutto bene, grazie... Ah, stasera Lucas passa a prendermi per andare in un locale. Non ti dispiace vero?
- Beh... sei uscita ieri e sabato...- esitò, ma io lo interruppi:
- Grazie, papà! Vado a mettere giù lo zaino e poi scendo a pranzare!- e salii sulle scale, verso camera mia. Nonostante fossi già quasi in camera mia, sentii mio padre mormorare: "Questa ragazza mi farà diventare matto!". E come dargli torto?

Dopo essermi sistemata, scesi in cuina. Sul tavolo trovai le pizze ancora surgelate, segno che mio padre aveva perso di nuovo la guerra contro il suo più acerrimo nemico: il forno a microonde. Non so come, ma mio padre sapeva usare di utto tranne gli elettrodomestici della cucina. Era proprio un caso perso. Sospirai e mi avvicinai a lui, che sedeva a tavola con sguardo afflitto.
- Il forno ha vinto ancora?- chiesi, piuttosto divertita. Mio padre mi rispose con un grugnito: considerava la sua sconfitta come un' ENORME offesa alla sua persona, e si incazzava ancora di più quando lo prendevo in giro.
- Dai, ti insegno io- dissi, cercando di nascondere le grasse risate che stavo per farmi. "Trattieniti, trattieniti" pensai.
Non ci riuscii.
- Lo trovi così esilarante?- sbottò lui, guardandomi, mentre mi scompisciavo dal ridere.
- S-scusa... Ahahahahahahhahahah...-
Certo che lo trovavo esilarante!! Chi non troverebbe esilarante un 37enne che non sa usare il microonde?
- Ehi, che succede?- s'intromise zio Bill, incuriosito dal baccano.
- Mia figlia mi trova divertente. Molto divertente. disse papà. Lo zio mi lanciò un'occhiata preoccupata:
- Stai bene, Reb?
- S-sì... Ahahahahaha!!- risposi, sedendomi.
-Ma come!!! Tom, non hai ancora scaldato le pizze??- esclamò poi zio Bill, suscitando in me altre risate
- Chiamo la pizzeria- annunciò papà.
 
Top
Alien_
view post Posted on 27/9/2012, 13:49





4.
Il pomeriggio passò tranquillamente. Stracciai papà e zio Bill alla Playstation e studiacchiai un po' per il giorno dopo.
"Ora," pensai mentre chiudevo il libro di biologia "passiamo alle cose importanti: cosa metto stasera?"
Aprii l'armadio e rimasi a contemplarlo per 15 minuti circa: avevo decisamente bisogno d'aiuto. Uscii dalla stanza e mi affacciai al corrimano delle scale:
- Ziooo!- dissi - Puoi venire qui per favore?-
Non ricevetti alcuna risposta. Vidi solo una macchia non ben definita schizzare su per le scale.
- Et voilà! Dimmi, amore- esclamò mio zio, apparendo magicamente davanti a me.
- Non so cosa mettere stasera...- risposi, rientrando in camera, seguita da lui.
- Mmh... Non ne hai proprio idea?- chiese.
- Bhe, - dissi, prendendo un abito dall' armadio - pensavo di mettermi questo. Me l'ha portato Georg da Madrid.
Mio zio strabuzzò gli occhi, a metà tra l'arrabbiato e lo sconvolto.
- Non va bene?
- Rebecca!! Quello non è un vestito... è una maglietta!!!! Georg ha speso soldi per niente... Sai che tuo padre non ti permetterà mai di indossarlo... E neanche io! E' troppo corto. Non se ne parla- replicò lui, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
- Ok... tu cosa proponi allora?- dissi, incrociando le braccia.
Nella mezzora successiva, abbinammo i vari abiti tra di loro, insieme a scarpe e gioielli. Alla fine eravamo giunti ad un accordo: il vestitino-ino-ino con un paio di leggins e degli stivaletti. Il tutto abbinato a bracciali, orecchini e una borsetta di Prada.
"Ottimo lavoro, zietto!"- pensai, guardandomi allo specchio.

Erano le 19.15 circa: avevo abbastanza tempo per cenare, lavarmi e truccarmi per bene.
Alle 8 e mezza ero pronta, borsetta compresa. Ma c'era un piccolo problema. Sì, avete indovinato.
- No, no e poi no! Assolutamente no! Ma cosa è saltato in mente a te e a Bill? Tu così non esci!
- Papà...- ero sull' orlo di una crisi di nervi.
- "Papà" un corno! O ti cambi o non esci- ringhiò lo psicopatico.
- Oh, sì che esco- ribattei con aria di sfida.
- Rebecca, non sto scherzando!!-
Sbuffai, innervosita, e fregandomene altamente delle sue urla, mi misi la giacca, mi sedetti sul divano e accesi la TV: non lo sopportavo più QUELLO. Intanto lui continuava a blaterare come un ossesso. A volte mi chiedevo se, col passare degli anni, zio Bill non gli avessi attaccato la parlantina.
Mandai un SMS a Lucas: "ti prego, muoviti. O ucciderò mio padre". Rispose quasi subito "ok. 5 minuti e sono lì "
5 minuti. 5 lunghissimi minuti in cui avrei potuto soffocare papà, portare il suo cadavere in cucina e fingere che le patatine gli fossero andate di traverso. Avrei potuto - e avrei TANTO voluto- ma non lo feci.
- Rebecca! Diosanto, ascoltami!- esclamò.
DIN DON! Lucas era arrivato, grazie al cielo. MI alzai, sollevata e mi diressi verso la porta, ma mio padre mi prese per il braccio.
- Tu non vai proprio da nessuna parte- disse, guardandomi minaccioso.
- Non rompere. Lucas mi sta aspettando- dissi io, ricambiando l'occhiata truce. Con uno strattone liberai il braccio e andai alla porta.
- Ciao, Reb- mi salutò Lucas, dopo che gli ebbi aperto. Dio, quant'era bello...
M imposi mentalmente di non saltargli addosso, anche perché sentivo ancora su di me lo sguardo accusatore e disapprovante di mio padre, cosa che non mi faceva sentire molto a mio agio.
- Ehi, amore- risposi. Poi, falsa come una bambola, rivolsi a papà il più dolce dei miei sorrisi dicendogli:
- Non mi aspettare alzato. Buona serata
- Ciao- borbottò lui di riamando. Senza dire altro, chiusi la porta e salii in macchina con Lucas.
- Allora, cos' ha turbato l'armonia di casa Kaulitz?- mi chiese. In breve gli raccontai ciò che era successo.
- E' uno psicopatico!- conclusi, esasperata.
- Dai, calmati... Non ci pensare... Guarda, siamo arrivati...- disse lui, indicando il locale.
Annuii: non avrei lasciato che mio padre mi rovinasse la serata.

