The concert

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ShinyDarkF
view post Posted on 15/9/2012, 18:01




Titolo:The concert
Autore:ShinyDarkF
Rating:Rosso
Genere:Commedia, Romantico
Avvisi:NC17,Slash, Cross Over, Lemon, Contenuti Forti
Riassunto:Non c'è molto da dire, è una storia d'amore tra due membri dei Tokio Hotel e due membri di un'altra band, i Cinema Bizarre.
Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono. Tutto quello che trovate descritto è frutto della mia fantasia e tutto ciò non è a scopo di lucro.

“Strify rimise gli occhiali da soli spessi e appoggiò la testa contro il finestrino, facendo finta di guardare la folla che gli sorrideva.
Ma, proprio come aveva fatto al concerto, quel gesto era falso.
Lui cercava solo Bill.”
I Tokio Hotel e i Cinema Bizarre si odiano. Ma viene indetto un festival di musica rock in Germania e le due band sono entrambe invitate.
Un concerto. Due artisti. Cosa potrà mai accadere?


1 capitolo-Show Must Go On

«Smettila di fare l’imbronciato. E lascia stare i capelli che fra poco te li strappi»
Due ragazzi erano seduti sugli spalti, su delle sedie rosse di una gradinata.
E stavano guardando un concerto.
Anzi, il più alto dei due, con i capelli neri non acconciati per non essere riconosciuto e un vistoso, e forse anche costoso, paio di occhiali da sole neri firmato Dior, stava guardando il concerto.
L’altro, biondo con alcune ciocche nere che spuntavano sulle spalle, con gli occhi completamente struccati e con vestiti decisamente troppo larghi e troppo diversi dal suo stile era sul punto di urlare schifato e di alzarsi per andarsene.
Che cosa gli era passato in mente quando aveva deciso di andare ad un concerto dei Tokio Hotel, i suoi più acerrimi nemici?
Di certo era stata una pazzia e ora Sebastian Müller conosciuto dal mondo intero come Strify, cantante dei Cinema Bizarre, ne subiva le conseguenze.
Ecco la situazione: era stato organizzato un festival musicale in Germania e, naturalmente, le due band tedesche conosciute anche all’estero non potevano non essere invitate.
Ma di certo i promoter non sapevano dell’odio reciproco che era nato ultimamente tra i due gruppi e più precisamente tra i due cantanti.
Senza dubbio due prime donne non possono mai andare d’accordo.
Strify odiava Bill perché le due band si contendevano i fan e ogni tanto qualcuno passava dalla parte dei Tokio solo perché questi acquisivano sempre più fama di giorno in giorno.
D’altro canto Bill odiava Strify perché copiava di pari passo il suo stile e aveva notato che anche la loro musica era simile.
E poi c’era la famosa contesa degli occhi.
Entrambi i cantanti si truccavano di nero, come molti altri artisti, e fin qui tutto andava bene, ma una volta su un giornale erano apparsi gli occhi di Strify con una piccola didascalia sui cantanti di sesso maschile che decidevano di truccarsi.
L’articolo in sé non era niente di particolare e la rivista che lo aveva pubblicato non aveva neanche una grande importanza.
Però c’era un piccolo particolare.
Sotto la foto c’era scritto il nome di Bill Kaulitz e questo naturalmente aveva portato maggior favore al cantante di Lipsia, nonostante egli all’inizio neanche sapesse dell’esistenza dell’articolo.
Questa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e ora i due non si potevano neanche più vedere.
«No che non riesco a calmarmi, ti rendi conto che tra due giorni noi suoneremo ma saremo sempre considerati peggio di loro?»
«Ma che te ne importa di quello che pensa la gente, noi suoneremo e avremo migliaia di fan che urleranno alle nostre canzoni» replicò il chitarrista Yu che, fortunatamente, aveva deciso di accompagnare l’amico al concerto.
«Si, magari le stesse persone che stanno cantando ora con loro» disse Strify pronunciando l’ultima parola come se parlando di una specie particolare di scarafaggi.
«Per caso sei geloso?»
«No, per niente»
«Non si direbbe proprio»

Gas and blood is all I’ve got
In you I trust the final exit’s passing by…

La voce melodiosa di Bill risuonava nell’arena e il numeroso pubblico, composto soprattutto da ragazze, cantava insieme a lui come se fossero una sola persona.
E il secondo cantante si corrucciava ancora di più.
«Kiss me goodbye, into the light…»
«STAI ZITTO!!!» urlò alla fine Strify contro il suo amico.
«Cosa ho fatto di male?» rispose Yu.
«Stavi cantando anche tu, come mi puoi fare questo?»
«La canzone è carina…»
«Sono più belle le nostre e io sono un cantante decisamente migliore. Lui si sogna di ballare come ballo io sul palco»
«Certo, certo, come dici tu»
Ad un certo punto Bill si mise una mano sopra gli occhi per guardare meglio il suo pubblico e, quasi per caso, notò una chioma bionda sugli spalti, quasi in disparte tra le prime file.
Il Kaulitz più piccolo non poté fare a meno di guardarlo con aria scocciata ma allo stesso tempo soddisfatta perché, dopotutto, il suo peggior nemico si era abbassato al livello di presentarsi ad un suo concerto.
Alzò la mano timidamente e lo salutò giusto per essere educato, facendo urlare migliaia di ragazze.
Naturalmente, però, Strify non fece altro che guardarlo in cagnesco.
“A lui non hanno insegnato l’educazione, poverino” pensò tra sé e sé Bill.
«Ragazzi, fate vedere quanto siete bravi, al mio tre urlate…uno, due…»
Non fece neanche in tempo a pronunciare il terzo numero che dalla folla si alzò un boato talmente forte che entrambi i cantanti dovettero mettere le mani sulle orecchie per non perdere l’udito per il resto della serata.
Uno a zero per i Tokio Hotel.
«Ancora, più forte»
E un secondo boato si alzò dalla folla.
«Più forteeeeeeeeee»
Il terzo fu talmente forte che sembrava che perfino le sedie e gli strumenti sul palco si fossero mossi.
«Bravissimi ragazzi. Grazie mille» disse infine Bill rivolgendo un caloroso sorriso al pubblico.
«Andiamocene» disse Strify a Yu, stanco di essere preso in giro.
Bill li vide andarsene e gli sguardi dei due cantanti si scontrarono per un momento, dopodichè Bill alzò le spalle in segno di vittoria.
“Non è finita qui” sembrava dire Strify con gli occhi.
“No ma per questa volta ho vinto io” sembrava replicare Bill.
A Bill non piaceva fare il cattivo ma non aveva altra scelta con quel soggetto, non era mica stato lui a volere tutto ciò, era stato l’altro che l’aveva spudoratamente copiato e poi aveva preteso di avere successo attraverso quello stile che era solo di Bill.
Sarebbe rimasta solo una band tra le due.

E qui i commenti :)
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ShinyDarkF
view post Posted on 18/9/2012, 15:32




Capitolo 2-room 61

Il concerto era finito.
Nel backstage i Tokio Hotel si riposavano dopo uno stressante ma anche soddisfacente spettacolo.
«Bill ma che ti era preso prima, quando hai fatto gridare il pubblico?» chiese il fratello.
«Ma niente di che, avevo visto il cantante e il chitarrista dei Cinema Bizarre…»
«Rieccolo» si intromise Georg mettendosi le mani tra i capelli perfettamente lisci.
«Che cosa ho fatto?»
«Bill la devi smettere» disse Gustav.
«Di fare cosa? Io non ho fatto niente»
«Fratellino adorato, vuoi che un litigio per un po’ di mascara diventi una vera e propria guerra tra band? No perché sai che noi dovremo appoggiare te e loro appoggeranno il cantante e alla fine ci ritroveremo l’uno contro l’altro e ci distruggeremo a vicenda. È questo che vuoi?»
«No, Tom, certo che non lo voglio, ma non sono stato io a cominciare»
«Ma potresti essere tu a finire, dimostrati più forte e poni fine a questo conflitto stupido»
«E come faccio? Gli vado vicino e gli chiedo scusa per aver fatto vedere quanto è meraviglioso il mio pubblico?»
«Vedi che quando vuoi ti vengono le idee buone»
Bill fece una faccia contrita.
«Fallo e basta, è un ordine, o la prossima volta che siamo in concerto davanti a centinaia di ragazze urlanti ti faccio distrarre e ti faccio sbagliare tutte le canzoni, e non dire che non sarei capace di farlo»
«Ok, allora quando lo vedo mi scuso, sempre se lo vedo»