Sì, è corto, ma prometto che mi rifarò più avanti ù.ù
 
Top
Alien_
view post Posted on 29/9/2012, 13:33




5.
Il Black&Gold era strapieno. Lucas mi prese per mano e mi guidò in mezzo alla folla. Riuscimmo a trovare un angolino vuoto, vicino alle scale che portavano al privèe.
- Vuoi qualcosa da bere?- mi chiese, una volta seduti.
- Mmh... Mi porteresti un SexOnTheBeach?- risposi. Lui annuì e scomparì tra le gente che ballava, diretto al bancone.
Rimasi sola per un po', finché non sentii qualcuno chiamarmi:
-Ehi Rebecca!!-
Mi voltai: erano Gustav e Georg. "Papà li avrà costretti a seguirmi" pensai.
- Ciao!, li salutai.
- Cosa ci fate qui? Se non sbaglio avete delle famiglie a cui badare!- esclamai poi.
- E tu domani hai scuola!- replicò Georg.
- Già... un momento: quanto hai pagato Bill per convincere Tom a lasciarti venire?!- rise Gustav.
Gli feci la linguaccia:
- Non ho pagato nessuno!!
- Allora Tom si sta drogando ultimamente!!- disse il piastrato.
Intanto tornò Lucas:
- Il tuo SexOnTheBeach, Reb... Oh, ciao ragazzi!- i due salutarono Lucas, poi Gustav mi guardò con aria interrogativa:
- Rebecca, tu... bevi?-
Mi limitai ad annuire, maledicendo il tempismo di Lucas.
- Immagino che tuo padre non lo sappia... altrimenti avrei già notato la tua testa mozzata appesa al muro del salotto, a casa tua.
- Non glielo direte vero? Vipregovipregoviprego!!!- supplicai: mio padre mi avrebbe semplicemente UCCISO.
Entrambi scrollarono le spalle e dissero un "ok" poco convinto.
- Bhè, noi andiamo...- disse infine Gustav. E dopo i vari saluti i due si allontanarono, inghiottiti dalla folla.
- Balliamo?- mi disse Lucas, una volta che Georg e Gustav se ne andarono.
- Sì!! Ballare mi tranquillizzerà!!- esclamai. Così ci unimmo alle persone che ballavano e si divertivano.
A mezzanotte circa mi sentivo un po' stanca, così chiesi a Lucas di portarmi a casa.
- Grazie, è stata una bella serata- gli dissi, mentre metteva in moto. Lui si limitò a sorridermi, senza però perdere di vista la strada,
Ad un certo punto i fari di un'auto mi abbagliarono.
- Ma chi è l'idiota che guida controma...- sentii dire, ma la voce di Lucas fu sovrastata dal rumore di un urto violentissimo.
Poi il nulla.
 
Top
Alien_
view post Posted on 2/10/2012, 14:51




Grazie per i commenti C: Sono contenta che vi piaccia ^^
Ecco il capitolo 6 (è un po' corto, come lo saranno quelli immediatamente successivi, ma poi mi rifarò U____U)

6.
Al mio risveglio, avevo uno strano ronzio in testa. Mi sforzai di ricordare, ma niente. Davanti a me macchie sfuocate andavano da una parte all' altra, frenetiche. Cercai di parlare, ma dalla mia bocca uscì solo un flebile suono, che ovviamente nessuno senti. Parlai più forte, ma era come se davanti a me ci fosse un muro.
- DOVE SONO?!!- urlai infine, raccogliendo tutte le mie forze.
Tutti si voltarono, alcuni addirittura a bocca aperta. Poi urla, lacrime, carezze, domande. Tante domande: come stai? cosa ricordi? hai fame? ti gira la testa? ti ricordi chi sei?
Non risposi. Ero io quella a cui si dovevano dare delle risposte.
Poi qualcuno mi abbracciò: fu l'abbraccio più bello e più dolce di tutta la mia vita. Mi staccai per vedere in faccia chi mi aveva fatta sentire così bene:
- Papà...- sussurrai. Era praticamente irriconoscibile: la barba incolta, la faccia stravolta, la pelle di uno strano colorito pallido, gli occhi gonfi e spenti.
- Cosa è successo?- chiesi, ma la mia domanda rimase sospesa nel vuoto, poichè un giovane sui 22, 25 anni si avvicinò, sorridente, facendosi spazio tra le persone che avevano affollato la stanza.
- Ciao. io sono il dottore Ralph Jackson. Hai avuto un brutto incidente, Rebecca- spiegò.
All' improvviso, come un flash, nella mia memoria, tutto ritornò al proprio posto: la serata al Black&Gold, l'incontro con Georg e Gustav, l'incidente... Lucas.
- Lucas...- bisbigliai.
- Come, cara?- disse il giovane, aggrottando la fronte.
- Dov'è Lucas, papà?. chiesi, guardando mio padre negli occhi. Lui abbassò lo sguardo. Cercai la risposta negli occhi degli altri, ma tutti ebbero la stessa reazione.
- Dottore,- dissi - al momento dell' incidente il mio ragazzo, Lucas, era con me- feci un pausa - Dov'è? Sta bene?-
Il medico sospirò.
- Rebecca.... sei ancora sotto shock. e' meglio che tu non sappia di Lucas ora.
- Vuol dire che sta male? Lo salverete vero?- esclamai.
Papà si sedette sul letto, e mi strinse le mani. Prevedevo un discorso serio.
- Amore, Lucas è morto- disse tutto d'un fiato.
Fu come uno sparo. Uno sparo dritto nel petto. E ora il mio cuore sanguinava, sanguinava, sanguinava.
Mi sentivo come sotto ipnosi. Non mi accorsi nemmeno che tutti erano usciti, lasciandomi sola con il mio dolore. Con i miei perché..
Nascosi il viso tra le mani, pronta a piangere, ma ero troppo scossa anche per quello.
"Lucas è morto. Morto." pensai.
Era come se qualcuno mi avesse gettato in un pozzo.
Un pozzo buio, di cui non si vedeva la fine.
 
Top
Alien_
view post Posted on 4/10/2012, 13:57




7.
Dopo quasi due ore passate nel tormento e nell’agonia, la porta si aprì di nuovo.
- Papà, per favore….- dissi, ma la persona che entrò non era mio padre…
- Ciao, Rebecca-
Era il medico che avevo incontrato prima. Lo osservai con attenzione: doveva essere molto giovane. Aveva i capelli folti e scuri, occhi verdi, e un sorriso sornione che, n quel momento, gli avrei tolto a suon di schiaffi. Quel sorriso, quello sguardo… sapevano troppo di compassione. E io non ne avevo certamente bisogno.
Il giovane prese una sedia e si sedette accanto al letto. Fece un respiro profondo e chiese, con fare gentile:
- Posso farti qualche domanda? O sei ancora sotto shock?-
Feci un sorriso tirato, malinconico:
- Dopo questa notizia, non c’è più niente che possa sconvolgermi così tanto, non crede?-
Lui annuì, e così cominciammo una serie di domanda-risposta: come stai? Cosa ti fa male? Ti gira la testa? Ti fanno male le gambe? Riesci a muoverti? Ricordi tutto perfettamente? Hai la vista annebbiata? E bla, bla, bla…
- Bene!- esclamò infine lui. Sospirai e voltai la testa da un’ altra parte, aspettandomi che lui mi salutasse e se
ne andasse. Insomma, le solite cose: beh, ti lascio da sola. Ci vediamo dopo per un prelievo. Se hai bisogno chiama pure… Non fu così. Mi aspettavo di sentire almeno qualche mormorio di consolazione, un “ciao” appena sussurrato, e poi la porta che si chiudeva.
Ma non fu così. Allora mi voltai di nuovo verso di lui, con un sopracciglio alzato.
- Devo rispondere ancora a qualche domanda? O mi deve visitare?- chiesi, perplessa.
- No, no… tranquilla- rispose, lui, sorridendo. Sempre più perplessa, volsi lo sguardo fuori dalla finestra: splendeva il sole là fuori. Abbozzai un sorriso, che non sfuggì al dottore.
- A volte la discordanza tra i propri sentimenti e le situazioni che ci circondano sono davvero incredibili, vero?- disse, allegro.
“Ma perché diavolo sei ancora qui??!!” pensai, esasperata “Non c’è niente di cui stare allegri, cazzo!! Il mio ragazzo è morto e io sto qui come un’ imbecille ad ascoltarti!!” E smettila di sorridere, mi dai sui nervi”
- Rebecca...- cominciò a dire lui, ma io lo interruppi con la mano:
- No, la prego, basta. Mi sta scoppiando la testa. Per favore può lasciarmi da sola?-
Lui annuì, sembrava aspettarsi quella frase. Si alzò e fece per uscire, ma prima di aprire la porta mi rivolse un altro dei suoi stramaledettissimi sorrisi:
- Ah, e chiamami pure Ralph! Ho 9 anni in più di te, ma non sono così vecchio!
- Certo… ehm… Ralph- balbettai, imbarazzata. Mi guardò un’ ultima volta, quasi soddisfatto, poi uscì.
“Finalmente” pensai. Quel ragazzo mi stava facendo uscire fuori di testa. Poi riflettei un attimo: in quella lunga, lunghissima, mezzora non avevo pensato a Lucas, all’ incidente… ero stata quasi SERENA.
“Bah…” scossi la testa e ritornai a guardare fuori dalla finestra, crogiolandomi nei miei pensieri malinconici.