Strify stava camminando da solo con la sua valigia nell’albergo dove aveva prenotato una stanza, guardando ogni tanto sulle porte delle camere per cercare il numero 61.
“58, sono quasi arrivato, finalmente posso stendermi sul letto e riposarmi un po’”
Ma, intanto, il corso dei suoi pensieri non interrompeva il movimento dei suoi passi e il suo corpo si andò a schiantare contro qualcosa di duro che identificò subito come una persona.
«Oh scusami, stavo pensando ad altro, non volevo, sono così…» ma si fermò subito quando vide chi aveva davanti.
Tra i sette miliardi di persone che esistono nel mondo si doveva andare a scontrare proprio con Bill Kaulitz!
«Ma che cosa ti è saltato in mente! Mi sei venuto addosso!»
«Non ti avevo visto, può capitare!»
«Ma a cosa stavi pensando da non guardare neanche davanti al tuo naso?»
«Stavo cercando la mia camera, va bene? Tu piuttosto che cosa ci fai qua?»
«Stavo andando nella mia camera!»
«La tua camera?» disse Strify con gli occhi decisamente troppo meravigliati.
«Si, la mia camera, il numero 62, che sei sordo?!»
Non era possibile.
«Non ci credo, io sono il numero 61!»
I due si guardarono come se da un momento all’altro uno volesse saltare sull’altro e prenderlo a pugni.
«Non possiamo essere vicini di stanza, no, non è assolutamente possibile, ecco cosa farai, tu vai immediatamente alla reception e ti fai cambiare camera»
«Chi sei tu per darmi ordini? E poi io non me ne vado, al massimo sei tu che te ne devi andare»
«Io sono qui da ieri, tu solo da ora, sei tu che devi andartene»
«E invece no, io resto»
«Bene»
«Bene»
«E per la cronaca, mio fratello mi aveva anche suggerito di scusarmi con te per il concerto di prima ma ora mi è proprio passata la voglia»
«Ecco guarda cosa me ne facevo delle tue scuse»
Il cantante biondo aprì velocemente la camera 61, entrò e chiuse con violenza la porta alle sue spalle.
«Bene, non te ne vuoi andare, allora ti scoccerò finché resterai qui, mi hai sentito?» urlò Bill sbattendo i pugni contro la porta serrata.
«Forte e chiaro» disse Strify uscendo dalla stanza «tanto io farò peggio di te, da ora in poi questo sarà il mio scopo nella vita» sussurrò in faccia al cantante moro prima di entrare di nuovo dentro la stanza e di sbattere di nuovo la porta.
Bill tirò un calcio e la porta tremò, come se volesse cadere.

«Bill, sono le 4 di notte, mi spieghi perché mi hai chiamato fino a qui? La mia stanza è dall’altra parte dell’albergo»
«Tom ma ti rendi conto che ho un vicino?»
«Bene, che cosa meravigliosa, hai trovato qualcuno che ti può fare compagnia» disse il moro con le treccine entrando nella stanza.
«Ma io non voglio la sua compagnia!»
«Che cosa è? Uno stalker? Un maniaco che mentre dormi entra nel tuo letto chiedendoti un autografo?»
«Peggio»
«Cosa ci può essere di peggio?»
«Ha i capelli biondi con alcune ciocche nere e si trucca come me» disse Bill con una voce flebile come se stesse andando ad un funerale.
Tom, invece, scoppiò in una fragorosa risata.
«Strify come vicino di stanza, aspetta che lo vado a salutare»
«No, Tom, lascialo stare»
Tom bussò fragorosamente alla porta della stanza vicina.
«Che cosa c’è?» rispose un ragazzo biondo completamente struccato e con un pigiama bianco di almeno una taglia più grande.
Sembrava decisamente irritato.
Tom, intuendo che stava per ricevere una porta in faccia, entrò con uno scatto nella camera del cantante, notando con disappunto che nella camera regnava il disordine.
I vestiti erano buttati a terra e non erano neanche stati piegati, le scarpe erano sul cuscino di una sedia e la vistosa valigia viola era lasciata a se stessa in un angolo.
«Piacere, io sono Tom» disse il moro porgendo la mano ma senza ricevere quella del cantante.
«So chi sei e il motivo per cui sei qui a quest’ora sarebbe…»
«Voglio salutarti! Bill mi ha detto della vostra piccola discussione e sono qui a mettere pace»
«Ok ma io ora sono stanco e voglio stendermi sul letto quindi ne possiamo riparlare anche un altro giorno…»
«Già hai ragione, è molto tardi, lo capisco, se vuoi posso stendermi anche io nel letto insieme a te, così possiamo parlare»
Il biondo strabuzzò gli occhi.
«Non ci tengo per niente!!!»
Tom non riusciva a smettere di sorridere, anche se stava mettendo in imbarazzo sia Strify che Bill.
«Tom, è meglio che ce ne andiamo, ne riparliamo domani mattina»
«Ok, allora mio caro Strify, benvenuto, spero che ti sia piaciuto il concerto, ci rivediamo presto e mi raccomando, riferiscimi tutto quello che fa mio fratello»
Il biondo lo guardò schifato.
«Ah un’ultima cosa» disse Tom «che giorno fate il concerto?»
«Precisamente tra due giorni»
«Bene, allora ci dobbiamo procurare i biglietti, verremo di sicuro. A domani e stay bizarre!»
Strify, sentendo quella battuta, si guardò intorno cercando il suo adorato bastone con cui colpire Tom ma ormai il ragazzo se ne era già andato.
Fortunatamente.
«Non farci caso. A volte non lo sopporto neanche io» esclamò Bill, chiudendo la porta.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 19/9/2012, 15:47




Capitolo 3-l'alba del giorno dopo

«Bill Kaulitz come vicino?! Questo è il colmo!» esclamò la mattina successiva un ragazzo biondo seduto ad un tavolo insieme agli altri membri della band.
Kiro.
Strify girava svogliatamente con un cucchiaino il suo caffellatte con aria decisamente furiosa.
Quella mattina era ritornato la stessa persona che era sempre, con vestiti attillati e mascara sugli occhi.
Aveva scelto un vistoso gilet nero con i brillantini sopra di una camicia bianca e dei jeans scuri a sigaretta. Le scarpe si abbinavano benissimo al gilet dato che erano talmente tirate a lucido che sembravano risplendere.
Gli occhi erano truccati di nero come al solito ma questa volta, oltre al solito smokey eyes fatto con un misto di ombretto e matita e sfumato con una goccia di struccante verso l’esterno della palpebra, aveva anche osato mettere un po’ di brillantini sulle sue guance, giusto per abbinare il trucco ai suoi vestiti.
«Si, ed è uno schifo. Ecco tutto»
«Secondo me invece è proprio una bella occasione, forse è la volta buona che facciamo pace» esclamò Yu.
«Io non voglio proprio vederli, dovessi vedere il fratello di quello schizzato…»
«Di quale schizzato state parlando?»
Improvvisamente un ragazzo moro con le treccine si era seduto con gli altri reggendo tra le mani il suo bicchiere di tè bollente.
«Tu cosa ci fai qua?» disse un altro moro dai capelli lunghi che subito Tom riconobbe come Romeo.
«Socializzo, dopotutto è deprimente partecipare ad un festival e non conoscere nessuno, comunque piacere io sono Tom»
«Io sono Yu e il piacere è tutto mio» disse il chitarrista dalle ciocche rosse sotto lo sguardo stizzito del cantante.
«Ma che bei vestiti Strify! Poi alla fine ieri sera hai fatto sonni tranquilli? Ma mi spieghi perché vai in giro con un bastone?»
«Per allontanare i seccatori»
«Ah, pensavo per darlo in testa a mio fratello»
«In questo momento non vedo tuo fratello»
«Sta ancora dormendo infatti, ma ci sono io qua»
«Lo vedo» disse il biondo con una punta di malizia nello sguardo.
«Tom, bel concerto ieri, mi sono piaciuti gli effetti con le luci» si intromise Yu rivolgendo un ampio sorriso all’altro chitarrista.
«Grazie mille, non vedo l’ora di vedere anche il vostro di concerto»
«Ti aspettiamo a braccia aperte» proferì il moro senza smettere di sorridere.
«Proprio a braccia aperte» sussurrò Strify più parlando con sé che con gli altri e continuando a girare il suo caffellatte.
«Ragazzi, io ora devo andare, mi devo preparare per un’intervista, insomma lo sapete, sono cose che succedono anche a voi. Oh e…» disse guardando negli occhi Strify «Stay bizarre!»
E detto questo Tom si girò senza notare che il cantante si era alzato di colpo tenendo il bastone a mò di clava mentre Kiro, il più vicino a lui, cercava di trattenerlo.
«Questo è pazzo» disse alla fine Strify dopo essersi calmato.
«Sarà anche pazzo ma a me piace» rispose Yu con indifferenza.