Rimasi in ospedale un mese intero.
Ogni giorno papà, zio Bill e sua moglie, Alicia e Julia mi venivano a trovare, cercando di consolarmi. Invano.
Nella mia testa solo un nome: Lucas. Gli istanti di quella sera maledetta mi tornavano in sogno ogni notte. Non riuscivo a capacitarmene. E come se non bastasse, quell’ idiota del camionista che aveva ucciso Lucas si era volatilizzato subito dopo l’ incidente. Niente testimoni, niente telecamere, troppo buio anche per Lucas e me per capire il modello o addirittura la targa del camion.
- Fanculo…- borbottai, mentre salivo in macchina con papà, diretta a casa.
- Come, scusa?- chiese mio padre.
- Niente, niente…- dissi.
- Vuoi una festa per il tuo ritorno a casa?- domandò. Lo guardai, spalancando gli occhi:
- Papà!! Stai scherzando, spero!!- esclamai.
- Perché?- disse lui, stringendosi nelle spalle.
“Perché”?- ero scandalizzata: mio padre si era rincretinito definitivamente. Stavo per rispondergli, ma chiusi
la bocca, sospirando. Non avevo la minima voglia di discutere con lui. Mi misi le cuffie dell’ Ipod e feci partire “Rescue Me”

This used to be our secret,
Now I’m hidin’ here alone…
Can’t help but read our names on the wall,
And wash them of the stone…
I trusted in you in every way,
But not enough to make you stay…
Turn around… I’ve lost my ground…
Come and rescue me… I’m burning, can’t you see?
Come and rescue me… only you can set me free…

In pochi secondi cominciai a lacrimare: quella canzone mi faceva sempre quell’ effetto.
Poco dopo arrivammo a casa. Salii in camera mia senza dire una parola. Una volta entrata nella stanza, mi buttai su letto, lasciando che le lacrime mi inondassero le guance ( e il cuscino). Ripensai alle parole di Julia di qualche giorno prima…
“Stai tranquilla. è dura da accettare, ma tu sei Rebecca Kaulitz, e niente ti fermerà nella vita. Niente, Reb. E Lucas avrebbe voluto solo la tua felicità, stanne certa”
Ripensare a quelle parole mi calmò un po’, riducendo il pianto dirotto a un singhiozzo. Dopo un paio d’ore, qualcuno bussò, zio Bill apparve sulla soglia. entrò in camera mia e senza dire nulla si avvicinò al mio letto e mi abbracciò.
- Sono qui per te, Reb. Siamo qui per te. Sempre- mi bisbigliò all’orecchio, accarezzandomi i capelli.
Rimanemmo così per un tempo infinito, poi io addormentai tra le sue braccia, cullata dalla sua voce calda che cantava:
“Ich bin da… wenn du willst…”
 
Top
Alien_
view post Posted on 7/10/2012, 13:46




8.
Le tre settimane successive furono un vero disastro. Ovunque andavo la gente mi lanciava occhiate di compassione e di pietà, che io ricambiavo prontamente con sguardi truci, freddi, di ghiaccio. Detestavo essere compatita.
In compenso, però, Julia e tutti i miei VERI amici mi davano una mano ad uscire da quel tunnel di disperazione mista a rabbia che avevo imboccato nel preciso istante in cui mi avevano annunciato la morte di Lucas.
E poi, ovviamente, c'era papà. Non credo che potrò mai ringraziarlo abbastanza per tutto l'aiuto che mi diede in quel momento...

Tempo dopo...
- Papi, esco!- dissi, scendendo di fretta le scale. Non ricevetti alcuna risposta, solo un borbottio dalla cucina. Feci spallucce, pensando "Mi avrà sicuramente sentito!", e uscii. L'aria frizzante di Los Angeles mi soffiò delicatamente sul viso, scompigliandomi i capelli.
Camminai per un po', senza una meta precisa, poi mi vene in mente che era finita la pasta a casa. Così, dopo essermi assicurata di avere soldi in tasca, mi avviai verso il supermercato più vicino. Una volta dentro mi aggirai per le corsie dell'edificio in cerca della pasta. L'avevo trovata quando qualcuno mi venne addosso, carrello compreso.
- Ehi!- esclamai, alterata.
- Scusa, non ti ho visto... Rebecca!- esclamò l'investitore: era Ralph Jackson, il dottore che mi aveva in cura quando ero all'ospedale.
- Oh, ciao!- dissi, piuttosto sorpresa di incontrarlo lì.
- Ma non dovresti essere all'ospedale?- chiesi.
- Oggi è il mio giorno libero...- spiegò lui. Chiacchierammo per qualche minuto, fino a quando non mi squillò il telefonino.
- Pronto?
- DOVE CAZZO SEI, REBECCA KAULITZ?!- mio padre.
- Al supermercato papà.
- E PERCHE' DIAVOLO NON MI HAI DETTO CHE USCIVI?!?
- A dire il vero te l'ho detto... forse non mi hai sentito- silenzio dall'altra parte del telefono.
- Mh... non fare tardi- disse papà, e poi mise giù.
Misi il telefono in tasca e tornai a guardare Ralph, che aveva seguito l'intera scena divertito.
"Ancora quel sorriso..." pensai. Ma questa volta non mi dava fastidio, anzi. Mi piaceva quel sorriso. Rimasi con lui ancora 10 minuti e insieme uscimmo dal supermercato.
- Bhè, allora ci vediamo!- esclamò lui, stampandomi un bacetto sulla guancia. Io arrossii all'istante: andavo a fuoco!!
- S-sì... ci vediamo..- balbettai. Feci per allontanarmi, ma Ralph mi chiamò:
- Mi chiedevo... mi daresti il tuo numero?- domandò. E fu così che perdetti definitivamente il controllo.
- Allora? Mi dai il tuo numero?- ripeté lui, notando che mi ero ammutolita. Mi schiaffeggiai mentalmente, e gli diedi il mio numero di telefono. Ci salutammo e tornai a casa.
- TU!!- esclamò mio padre, vedendomi. Inutile dire che passammo le due ore successive a discutere come pazzi. Ma questa volta io avevo la testa da tutt'altra parte...
 
Top
Alien_
view post Posted on 24/10/2012, 13:45




9.
- Non va bene!! Non va bene per niente!!- esclami per l'ennesima volta, vagando come un'ossessa per la stanza.
- Reb calmati! e siediti, per favore: mi stai facendo venire il mal di testa!- replicò Julia. L'avevo chiamata un quarto d'ora prima, per parlarle del mio incontro con Ralph.
- Come faccio a calmarmi?? Ti rendi conto che ho dato il mio numero a uno sconosciuto? Prova a pensare alla reazione di mio padre quando lo scoprirà!!- continuai, urlando.
- Mh.. Se continui ad urlare come una scema, lo scoprirà di certo... e comunque, secondo me non è quello il tuo problema...- mi bloccai di colpo, e la guardai, sbigottita.
-Come?
- Hai capito benissimo. A te piace Ralph, ma non riesci ad accettare la cosa perché sei ancora innamorata di Lucas. Tutto qui- sentenziò lei, scrollando le spalle. Non dissi niente: in fondo era vero.
- Rebecca... Stai tranquilla, Lucas vorrebbe solo che tu fossi felice. Non lo tradirai.
- Ma Julia, con che faccia mi presenterò dai genitori di Lucas? Cosa vuoi che dica loro? "Ehi! Vi ricordate di me? Sono la ragazza del vostro defunto figlio! E questo è il mio nuovo ragazzo!"- dissi, trattenendo a stento le lacrime.
- Reb, tu non stai rimpiazzando Lucas. è una cosa normale ciò che sta succedendo. Insomma, sapevi che sarebbe successo prima o poi!!- esclamò la mia amica. Annuii un poco, e vidi un' espressione soddisfatta dipingersi sul volto di Julia.
- Ora- continuò lei - prepariamo un piano per quando dovrai dirglielo a tuo padre-
- Oh, no no. NO. Nel modo più assoluto!! Mio padre non deve sapere nulla. NULLA!!-
- Cos'è che non deve sapere mio fratello?- chiese zio Bill, facendo capolino da dietro la porta.
- N-niente...- balbettai. Lui alzò un sopracciglio, dubbioso.
- Comunque, cosa ci fai qui? Non dovevi andare con tua moglie e tuo figlio al parco dei divertimenti?
- Sì, ma Jason ha avuto mal di testa e l' abbiamo parcheggiato a letto- spiegò. All'improvviso il telefonino di Julia squillò:
- Pronto? Sì... adesso? ok, arrivo! Ciao!- e chiuse la chiamata, sospirando.
- Tutto bene?
- Sì, Reb. Ma mia mamma deve uscire e io devo badare a quelle piccole pesti!- disse.
- Oh... beh, allora ti accompagno alla porta..
- No, no! Tranquilla, conosco la strada! Ti mando un SMS.. Ciao! Salve Bill!- salutò poi, ed uscì, lasciandomi sola con lo zio.
Lui mi guardò, poi sospirando si sedette sul letto, accanto a me.
- Andiamo al sodo. Come si chiama? Quanti anni ha? Perché non vuoi che tuo padre lo sappia?
- D-di che pa-parli?- chiesi io. Zio Bill mi scoccò un'occhiata severa, che significava "vuota il sacco o sono guai!"
- Mi piace il dottore che mi aveva in cura quando ero in ospedale- dissi, tutto d'un fiato.
- COSAAAAAA?! Ma ma...
- Lo so... è presto, non è giusto nei confronti di Lucas...
- Non è questo il problema. Rebecca quel ragazzo ha 25 anni!!- Riflettei un attimo: non ci avevo pensato in effetti.
- Tom ti ucciderà, senza dubbi.
- Ma è solo una cottarella. Passerà...
- Questo mi rende un po' più tranquillo...- disse, lui sorridendo - Da quanto non lo vedi?
- Da stamattina- risposi, e presi a raccontargli l' incontro tra me e Ralph di qualche ore prima.
- Cosa ne pensi?
- Che è un pedofilo. E che tu sei una piccola stupida! Non dovevi dargli il tuo numero di telefono!!!
- Zio!
- Tom ti farà fuori.Dopo aver torturato e ucciso lui. Già digeriva a fatica il fatto che tu stessi con tuo coetaneo. Figurati quando scoprirà che UN 25ENNE TI FA IL FILO!!-
Quella storia stava già avendo problemi (molti MOLTISSIMI PROBLEMI) prima ancora di cominciare: ero senza speranze.
Biiip biip!!
- Oh, un messaggio...- dissi, prendendo in mano il cellulare. Lessi il messaggio: era di Ralph.
"Ehi, Becky come stai? Sono Ralph. Che ne dici di uscire stasera? Magari al ristorante. Ne conosco uno qua vicino... Ti passo a prendere davanti al liceo alle 8, dato che non so dove abiti, ok?"
Risposi quasi subito, senza pensare : "Ok! Ci vediamo stasera!" Quando sul display apparì la scritta INVIATO, capii di essere una rincoglionita completa. Mio padre non mi avrebbe mai fatto uscire. E poi sarebbe andato a cercare Ralph. Con una mazza da baseball.
- Tutto a posto, tesoro?- chiese lo zio.
A-ha! La soluzione! Mio zio!!!
- Zietto.... tu sai che sei il mio zio preferito...
- L'unico- sottolineò lui.
- Beh.. dato che so che mi vuoi tanto bene... mi faresti un piccolo favore?
- Tutte queste moine per chiedermi un favore? Sarò ben lieto di poterti aiutare!- esclamò lui, sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
- Beh, ecco tu dovresti...
 