I Tokio Hotel si presentarono davanti agli intervistatori puntuali come degli orologi svizzeri, mostrando un’aria soddisfatta e forse quasi felice.
Beh di certo Bill sorrise non appena entrò nella sala.
«Allora, come è andato il concerto di ieri?» chiese una ragazza dalla pelle olivastra e con dei bei occhi color nocciola.
«Meravigliosamente, naturalmente c’erano le solite cose che facciamo nei nostri concerti, cioè le luci e gli effetti pirotecnici e i miei costumi erano..mmm…si…wow erano davvero belli, si forse questo è stato il più bel concerto del nostro tour» rispose Bill con il suo solito fare da logorroico che non fa parlare nessun altro.
La ragazza rivolse alla band molte altre domande, alcune anche scontate, di quelle che si chiedono ad ogni altra intervista, del tipo come siete diventati famosi o quali sono i vostri progetti per il futuro, tanto che alla fine solo Bill continuava ad avere un sorriso incredibile sulle labbra mentre Tom si era allungato sulla sua poltrona quasi fino a cadere, Georg si lisciava i capelli e ogni tanto annuiva e Gustav come al solito non diceva una parola.
Tanto era sempre Bill che rispondeva a tutto.
«E ditemi, ragazzi, come va in amore?»
Bill cominciò ad assumere un’espressione da cucciolo bastonato.
«Guarda, penso che già tu lo sappia ma Georg si è fidanzato anche se non lo vuole dire in pubblico» e rivolse un sorriso al piastrato che già stava arrossendo «ma io sono così solo, e mi sento davvero solo, nessuno mi vuole»
La ragazza abbassò gli occhi sulla sua cartellina, si sentiva quasi in colpa per aver chiesto una cosa del genere.
«E ora ecco abbiamo l’ultima domanda per voi…A questo festival sono invitate anche altre band tra cui i vostri colleghi e rivali Cinema Bizarre, molti dicono che c’è una specie di faida tra voi, potete dirci qualcosa a riguardo?»
«Ma certo! Non so chi mette in giro queste voci però tra di noi non c’è decisamente niente anzi non ci conosciamo neanche molto bene» affermò Bill con la voce più falsa che poteva avere «Vero ragazzi?»
«Certamente» rispose Tom felice di aver preso per una volta il microfono.
«Bene, per oggi abbiamo finito, grazie per essere stati con noi!»
Bill rivolse alla donna un caloroso sorriso e le strinse la mano, facendola a dir poco sciogliere per l’emozione, prima di andarsene.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 25/9/2012, 15:41




Capitolo 4-verità

«Fortunatamente è finita, non ce la facevo più» esplose Gustav non appena i quattro erano ritornati nel backstage, al sicuro dalle telecamere e dagli intervistatori.
«Già, parli proprio tu che non hai detto niente» lo prese in giro Bill «Io ho dovuto fare tutto il lavoro!»
«Sai benissimo che è meglio che non rispondo, potrebbero prendermi i cinque minuti e fare qualche fesseria»
«Certo Bill, perché poi tu hai detto tante cose…soprattutto tutte sensate e vere, ecco il povero ragazzo che non ha mai nessuno, che si sente sempre solo, non sanno che ogni sera c’è una persona diversa nel tuo letto» si intromise Tom.
«Certo, e non sanno neanche che a te piacciono i maschi, vuoi farglielo sapere?»
«Ovviamente no»
«Mi dispiace mentire ma chissà cosa succederebbe se dicessimo loro la verità, chissà cosa penserebbero di noi i fan, se ci lascerebbero o se continuerebbero a seguirci»
Bill si interruppe, perso nel corso dei suoi pensieri.
Una volta, tanto tempo fa, aveva cercato di essere semplicemente se stesso ma ben presto aveva capito che non ce l’avrebbe mai fatta.
Le ragazze, le fan, non volevano sapere chi era lui davvero, si erano abituate ad una certa immagine e si sarebbero comportate di certo in modo diverso se avessero saputo che in realtà Bill non era la persona che faceva credere a tutti.
Gli piaceva truccarsi e vestirsi in modo stravagante ma ad un certo punto aveva cominciato a stancarsi, preferendo un semplice paio di jeans e una canotta.
L’unica cosa che non lo scocciava mai era farsi piercing e tatuaggi.
Dopotutto la sua immagine non era completamente falsa.
Lui era un ribelle, un egocentrico, uno che si distingue dalla massa e che sostiene sempre le sue idee ma non era il ragazzo sensibile e dolce, quasi femmineo che la gente aveva imparato ad amare.
No, quello era Tom.
Tom era sensibile e credeva nel vero amore e non avrebbe mai sopportato di usare le donne solo di notte per il proprio piacere.
Non sopportava le donne in generale.
Ebbene si, Tom Kaulitz, il grande palestrato che in ogni intervista affermava di essere magnifico e di avere centinaia di ragazze ai suoi piedi, in realtà era gay.
E Bill Kaulitz era il maniaco che trattava male le persone, le usava per una sera e poi le buttava quasi il giorno dopo.
Ogni sera doveva esserci almeno una persona nel suo letto, donna o uomo che fosse, qualcuno con cui divertirsi e basta per poche ore.
No, non era per niente dolce e sensibile.
E odiava il fatto che spesso per la strada lo scambiavano per donna per colpa di una stupida immagine che doveva mostrare in pubblico.
Tom spesso lo rimproverava, Bill poteva andare in giro in quel modo, con trucco, mascara e phard senza che nessuno si meravigliasse o lo criticasse.
Tom invece era costretto a portare una maschera ogni giorno.
A volte Bill lo aveva beccato di nascosto nel suo bagno a mettersi un filo di matita nera sopra gli occhi e un po’ di fondotinta sulle guance.
E mentre Tom sembrava agli occhi dei fan un duro senza cuore e Bill quasi piangeva davanti alle telecamere perché nessuno osava fidanzarsi con lui, il che poi non era tanto falso, Tom e Georg avevano avuto una relazione, ed era durata anche per diversi anni, proprio sotto gli occhi di tutti.
«Tom, secondo te se avessero saputo di noi, cosa avrebbero detto i fan?» chiese Georg ad un certo punto, come se sapesse a cosa Bill stava pensando.
«Secondo me avrebbero chiesto i dettagli intimi…io glieli avrei detti» rispose Tom con fare malizioso.
«MA SEI PAZZO!» gli urlò Georg in faccia.
«Stavo scherzando!» disse il moro con le treccine sorridendo «Però ora potrei dire alle telecamere tutti i dettagli di te e della tua bella fidanzatina, dopotutto è la concorrenza, la devo spiare per bene»
Sia Georg che Tom scoppiarono in una fragorosa risata e anche Bill e il silenzioso Gustav non poterono fare a meno di ridere.

Era incredibile.
La giornata era stata così bella, piena di sole e senza neanche un alito di vento, tanto che sia i Tokio che i Bizarre avevano deciso di fare una passeggiata fuori, naturalmente camuffati e circondati da guardie del corpo.
Fortuna che le due band non si erano incontrate.
Strify aveva un umore pessimo, probabilmente per quell’incontro sgradevole soprattutto con Tom, che invece aveva colpito positivamente Yu.
Invece quella sera si era annuvolato e dopo qualche ora era venuto il temporale.
Non l’aveva mai confessato a nessuno, neanche agli altri membri della band, i suoi migliori amici, ma aveva una paura incredibile dei tuoni e soprattutto odiava guardare i fulmini e sentire i successivi boati.
Gli sembrava che qualcosa da qualche parte stesse esplodendo.
Aveva avuto quel problema sin da quando era bambino.
Da piccolo, ogni volta che c’era un temporale, si rifugiava nel lettone della mamma e quando era diventato troppo grande per farlo, si stendeva sul suo letto e si raggomitolava stretto con le cuffie dell’MP3 nelle orecchie per non sentire.
Proprio così era nata la sua passione per la musica.
La musica era qualcosa che lo faceva stare meglio, anche quando tutto gli sembrava così nero e triste.
La sua non era una semplice paura, ma un vero e proprio terrore.
Sapeva anche da ragazzo che avrebbe sconfitto la sua paura con l’aiuto di un medico ma non voleva essere considerato diverso dagli altri suoi coetanei e quando si formarono i Cinema Bizarre la situazione diventò ancora peggiore.
Non poteva chiedere aiuto a nessuno perché altrimenti avrebbe danneggiato la fama della band.
E così, ogni volta che il tempo si faceva più scuro, già sapendo quello che gli stava per accadere, diceva agli altri di avere un fortissimo mal di testa, si stendeva sul letto con il suo fidato MP3, si raggomitolava e fingeva di essere in un altro mondo, dove nessuno poteva fargli del male.
E piangeva.
E quella sera aveva deciso di fare la stessa cosa, non aveva scelta.
Non appena sentì il primo tuono si buttò per terra e sentì le prime lacrime rigargli il viso.
Non era preparato a quello.
La giornata era stata così bella e non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere.
Era anche andato a letto normalmente.
Dopotutto erano anche le due di notte.