Top
Alien_
view post Posted on 4/11/2012, 21:29




10.
- Tom mi ucciderà...- piagnucolava zio Bill mentre andavamo verso il liceo,
-Tranquillo, non lo farà...- lo rassicurai io. Lui mi lanciò un'occhiata molto arrabbiata:
- è colpa tua, piccola irresponsabile! Andate al diavolo tu, Ralph, e il tuo sguardo da cucciolo bastonato!- esclamò, mentre io ridacchiavo. Arrivati al punto d'incontro, lo zio ricapitolò velocemente il piano:
- Adesso io vado a farmi un giro, e poi alle 23 torno qua a prenderti. Vedi di essere puntuale e non farmi stare in pensiero... Non bere, non fum..
- Zio! Sembri papà!
- Mmh... hai ragione... Beh, fuori dalla mia auto!!!- disse, indicandomi la portiera. Io scesi, lo salutai e mi allontana velocemente, in cerca di Ralph.
Lo trovai qualche metro più in là.
- Ciao Rebecca!- esclamò
- Ehi, Ralph!- ricambiai io. Era a dir poco stupendo.
"No, no... Pensa a Lucas, Reb, stai calma" mi dissi.
- Su vieni, andiamo in macchina- aggiunse, prendendomi per mano. Mentre camminavamo mi sembrò di vedere il flash di una macchina fotografica, ma poi capii di essermi sbagliata.
In macchina Ralph ed io parlammo del più e del meno: scuola, amici, lavoro, cosa volevo fare nel futuro, genitori rompiballe...
- A proposito...- disse Ralph - Ti ha accompagnato tuo padre?
- No mio zio...
- Oh... ma tuo padre sa che sei uscita con me?- chiese. Abbassai lo sguardo, imbarazzata: certo che no! avrei voluto dirgli.
- Ahahahahahah... ho capito, quindi sei fuggita!!
- Ehi! Non è divertente!- ribattei - Non sono fuggita...- aggiunsi piano
- E tu come lo chiami ciò che hai appena fatto?- disse lui, continuando a ridere. La sua risata era piacevole, quasi cristallina. Mi metteva allegria.
"Sarà una serata fantastica" pensai tra me e me. In pochi minuti arrivammo al ristorante. Non era molto grande, ma era tranquillo e anche molto carino. Inutile dire che mangiai da Dio. E Ralph si divertiva a guardarmi mangiare.
- Sei strana, sai?- commentò, mentre ingurgitavo la mia bistecca alla fiorentina.
- Fenmfè?
- Ahahahh... perchè, di solito, le ragazze della tua età stanno sempre a dieta, mentre tu mangi come se non avessi mai toccato cibo. Mi piaci. Non sei come le altre- mi spiegò, guardandomi negli occhi.
- Ehm... grazie- dissi, diventando rossa come un pomodoro.
La serata passò in fretta, e alle undici meno 5 salutai Ralph, avviandomi verso il parcheggio della scuola.
- Come mai già qui?- chiesi a mio zio, salendo in auto. Lui alzò le spalle, e senza dire una parola mi portò a casa. Una volta aver parcheggiato, mi guardò severo e sussurrò:
- Mi devi un favore, nipote-
Gli sorrisi, gli schioccai un bacio sulla guancia e poi scesi dalla macchina. A casa mio padre mi sottopose ad un veloce terzo grado che io passai con il massimo dei voti. Ma non sapevo cosa mi aspettava la mattina dopo...
Infatti...
- Buongiorno!- esclamai, travolgendo mio padre con un abbraccio.
- Spiegami questo- replicò lui, sciogliendo l'abbraccio e mettendomi sotto il naso una rivista:
LA NUOVA FIAMMA DI REBECCA KAULITZ!
- Oh merda...

 
Top
Alien_
view post Posted on 11/12/2012, 15:18




11.
- Sì, merda è la parola giusta. Perchè ci sei dentro fino al collo- sibilò mio padre. Mi morsi il labbro inferiore, pensando ad una scusa abbastanza giustificabile ,ma poi capii di non avere nessuna via di scampo: quella volta avevo toccato il fondo...
- Mi spieghi che cosa ti dice il cervello, Rebecca?!? Sei uscita con un 25enne DI NASCOSTO!- esclamò, sottolineando con rabbia le ultime due parole.
- Ehm... io volevo dirtelo, ma tu mi avresti detto di no, e così...- tentai di spiegare, balbettando. Non avevo mai visto mio padre così arrabbiato, neanche quando una volta (per sbaglio, lo giuro!) avevo graffiato la portiera della sua nuova Cadillac passandoci di fianco con il triciclo. Dopo che lui mi aveva ripetuto più (e più, e più, e più...) volte di non pedalare vicino "al nuovo gioiellino di papà". Ora però, non si trattava di macchine e biciclette, ma del fatto che io...
- Mi hai deluso profondamente! Non pensavo che l'avresti mai fatto!!- sbraitò papà, interrompendo i miei pensieri. Sospirai, e aprii la bocca per dire qualcosa in mia difesa, ma fui interrotta dal suono del campanello. Mio padre mi lancio un' occhiata inceneritrice, e sparì in soggiorno. Sentii la porta aprirsi, e poi lui che ordinava a qualcuno di entrare.
- Mi spieghi che hai, Tom? Lo sai che è prestissimo? Mi conosc...- disse lo zio, ma appena vide la rivista sul tavolo, le parole gli morirono in gola.
- Non credevo che le persone a cui tengo di più mi avrebbero deluso in questo modo- sentenziò, mio padre, sedendosi.
- Cosa credevate? Che non vi avrei scoperto? Che sareste state i furbi della situazione? Pensate che io sia davvero così idiota?- continuò, spostando lo sguardo da me a mio zio, e viceversa.
- Tu- disse indicandomi - 2 mesi di punizione. Niente amici, niente centro commerciale, niente telefono, niente computer, niente televisione Uscirai da quella porta solo per andare a scuola. E ovviamente lavori forzati, ergo cucinare, pulire, mettere in ordine, e via dicendo...Intesi?
- Papà! 2 mesi sono un'eternità! Permettimi almeno di vedere Julia!
- Oh, ma la vedrai, tesoro. In classe. Ah, e prima che mi dimentichi, ti ci accompagno io al liceo. Tutti i giorni.
- Cosa?! Stai scherzando spero!
- No. E ringrazia il cielo di avere la testa ancora attaccata al collo. Quanto a te fratellino...- proseguì, guardando zio Bill. Lui deglutì, spaventato.
- Voglio ben sperare che mia figlia ti abbia minacciato di morte per farti prender parte al suo eccellente piano.
- E-esatto.. ha fatto proprio così. Era armata fino ai denti- mormorò, cercando di essere credibile. Per un attimo papà sembrava divertito:
- Sei proprio senza spina dorsale, Bill. Comunque, non mi fai pena. Mi fai solo tanta rabbia. E quello sguardo da cucciolo non funziona più con me, ormai sono allenato...- disse, guardandomi. Poi tornò a guardare lo zio, che intanto avevo preso a tremare, timoroso della furia che si stava per abbattere su di lui. Una furia irrefrenabile di nome Tom Kaulitz.
- Ora rispondimi: TI SEI BEVUTO IL CERVELLO A COLAZIONE, PER CASO?! Sai che se fosse successo qualcosa a Rebecca saresti stato tu il responsabile? Ha solo 16 anni, porca miseria. Non avresti dovuto assecondarla, ma fermarla! Quello ha 25 anni! Avrebbe potuto farle qualsiasi cosa, Bill!
- Obiezione!- esclamai, andando in soccorso allo zio.
- Respinta. Dicevo... sei stato un irresponsabile, Bill. Possibile che tu non abbia pensato alle conseguenze? Insomma...-
La predica andò avanti per ore, anzi giorni, o forse interi anni. Alla fine mio padre ci fece promettere che non avremmo mai più provato ad ingannarlo, che non l'avremmo più deluso, eccetera eccetera...

2 mesi dopo...
- Buon giorno papà! Sai che giorno è oggi?!- esclami, apparendo in cucina.
- Il tuo compleanno?
- No, oggi è il giorno in cui riacquisterò la mia vita! Niente più faccende di casa, o pomeriggi interi sopra i libri! Solo sano e puro divertimento!- dissi, saltellando.
- Bene. Passami lo zucchero.
- Oh, non sei esattamente di buon umore, o sbaglio?
- Sbagli. Muoviti, o perdi il pullman-
"Ma che ha?!" mi chiesi.
- Sei piuttosto nervoso...
- No, ho solo fretta.
- Perchè?
- Non sono affari tuoi. Muoviti- ripetè, troncando la discussione. Una vlta finito di mangiare, uscii di casa senza nemmeno salutare, ancora offesa per come mi aveva trattata.
"Mi sta nascondendo qualcosa" pensai. Così feci quello che non avrei mai dovuto fare. Mi nascosi sul retro, e aspettai che mio padre uscisse di casa. Il suo cellulare squillò e lui rispose:
- Pronto? Oh, ciao. Sì, sì... sto arrivando, non preoccuparti. Sì, anch' io non vedo l'ora di vederti. A tra poco allora... Sì, all' hotel... Ciao!-
"Una donna" pensai. Doveva essere per forza una donna. Magari una delle solite fiamme, però... qualcosa mi diceva che non era così... e allora lo seguii.