 
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ShinyDarkF
view post Posted on 1/10/2012, 16:59




Capitolo 5-world behind my wall

Un altro tuono si sentì dalla sua finestra.
Strify ormai era steso a terra con le mani sulle orecchie per non sentire.
Improvvisamente, per fare presto, corse verso il cassetto del suo comodino, dove teneva il suo fedele MP3.
Con quello si sarebbe finalmente calmato.
“Maledetto aggeggio, dove sei finito?” pensò tra sé e sé.
Con soddisfazione alla fine lo trovò ma ebbe un tuffo al cuore.
Lo aveva usato spesso negli ultimi giorni per fare le prove per il concerto e si era completamente scaricato.
Giustamente non aveva pensato a ricaricarlo, tanto la giornata era stata così bella e il pericolo era lontano mille miglia.
“No, no, accenditi, ti prego”
Ma l’MP3 non dava segni di vita.
E il caricatore era sepolto da qualche parte nella sua disordinata valigia e con quell’umore era impossibile trovarlo.
Strify non ce la faceva neanche a muoversi e alzarsi, correre per tutta la camera, disfare la valigia e trovare un piccolo aggeggio metallico era…
Decisamente impossibile.
«Maledetto» urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
L’urlo fu talmente forte che svegliò anche il suo vicino di stanza.
“Ma che sta combinando ora questo cretino?!” pensò Bill tirandosi il cuscino sopra le orecchie per non sentire.
Ma non sapeva che nel frattempo Strify stava avendo una crisi di panico.
Alla fine si decise a mettersi sul letto, rannicchiato nella sua usuale posizione, con le gambe strette al petto e le mani avvinghiate alle caviglie.
Ma non riusciva a trovare pace.
Un nuovo fulmine comparì all’orizzonte e il cantante chiuse gli occhi di scatto, portandosi istintivamente le mani sulle orecchie, aspettando quello che stava per accadere.
Ma non riuscì a bloccare il rumore forte del tuono, che sembrò perforagli il timpano e lo costrinse ad urlare forte.
Anche Bill si alzò di scatto.
Chissà cosa stava facendo quello, forse era inciampato o forse magari urlava perché non era da solo.
Ma quello sembrava più un urlo di dolore che di piacere.
No, non erano fatti suoi, anzi se lo stavano ammazzando era anche meglio, così non avrebbe più avuto un rivale da fronteggiare.
Si rimise il cuscino sulla testa e cercò di prendere sonno.
“Forse se lo uccidono mentre sto dormendo non mi sentirò in colpa” pensò.
Un altro boato fece tremare la terra, questo più forte dei precedenti ed il biondo urlò talmente forte che Bill fu sicuro per un momento che fosse venuto un infarto al suo vicino.
«Strify tutto bene?» disse infine, cosciente del fatto che l’altro poteva sentirlo.
Ma dall’altra parte del muro non ci fu una risposta.
Bill si avvicinò piano piano alla parete, forse per paura che ci fosse davvero qualcun altro nella stanza.
E se poteva far del male al biondo poteva fargliene anche a lui.
Ma non sentì voci sommesse o arrabbiate, l’unica cosa che udì furono i gemiti di dolore dell’altro cantante.
Stava piangendo.
«Strify ora arrivo» disse Bill sapendo che quello che stava facendo era incredibilmente stupido e insensato.
Con una velocità incredibile, probabilmente dovuta ad una scarica di adrenalina, Bill uscì dalla sua stanza ed entrò dalla porta stranamente aperta del vicino.
Quello che vide fu raccapricciante.
Strify era piegato in due, con le mani sulle orecchie e le ginocchia unite al petto, quasi in posizione fetale.
Era vestito solo del pigiama bianco decisamente troppo largo che aveva visto anche il giorno prima e che, notò successivamente, aveva dei buchi ed era anche trasparente e diventava sempre più trasparente man mano che si bagnava delle lacrime del biondo.
In quello stato Strify poteva benissimo vincere una gara di magliette bagnate.
“Allora” pensò Bill con sollievo “Era soltanto paura dei tuoni, non c’è nessun maniaco”.
Fino a quel momento almeno.
Perché vedere il biondo in quello stato, steso sul letto, con la pelle che si vedeva ad occhio nudo e con il sedere pronunciato risvegliò una parte di Bill, quella pericolosa che amava usare le persone per i suoi scopi.
Non avrebbe fatto nulla di male in fin dei conti.
Bastava solo alzare un po’ la maglietta e abbassare un po’ il pantalone dalla parte di dietro.
Tanto il biondo stava già urlando, qualche urla in più non avrebbe fatto molta differenza, forse avrebbe anche provato piacere, chissà forse gli sarebbe anche passata la paura.
Già si era portato in avanti, con un’aria maliziosa dipinta sul volto che naturalmente Strify non poteva vedere in quel momento.
Si stava già eccitando.
Si stese anche lui sul letto e con molta delicatezza unì le sue gambe al sedere del biondo.
Ogni persona in quel momento avrebbe sentito un qualcosa di estraneo che si faceva sempre più duro e pronunciato e che premeva contro la sua parte posteriore dei pantaloni ma naturalmente in quello stato Strify non ci fece neanche caso.
“Meglio” pensò Bill.
Le sue mani già stavano lavorando e, sempre con molta delicatezza, si insinuarono sotto la maglia bianca bagnata e la sollevarono.
Piano piano, senza farsi notare, sfilò del tutto anche la sua maglia.
Ora toccava ai pantaloni del biondo.
Già aveva le mani sull’elastico del pigiama e cominciava a vedere sotto un bel paio di boxer neri.
Ma Strify, che forse nella sua incoscienza aveva intuito qualcosa, prese le mani di Bill e se le strinse sullo sterno.
Era bella quella sensazione di calore che era nata.
Ed eccitava Bill ancora di più.
Ma c’era anche dell’altro: Strify aveva smetto di piangere.
Prima ancora che Bill potesse fare qualcosa, il biondo si girò, portando le mani del moro sulla sua schiena, quasi sul fondoschiena e posando la testa sul petto di Bill.
Solo così riuscì a trovare finalmente un po’ di pace.
Bill gli ricordava sua madre, che quando aveva una delle sue crisi, lo stringeva al petto e lo cullava dolcemente per farlo addormentare.
Quella situazione piaceva anche al moro, che ogni tanto abbassava sempre di più le mani fino ad arrivare al fondoschiena e infine al sedere tanto bramato fino a qualche secondo prima.
“Meglio così, almeno domani non dovrò passare guai” pensò Bill prima di chiudere gli occhi, concentrandosi sul respiro del biondo contro il suo petto.
D’altro canto, Strify si era completamente calmato e il battito del cuore del moro aveva sostituito pienamente il suono del suo MP3.
Neanche i tuoni più forti lo facevano piangere ormai.
E così, in quella posizione, i due si addormentarono.
E Cupido scoccò la sua freccia.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 2/10/2012, 16:40