Se conoscete mio padre, sapete che lui ama la velocità. Quindi stargli dietro su un motorino vecchio e scassato non era una passeggiata. Ma ci riuscii.
"Ora vederemo cosa nascondi a tua figlia, Tom Kaulitz". Parcheggiai poco distante da dove aveva parcheggiato lui, e lo seguii fino al cancello di un hotel a 4stelle
- Ehi, Jess!- esclamò, andando incontro una figura femminile. La prese per i fianchi e la baciò. La baciò appassionatamente. Molto appassionatamente.
"Che schifo" pensai. Ma non distolsi lo sguardo. Volevo scoprire.
- Allora, come stai?- chiese lei, una volta esseresi staccata
- Bene, tu?
- Bene... come sta Rebecca?
- Anche lei sta bene...
- Quando pensi di dirglielo?
- Presto. Anche domani, o oggi se preferisci...
- Ne resterà traumatizzata?
- Bhè... non succede tutti i giorni che la fidanzata di tuo padre sia la sorella di tua madre...-
"Cosa? La sorella di mia madre?!?"
 
Top
Alien_
view post Posted on 9/1/2013, 14:56




12.
Rimasi immobile per qualche secondo, con la bocca spalancata.
"La sorella di mia madre? Mia.. mia zia? Papà se la fa con mia zia?" pensavo, confusa.
- Ehi- disse qualcuno, toccandomi la spalla. Mi voltai di scatto: era Ralph.
- C-ciao- balbettai, ancora un po' stordita.
- Vedo che tuo padre ha aperto la cella e ti ha lasciato libera!- esclamò, sorridendo. Dopo che mi mio padre ci aveva scoperti, l'avevo telefonato con il cellulare di Julia, a scuola e raccontato tutta la vicenda.
- Già... ehm...
- Stai bene?- chiese, scrutandomi.
- Ehm... sì...- mormorai
- Non dovresti essere a scuola?
- Ehm...-
Non sapevo che fare: dovevo andarmene via di lì e in fretta, perché se mio padre mi avesse visto lì con LUI mi avrebbe sgozzato e si sarebbe mangiato la mia carne, senza troppe storie.
- Sei in macchina?- chiesi a Ralph. Lui annuì e mi indicò la sua auto. Un' ENORME Bmw, in cui ci sarebbe potuta stare casa mia, garage compreso.
- Credi che ci potrebbe stare il mio motorino?-
Mezzora dopo
- Grazie- mormorai, sedendomi su un morbido divano di pelle nel salotto.
- Figurati. Allora, che è successo?
- Mio padre se la fa con mia zia!- esclamai, in preda alla disperazione. Lui mi guardò attonito:
- Stai parlando della moglie di Bill?- chiese, stupito.
- No... stava parlando con questa ragazza, e ad un certo punto ha detto: "Beh, non capita tutti i giorni che tuo padre stia con la sorella di tua madre"!- spiegai.
- Oh... ma qual è il problema, Rebecca?
- Io... non lo so- ammisi, stringendomi nelle spalle.
- Sei... gelosa?-
La domanda mi fece riflettere: probabilmente ero gelosa. Ma era una gelosia malata... Insomma, perché sarei dovuta essere gelosa di mio padre?
"Perché è sexy, intelligente, simpatico, dolce, e una qualsiasi troietta potrebbe portartelo via" disse una fastidiosa vocina nella mia mente. Come per scacciarla via, scossi la testa.
- No, non sono gelosa... il fatto è che l'ha nascosto e ciò mi fa andare su tutte le furie. Perché lui sì e io no? Se fossi stata io al suo posto mi avrebbe già spedito al convento.
- Beh... lui ha paura che qualcuno possa farti del male...
- Sì, ma perché darmi delle regole che lui non rispetta?
- Prova a chiederglielo. Tu o padre è una persona ragionevole, quando vuole. Parlatene-
Sospirai: era la miglior soluzione.
- Grazie mille, Ralph... Sei un vero... amico-
Lui sorrise dolcemente, e avvicinò il suo viso al mio, mormorando:
- Non c'è di che. Sai che quando vuoi, io sono sempre qui-
Arrossii all'istante, abbassando lo sguardo: stavo per perdere il controllo...
"No, Rebecca. Non farlo. No" mi imposi mentalmente. Ma prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, Ralph posò le sue morbide e dolci labbra sule mie.
All'inizio fu un bacio casto, a stampo, poi si fece più intenso, ma all'improvviso...
DRRRRIIIIN
- P-pronto? Oh, ciao Julia... ehm, sì sono a casa... non mi sono sentita molto bene stamattina... senti potresti passare da me pomeriggio? Ok, ciao-
Grazie alla chiamata di Julia mi ero fermata in tempo
"In tempo per cosa, Rebecca?" Coscienza maledetta.
- I-io dovrei tornare a casa. Grazie di tutto, Ralph- balbettai, stordita, alzandomi dal divano. Lui sorrise, alzandosi a sua volta.
- Ok, ti prendo il motorino o vuoi che ti accompagni?-
"E rimanere ancora da sola con te? Tu sei fuori, ragazzo!!"
- Ehm, tranquillo... prendo il motorino-
Lui annuì e uscì di casa seguito da me. Aprì la macchina e tirò giù il motorino. Io misi il casco e monta su. Feci ciao ciao con la mano e sfrecciai a tutta velocità verso casa mia.
Una volta a casa, mi feci una doccia bollente, tentando di scacciare i pensieri che mi avevano affollato la mente. Io e Ralph ci eravamo baciati e quello on era un buon segno.
Nel pomeriggio...
DIN DON! Julia era arrivata.
- Ciao, Ju. Grazie di essere venuta!
- Figurati... Vedo che stai meglio!- disse lei, entrando.
- Ho un sacco di cose da raccontarti...-
 
Top
11 replies since 3/9/2012, 15:08   158 views
  Share