Capitolo 6-the way we are

Il giorno dopo un raggio di sole proveniente dalla finestra della stanza d’hotel svegliò il biondo.
Strify aprì gli occhi color cielo e notò con soddisfazione che il temporale era cessato.
Ma qualcosa non quadrava.
I ricordi della sera prima erano offuscati, come se il ragazzo fosse passato attraverso una nebbia che gli permetteva di vedere solo a metà.
Ricordava della sua paura, di certo quella era l’unica cosa che non poteva dimenticare, e ricordava di avere urlato talmente forte che…
Qualcuno era venuto ad aiutarlo.
Si, nei suoi ricordi c’era una figura che entrava dalla porta che, fortunatamente, non aveva chiuso a chiave il giorno prima e che lo soccorreva.
E, purtroppo, ricordava anche che quella figura era il suo vicino.
Sentì qualcosa di caldo sotto la testa e, alzando lo sguardo, notò che i suoi capelli biondi e neri si spargevano sul petto nudo di Bill Kaulitz.
Cercò di alzarsi e di svegliare il moro ma notò anche che le mani del cantante dei Tokio Hotel poggiavano saldamente sul suo sedere.
Perché Bill gli stava toccando il sedere?
E perché la maglia del suo pigiama era stata buttata a terra?
E perché anche Bill era senza maglia?
«Bill» disse Strify con un filo di voce, quasi un sussurro.
Il moro aprì gli occhi nocciola che luccicavano sotto la luce del sole.
«Buongiorno» sussurrò il Kaulitz guardando negli occhi il cantante biondo e spostando le mani sui suoi capelli.
Notò che erano incredibilmente lisci e morbidi, e anche profumati.
«Che abbiamo fatto?» chiese il biondo.
«Niente di che, ti ho consolato mentre piangevi»
Strify per la prima volta sorrise, dimenticando per un attimo che si trovava davanti a Bill Kaulitz.
«E ora che facciamo?»
«Ci alziamo e continuiamo ad essere noi»
«Io non voglio alzarmi, sto così bene addosso a te» disse il biondo in un attimo di pazzia, chiudendo gli occhi e stringendosi sempre di più alla pelle del moro.
Bill non rispose ma continuò ad accarezzargli i capelli.
«Allora lo facciamo?» chiese Strify.
«Cosa?» sussurrò Bill spostando di nuovo le mani verso il suo fondoschiena.
«Alzarci! Cosa sennò?» rispose il biondo quasi urlando e alzandosi di scatto dal letto.
Bill, con un secondo di ritardo, mise i piedi a terra e si stiracchiò alzandosi completamente.
Era davvero alto e imponente, notò il biondo.
«Ok, allora io me ne torno nella mia camera, se mi cerchi sono qui vicino» disse Bill muovendosi verso la porta.
«Bill, aspetta un secondo»
Il moro si fermò, ormai già nel corridoio.
«Grazie per quello che hai fatto per me»
«Di nulla, non devi ringraziarmi»
«Lo dirai a qualcuno?»
Bill ci pensò un momento. Poteva rovinare la fama del cantante con quel piccolo particolare.
«No, te lo prometto» alla fine rispose.
«Bill, ti devo dire un’altra cosa, vieni qua»
Bill si incamminò verso l’altro cantante e i loro sguardi si incontrarono per un momento mentre i loro visi si avvicinavano.
«Dimmi»
«STA LONTANO DAL MIO SEDERE!» gli urlò il biondo prima di sbattergli la porta in faccia.
“Che maleducato” pensò Bill.

Tom si stava preparando per uscire.
“Che tristezza” pensò. Quel giorno tutti avevano già programmi, Bill aveva un’intervista singola e Georg e Gustav un photoshoot.
Tutti avevano qualcosa da fare tranne lui.
Probabilmente avrebbe passato tutto il giorno nella sua camera extra-lussuosa a guardare la tv. Voleva andare al centro benessere a fare qualche massaggio o qualche trattamento per il viso ma sapeva che lo avrebbero riconosciuto tutti e i fan non gli avrebbero permesso di combinare niente.
In quell’hotel non c’erano solo star ma anche persone normali.
Anzi era già strano che non avevano trovato all’uscita fan impazziti che chiedevano una foto o un autografo.
Toc toc.
«Chi è?» chiese Tom, preparato ad una folla di giornalisti davanti camera sua.
«Sono Yu!»
Tom si precipitò ad aprire la porta con tale velocità che quasi cadde.
«Yu ma che piacere vederti!» disse Tom con fare caloroso quando vide nel corridoio il moro.
Quel giorno Yu aveva acconciato i capelli, portandoli tutti sul lato, cosa che non aveva fatto negli ultimi giorni, e le sue ciocche rosse spiccavano ancora di più nella sua chioma scura. I vestiti erano semplici ma di classe, una normale ma raffinata canotta nera che metteva in risalto i suoi muscoli, dei jeans e scarpe nere.
E almeno una boccetta intera di profumo.
Ma Tom non si concentrò tanto sui vestiti, piuttosto sui piercing che circondavano le labbra del moro.
“E che labbra” pensò Tom.
«Che piacere vederti, Yu» disse Tom sorridente.
«Senti, stavo pensando» cominciò il chitarrista dei Cinema Bizarre «visto che siamo entrambi musicisti e visto che suoniamo entrambi la chitarra potremmo, non so, esercitarci insieme, magari potremmo scambiarci qualche trucchetto o organizzare qualcosa insieme…»
«Ma certo, sarebbe un onore per me» si intromise Tom senza neanche lasciar continuare la frase al rivale.
«Ok allora andiamo!» esclamò Yu prendendo per la mano Tom.
La sessione di chitarra, però, fu a dir poco una catastrofe.
O almeno tutto si fece tranne che suonare la chitarra.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 6/10/2012, 14:11




Capitolo 7-welcome to the stage

Finalmente i due chitarristi entrarono nell’arena, dove solo poche ore dopo ci sarebbe stato il concerto dei Cinema Bizarre.
Fortunatamente non c’era ancora nessuno.
Giustamente era ancora mattina e le prove sarebbero cominciate quel pomeriggio e, visto che si prospettava una giornata piena di impegni, anche i tecnici avevano deciso di uscire e svagarsi o semplicemente di riposarsi.
Tom ricordava benissimo il grande stadio che li aveva ospitati solo due giorni prima, anche se faceva uno strano effetto vedere quel posto così vuoto, senza gli innumerevoli fan che si agitavano sugli spalti o nel parterre, a contatto con il palco.
Tom aveva visto molte di quelle facce scatenate mentre suonava, soprattutto appartenenti ai fan che stavano nelle prime file e che sembravano impazzire solo per un suo sguardo.
Il chitarrista non era riuscito a distinguere le altre ragazze che stavano sugli spalti perché la luce era troppo debole, nonostante gli effetti pirotecnici e i vestiti scintillanti e pieni di lampadine del fratello. Ma sapeva che erano lì, poteva sentire le loro urla.
L’eccitazione di quel giorno lo colpì di nuovo.
Certo che quel posto sembrava così grande ora che non c’erano più i fan ad occupare le centinaia di posti.
E anche quel palco era così spazioso.
«Andiamo sopra, così mi esercito anche per stasera» suggerì Yu.
«Ma certo, emozionato?» chiese Tom.
«Non immagini neanche quanto»
«Non preoccuparti, andrà tutto bene» affermò Tom avvicinandosi di più e notando che le ciocche color cremisi lo sfioravano.
«Se me lo dici tu ne sono sicuro» rispose Yu guardando il ragazzo con le treccine negli occhi color nocciola.
I due salirono sul palco, che ormai era diventato quasi una casa per i due musicisti, e cominciarono a prendere due chitarre.
Sfortunatamente nessuno dei due aveva la propria chitarra, dato che gli strumenti dei chitarrista dei Cinema Bizarre erano ancora impacchettati su di un camion e probabilmente la stessa sorte era capitata alle chitarre di Tom dopo lo show.
I due si dovettero accontentare di due chitarre elettriche nere lucide, come se fossero nuove e mai usate da anima viva.
«Allora fammi vedere come suoni» propose Tom e neanche finì la frase che Yu aveva già iniziato a suonare la base di una delle sue canzoni.
Le note ammaliarono subito Tom che, da famoso musicista, riconobbe subito il talento dell’altro.
«Come si chiama questa canzone?» chiese l’ex biondo con i rasta interrompendo l’altro.
«Deeper and deeper, è uno dei nostri nuovi singoli»
«Molto bello, davvero»
«Grazie» rispose l’altro e per un momento le sue guance diventarono dello stesso colore delle ciocche colorate dei capelli.
«E dimmi, me la sapresti anche cantare?»
«No, faccio schifo con il canto, perciò che c’è Strify nella band»
«Già è lo stesso per me, anche se sono sicuro che se cantassi avrei una voce eccellente e potrei benissimo sostituire mio fratello»
Entrambi i chitarristi risero alla battuta di Tom.
«Si, forse è così» disse infine Yu.
«E se te lo chiedessi io, canteresti per me?»
«Ok, solo perché me lo chiedi tu»
Il moro si mosse verso l’altro che stava comodamente seduto sul palco a gambe incrociate e che aveva abbandonato la sua chitarra.
Yu si sedette con la chitarra sulle gambe e ricominciò a suonare.
«I’m falling deeper and deeper…te l’ho detto non so proprio…» ma fu subito interrotto perché Tom con un gesto semplice ma veloce prese il suo viso tra le mani e lo baciò.
Quello sì che fu un vero bacio.
Le loro lingue si incontrarono presto e dentro le loro bocche accadde qualcosa di dolce e di decisamente meraviglioso, come se qualcuno avesse assaggiato un cioccolatino dal sapore squisito e piano piano, con lentezza e delicatezza, lottasse per mangiarlo tutto.
Il bacio fu ancora più bello quando entrambi poterono sentire il piercing al labbro dell’altro.
Anche i piercing si incontrarono e sembrava quasi che volessero baciarsi tra di loro.
Yu, che a causa dell’eccitazione per il concerto si sentiva “leggermente” euforico, ebbe una strana idea.
E capì che anche Tom l’aveva avuta.
Con molta delicatezza Yu fece stendere completamente Tom, allontanandolo dal bordo del palco per la paura che potesse cadere e cominciò a sbottonargli il primo bottone dei pantaloni.
Poi toccò anche alla zip, che si abbassò senza esitazioni.
Tom non sembrava irritato o spaventato, anzi sembrava quasi voler velocizzare la cosa.
Non sembrava una delle one-night stand che il chitarrista dei Bizarre spesso aveva avuto.
I due si guardavano negli occhi con desiderio, ma anche con passione.
Sembrava proprio che ci fosse dell’altro.
Alcune ciocche di Yu ricadevano sul volto di Tom e gli incorniciavano il viso, mischiandosi alle sue treccine con cui il primo giocò per qualche secondo, giusto per alleggerire la tensione, prima di sfilare del tutto i pantaloni del secondo, che rivelò un bel paio di boxer neri attillati.
E qualcosa là sotto già diventava sempre più pronunciato.
Ora era il turno di Tom, che velocemente ed in preda all’eccitazione, sfilò la canotta dell’altro, quasi la strappò.
E poi le parti si invertirono.
Sempre guardandosi negli occhi e sorridendosi Yu sfilò la maglia del chitarrista dei Tokio Hotel mentre quest’ultimo cominciò a tirare giù i pantaloni già sbottonati dell’altro fino a chinarli giù del tutto.
Fortunatamente i due si erano già tolti le scarpe tempo prima, o sarebbe stato più complicato sbottonare i lacci guardandosi in faccia.
Era finalmente arrivata la parte fondamentale.
Yu insinuò le mani nei boxer di Tom e poté sentire sotto le sue mani il membro di Tom che già stava diventando più duro.
«Pronto?» sussurrò il moro all’orecchio dell’altro, baciandogli il collo.
«Prontissimo» sussurrò di risposta Tom.
E allora il chitarrista dei Bizarre, ormai stanco di quell’estenuante lentezza, abbassò i boxer del musicista con le treccine, liberandosene del tutto e buttandoli in un angolo remoto del palcoscenico.
Tom ebbe un brivido per il contatto del suo sedere con il legno duro e freddo del palco.
«Tutto bene?» chiese Yu spaventato.
Forse Tom non voleva più continuare.
«No, non ti preoccupare, va tutto bene» rispose, mettendo le mani nei boxer dell’altro per incoraggiarlo e togliendogli infine le mutande.
Alla fine poggiò le mani sul sedere dell’altro e le lasciò lì.
Yu, con decisione ma anche con molta delicatezza, ricominciò a baciare il moro cercando di distrarlo mentre gli apriva le gambe e le posava sulla sua schiena, in modo da finire i preliminari ed iniziare finalmente l’atto.
Ed il bacio non era ancora finito quando Tom si sentì penetrare dall’altro e poté sentire il membro di Yu che si muoveva con gentilezza dentro di lui, come se non volesse fargli male.
Tom apprezzò davvero quel gesto.
Piano piano però Yu, vedendo che Tom sembrava apprezzare tutto quello, cominciò a muoversi sempre più velocemente.
E il bacio divenne sempre più appassionato mentre Tom toglieva le mani dal sedere dell’altro e le posava sulla sua schiena per stringersi sempre di più al suo corpo.
Si, gli piaceva davvero fare sesso con quel ragazzo.
Ad un certo punto il bacio dovette finire perché Tom non riuscì a controllarsi più mentre ansimava il nome di Yu e lo invitava a muoversi in modo più veloce.
Yu, con molto piacere, lo accontentò.
E ben presto anche lui non poté fare a meno di ansimare e di urlare il nome dell’altro.
Si, anche a Yu piaceva molto quella situazione.
I due stettero così per un po’ e si fermarono solo quando Tom sentì che dentro di sé veniva rilasciato un liquido e notò che la stessa sostanza bianca ed appiccicosa stava bagnando anche il torace del compagno.
Yu e Tom si guardarono in faccia e sorrisero mentre il primo cominciava ad accarezzare le treccine ed il volto sudato dell’altro e Tom tracciava con il dito i contorni del tatuaggio che Yu aveva sul petto.
Una fenice.
Rimasero in quella posizione per un tempo che in verità non fu molto ma che sembrò durare di più ai loro occhi, con Tom che poggiava comodamente i suoi piedi sulla schiena del moro con le ciocche rosse e con Yu che ancora manteneva le sue gambe in mezzo a quelle del suo compagno, come se volesse ricominciare da un momento all’altro.
«Tom, è stato bellissimo» sussurrò Yu.
«No, è stato più che bellissimo» rispose Tom.
«Ma ora cosa facciamo?»
«Non ne ho la più pallida idea»
«Ci cacceremo in un mucchio di guai»
«Non me ne importa niente» affermò deciso il chitarrista dei Tokio Hotel.
E ricevette come risposta un largo sorriso che fece vedere i denti perfetti circondati da labbra altrettanto perfette dell’altro.
Ad un certo punto si sentirono dei passi.
Probabilmente erano i tecnici che venivano per fare le prime prove con gli strumenti.
«Corri» sibilò Yu.
«Come posso se ho te addosso?»
«Uh, è vero» sussurrò il primo, alzandosi subito.
Tom cominciò a correre ancora nudo, raccogliendo i suoi vestiti da terra.
Si sarebbe rivestito una volta fuori pericolo.
Yu invece si rivestì frettolosamente e si sedette con la chitarra in mano sul bordo del palco, proprio dove era stato Tom un po’ di tempo prima.
Avrebbe detto che era venuto da solo ad esercitarsi e non avrebbe destato nessun dubbio o pettegolezzo.
Fortunatamente non avevano lasciato macchie a terra, quelle sarebbero state più difficili da spiegare.
Ad un certo punto Yu si girò per caso, anzi più per fortuna, e notò una macchia nera che giaceva ai bordi del palco di legno.
I boxer di Tom.
Lestamente si alzò e prese i boxer.
Si, erano proprio le mutande di Tom.
Se le portò vicino al viso, evocando tutti i ricordi che erano stati veri e propri gesti fino a pochi minuti prima e andò in trance, ripensando a quanto meraviglioso era stato il tutto, finché non sentì un altro rumore e non vide le prime ombre che comparivano sotto la porta.
Allora, con i suoi riflessi pronti, piegò meglio che poteva i boxer e li mise in una delle tasche dei pantaloni che, fortunatamente era abbastanza larga, e riprese la chitarra.
«Buongiorno» esclamò educatamente una figura comparsa nell’arena che il ragazzo riconobbe come un tecnico.
«Buongiorno a lei» rispose Yu con un sorriso.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 13/10/2012, 13:55




Capitolo 8-il concerto

La mattinata era quasi passata in un secondo, soprattutto per Yu e Tom, mentre i componenti delle rispettive band si dedicavano ad altre attività.
E si era fatto mezzogiorno e il pranzo era stato servito appositamente per loro in una stanza riservata dell’hotel.
Come al solito c’erano due tavoli tenuti uno lontano dall’altro, con delle piante alte nel mezzo per separarli, apparecchiati come se dovessero ospitare tutta una famiglia reale.
Tom entrò tranquillamente e un po’ assonnato, come per far capire che aveva passato ore a dormire e fortunatamente notò che non doveva fingere perché non era arrivato nessun altro.
Forse era arrivato anche troppo presto quel giorno.
Benissimo, poteva dire agli altri che non aveva fatto colazione dato che non era proprio uscito dalla sua stanza e che aveva fame, dopotutto non era proprio una vera bugia perché aveva davvero fame.
Fare sesso con Yu gli aveva tolto un bel po’ di energie però lo aveva anche fatto stare bene.
Improvvisamente vide una figura alta con un piatto fumante di pasta che si avvicinava verso di lui.
«Cameriere» chiamò Tom inutilmente perché l’uomo già stava camminando verso di lui.
«Dica, signore»
«Possiamo unire i tavoli?»
Il cameriere rimase stupito della richiesta ma non poté fare a meno di no.
Dopotutto era sempre Tom il capo, quello che alla fine lo avrebbe pagato profumatamente, e sapeva benissimo che le star della musica o del cinema potevano diventare davvero egocentrici a volte.
Spesso.
E così il cameriere, aiutato da un collega e forse amico, come Tom poté supporre, tolse le piante che dividevano i due tavoli e li unì facendo molta attenzione a non rovinare la disposizione dell’argenteria o il vaso di fiori che poggiava al centro di ciascun tavolo.
«Grazie» disse Tom con fare caloroso senza ricevere risposta.
Non appena impugnò la forchetta per assaggiare il piatto fumante di tortellini ripieni di erbe e ricotta conditi con una deliziosa salsa di pomodoro e formaggio, sentì qualcosa di duro che picchiettava a terra.
«Mi spieghi perché ti porti sempre un bastone come un vecchio di 90 anni?!» chiese Tom appena Strify varcò la soglia seguito dagli altri membri della band.
«Precauzioni. Che cosa è successo qui?» urlò quasi quando notò che il loro tavolo era sparito ma che comparsa una lunga tavolata.
«Ho fatto unire i tavoli, così possiamo stare sempre insieme» rispose Tom con nonchalance mangiando i suoi tortellini.
«Ma è una cosa orribile» esclamò il cantante prendendo il posto più lontano dal chitarrista dei Tokio Hotel.
«Yu ti siedi vicino a me?» chiese Tom sorridente.
«Ma certo» rispose il chitarrista ricambiando il largo sorriso.
«Che. Cosa. È. Successo. Qui?»
Bill ripeté la domanda che già Strify aveva posto con fare ancora più shockato, scandendo ogni parola.
«Ciao fratellino, ho fatto unire i tavoli!»
«Tu sei pazzo» sussurrò Gustav, che intanto era entrato insieme a Georg e aveva assistito a tutta la scena, credendo di non essere sentito.
«Questo è un punto su cui siamo tutti d’accordo» gli fece eco Strify sotto lo sguardo schifato di Bill.
I due non si guardavano in faccia, evitavano ogni contatto visivo.
Non avrebbero potuto guardarsi senza esplodere dopo quello che era successo il giorno prima.
Eppure, nonostante Bill avesse aiutato l’altro in un momento di puro panico, nessuno dei due voleva mostrarsi cortese verso l’altro.
«Tutti tranne me almeno» disse infine Tom.
Il pranzo procedette in maniera piuttosto ordinaria. Ogni tanto qualche componente dei Tokio Hotel parlava in maniera gentile con un componente dei Cinema Bizarre di cose abbastanza scontate, come del tempo.
I due cantanti non si rivolgevano la parola e ogni volta che alzavano lo sguardo dal piatto si guardavano in cagnesco.
Tom e Yu invece si scambiavano effusioni sotto il tavolo. Ogni tanto i loro piedi si toccavano o qualcuno accidentalmente posava la mano sulla coscia dell’altro.
O improvvisamente, con la scusa che era caduta la forchetta sulla sedia di uno e che l’altro voleva aiutare a prenderla, le loro mani si intrecciavano e non volevano più staccarsi.
Ci volle davvero uno sforzo disumano da parte di entrambi per non baciarsi davanti a tutti.
«Uh, comunque io e Bill abbiamo preso i biglietti per il concerto di stasera!» esordì Tom.
Bill, che si trovava davanti a Tom, diede un calcio sotto il tavolo al fratello ma per qualche strano motivo prese la gamba di Yu che urlò più per la sorpresa che per il dolore.
«Scusami»
«Non azzopparmi il chitarrista proprio prima del concerto» si intromise Strify in un impeto di rabbia.
«Non fa niente, non preoccuparti sto bene» rispose Yu al posto di Bill.
“Strano” pensò il cantante “come mai la sua gamba sta davanti a quella di Tom?”
«E comunque stasera tenete gli occhi aperti perché ci saremo anche noi!» riprese Tom.
«Grandioso!» esclamò Yu senza neanche una punta di sarcasmo.

Le prove iniziarono molto presto, verso le quattro del pomeriggio perché poi in programma c’erano gli incontri con le fan e forse qualche intervista su quanto erano emozionati e cose così.
«Quello è un cafone, peggio del fratello, ecco perché lo odio» disse Strify.
«Tu lo odi solo perché è il fratello di Bill, a me invece piace moltissimo» affermò Yu.
«Yu caro» riprese Strify guardandolo negli occhi «Staremo qui solo per qualche altro giorno e poi ce ne ritorneremo a casa quindi non fare stupidaggini»
«Beh si potrebbe dire lo stesso di te, anzi già la stai facendo la stupidaggine»
«Perché che ho fatto?»
«Ci stai mettendo contro una band potente solo perché odi a morte il cantante per uno stupido motivo»
«Ti ricordo che quel tizio si è fregato i miei fan. È un pallone gonfiato e poi accusano me di copiarlo. Dimmi, perché dovrei copiare uno come lui?»
«Forse perché siete molto simili»
«Io non sono simile a quel cretino, io sono completamente opposto a lui» urlò isterico.
«Se ci credi tu»
«Ma cosa è questa puzza incredibile che c’è sul palco? Sembra che abbiano utilizzato un detersivo troppo forte. Io non la sopporto, mi farà venire i cinque minuti e sbaglierò qualcosa nelle canzoni e se io sbaglio licenzio tutti qui. Mi avete sentito?»
«Calmati!» urlò Yu notando che alcuni dei tecnici già si erano girati.
«E poi non sembra puzza di detersivo, sembra come se qualcuno avesse fatto sesso proprio qui» disse Shin, il batterista.
“Non dirlo” sembrava implorare Yu con gli occhi.
Strify diventò decisamente furioso sentendo quelle cose.
«Se becco chi è stato, gli metto il mio bastone dove non batte il sole» disse il cantante isterico, mimando il gesto.
Fortunatamente non lo sapeva, pensò Yu.
«Perché mi hai portato qui? Mi scoccio e ho caldo»
«Bill smettila di lamentarti una volta tanto»
Bill e Tom Kaulitz si mimetizzavano bene tra la folla che era talmente emozionata per il concerto da non accorgersi neanche della presenza dei due musicisti.
In realtà, però, i due erano davvero irriconoscibili.
Tom indossava un paio di pinocchietti di jeans che mettevano in risalto le sue gambe muscolose e perfettamente depilate, una canotta e un cappello che nascondeva le sue treccine.
Anzi per l’occasione si era fatto anche una piccola frangetta che scendeva sull’occhio destro.
Bill invece aveva una polo abbottonata fino al collo nera, pantaloni molto larghi presi dall’armadio del fratello neri e scarpe da ginnastica nere.
I capelli, sempre neri, non erano acconciati e neanche piastrati, infatti ricadevano ricci sulle spalle.
Sembrava si fosse preparato per andare ad un funerale.
Ogni tanto qualche guardia del corpo camuffata a pochi metri di distanza li guardava come per evitare un pericolo ma Bill si tranquillizzava subito.
Nessuno li aveva riconosciuti.
«Non volevo venirci. Non li voglio vedere mentre ci copiano palesemente»
«Non ci copieranno palesemente, non preoccuparti»
«E tu che ne sai?»
«Yu mi ha spiegato un po’ di cose che faranno stasera»
Bill si tolse i grandi occhiali scuri da sole firmati Dolce & Gabbana mostrando gli occhi color nocciola completamente struccati che suggerivano uno sguardo da killer.
«Ma sei scemo? Se lui ti dice le loro cose, noi dovremmo dire le nostre e loro ci potranno copiare meglio» urlò quasi Bill isterico.
«Sei paranoico, fratellino»
«E comunque stai passando un po’ troppo tempo con quel chitarrista, non mi piace per niente, nessuno di quella band mi piace»
«A cominciare da Strify, non è vero? Eppure stareste bene insieme»
Bill si prese un ciuffo di capelli e cominciò ad attorcigliarlo intorno al dito per scaricare la tensione prima di urlare in faccia al fratello.
Una fan cominciò ad urlare disperata.
Questo era il segno che il concerto stava incominciando.
E infatti le luci di sala si spensero e dopo neanche un minuto comparve Strify sul palco presentando uno alla volta gli altri membri della band e ringraziando i fan per essere venuti.
Bill notò con disappunto che molte delle ragazze presenti a quel concerto erano le stesse che aveva visto dallo stesso palco due giorni prima.
Quel cretino biondo voleva fregargli i fan.
Ora anche lui voleva avere un bastone per alzarsi di corsa, salire sul palco e picchiare a sangue il biondo.
Ma Strify sembrava strano, forse preoccupato per qualcosa.
Ma fortunatamente nessuna fan ci fece caso.

«All we need is fantasy, all to be we want to be»
“E io ne ho tanta di fantasia” pensò il cantante mentre recitava i versi di una delle sue canzoni preferite.
Non dovevano dirgli che Bill e Tom sarebbero stati presenti a quel concerto.
Si guardava in giro cercando di notare il viso angelico del cantante moro ma non riusciva a vedere niente di familiare, probabilmente a causa della luce che illuminava solo le prime file.
Ogni tanto vedeva qualche ciuffo scuro e si rassicurava ma ben presto si rendeva conto che la figura davanti a sé non era Bill Kaulitz ma l’ennesima ragazza urlante.
Aveva solo immaginato che quello fosse Bill Kaulitz.
E la scena si ripeteva per molte volte.
“Forse non sto bene” si ripeteva Strify mentre continuava a guardare in giro.
Ad un certo punto ebbe un’idea.
«Facciamo accendere le luci, voglio vedere il mio pubblico»
E così fu. Le luci si accesero senza esitazione, illuminando anche le ultime file del parterre e gli spalti, dove probabilmente erano i due musicisti.
«Come siete belli questa sera» disse Strify sorridendo e attirando le urla delle ragazze.
Ma lui non voleva vedere loro, voleva solo scorgere Bill. Anche un ciuffo di capelli sarebbe bastato.
Ma niente, chissà come si era camuffato bene.
“Kaulitz dove sei andato a finire?”
La musica iniziò e gli toccò cantare Silent Scream.
«I don't need no fakes around me, all I want is you to be with me, here I am»
Come gli faceva male cantare quella canzone.
Per qualche strano motivo quelle parole così dolci gli ricordavano il mattino in cui si era alzato con la testa sul petto caldo del Kaulitz.
“Strify sei un cretino” mormorò tra sé e sé mentre cercava di cacciare quei pensieri.
Il concerto stava finendo e mancava solo una cosa che aveva in programma da fare: chiamare qualcuno sul palco.
Le luci si accesero di nuovo e Strify indicò una ragazza con la pelle chiara e i capelli scuri lisci.
E dopo baci e abbracci cominciarono a cantare insieme.
Ma ad un certo punto Strify si bloccò, fortunatamente in una parte della canzone in cui non doveva cantare.
Improvvisamente gli parve che la ragazza vicino a lui fosse scomparsa e fosse comparso invece al suo posto Bill Kaulitz.
Fortunatamente la distrazione fu solo di un secondo e non danneggiò la performance anche se tutti, fan compresi, notarono uno strano cambiamento nell’espressione del cantante.
Ma la cosa peggiore era che Strify aveva davvero voluto che vicino a lui ci fosse stato Bill.
La ragazza se ne andò sorridendo e il cantante chiuse il concerto augurando a tutti una buona notte.
E comunque si guardò intorno cercando Bill Kaulitz.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 2/11/2012, 14:45




Capitolo 9 nessuno ti crederà

L’afterparty non fu migliore.
Strify aveva deciso di divertirsi e lo stava anche facendo, insieme a tutti gli altri membri della band.
Non avevano invitato molta gente, erano solo loro, i numerosi tecnici, il manager e qualche fan fortunato che era riuscito ad eludere la sicurezza.
Era solo una piccola festa per celebrare il successo del concerto.
E giustamente anche Strify voleva festeggiare, affogando tutte le preoccupazioni e i pensieri che aveva provato durante il concerto nell’alcool.
“Maledetto Bill Kaulitz” pensò conducendo la causa di tutti i suoi problemi a quel cantante.
Si ubriacò talmente tanto che ad un certo punto non riuscì più a distinguere le figure intorno a sé e non riuscì neanche più a capire se era seduto o no.
Tutto il mondo girava.
Era ora di salutare gli altri e di andare nella sua stanza, dove avrebbe dormito bene, con gli occhi chiusi e la bocca aperta a causa dell’alcool.
Forse avrebbe anche russato.
“Bene, così sveglierò quello scemo” si disse soddisfatto.
E poi il giorno dopo si sarebbe svegliato normalmente, come se niente fosse successo.

Trovare la sua porta fu quasi un dramma dato che la vista del cantante era completamente annebbiata ma alla fine Strify, abituato a maneggiare situazioni ben peggiori, raggiunse la stanza, frugò nella grande borsa che aveva portato con sé, prese le chiavi e finalmente entrò.
E si buttò sul letto senza neanche infilarsi sotto le coperte, tanto non faceva molto freddo.
Ebbe solo la forza di indossare il suo pigiama bianco portafortuna che amava tantissimo.
Ma, purtroppo, la notte non andò come aveva desiderato. L’alcool gli aveva dato alla testa e il suo subconscio ne subiva le conseguenze.

La sua mente era tornata al giorno prima, quando improvvisamente era venuta la tempesta dopo una bella giornata soleggiata.
Bill Kaulitz era entrato dalla porta e si era coricato dietro di lui mentre il povero ragazzo biondo non riusciva a fare altro che piangere ed urlare.
E il moro aveva messo le sue mani calde sotto la maglia del biondo e l’aveva sfilata completamente.
E poi con molta delicatezza, senza far capire le sue vere intenzioni, aveva buttato via anche la sua canotta nera che quel giorno aveva usato per dormire.
Strify poteva vedere la parte superiore del suo pigiama gettata sul pavimento, completamente bagnata dalle lacrime che formavano una macchia irregolare vicino all’orlo e rendevano la maglietta trasparente.
Si poteva scorgere persino la marca dietro.
Bill allora, con aria maliziosa, aveva poggiato le mani sull’elastico del pantaloni bianchi extralarge del biondo spingendoli verso il basso come se volesse abbassarli.
E qui Strify, in un attimo di incoscienza, si era girato poggiando la sua testa sul petto nudo dell’altro e aveva posto fine al pazzo gesto di Bill, che si era limitato soltanto a toccargli il sedere, senza fare altro.
Questi ricordi tornarono improvvisamente nella mente del biondo, come un fulmine a ciel sereno.
Aveva rimosso quelle cose. L’unica cosa che ricordava di quel giorno era che Bill Kaulitz era entrato nella sua camera e lo aveva soccorso in un momento di puro panico.
Ma aveva formulato diversi dubbi quando si era svegliato, vedendo i suoi vestiti a terra.
Dubbi che erano rimasti irrisolti, almeno fino a quella sera.
Se solo non si fosse girato proprio in quel momento…
Ma Strify lo avrebbe scoperto presto.
Per qualche strano motivo non riusciva a muoversi, era come se il suo corpo fosse bloccato o meglio pietrificato.
E quindi non si girò.
Bill continuò a lavorare sui suoi pantaloni, abbassandoli solo quanto bastava per scoprire il sedere.
Strify era quasi nudo, era praticamente rimasto in mutande ma non ancora per molto.
Il moro sfilò i boxer dell’altro, facendoli arrivare al livello dei pantaloni e lasciando il sedere del biondo scoperto.
Il cantante dei Cinema Bizarre ebbe un gemito per il contatto con l’aria fredda dato che Bill non si era neanche degnato di coprire entrambi con una coperta.
E i gemiti diventarono urla quando il moro penetrò il biondo senza neanche un po’ di delicatezza.
Strify poteva sentire Bill dentro di sé che si muoveva in maniera sempre più veloce, senza importarsene dei gemiti di dolore del biondo.
“Bill, basta” voleva dire Strify ma per qualche strano motivo le sue labbra non si aprivano.
Bill posò le mani sul petto del biondo e le gambe sulla sua pancia per attirarlo a sé e per approfondire l’atto.
Strify alternava gemiti e urla.
Anche Bill gemeva, ma di piacere.
“Almeno lui si diverte” pensò Strify con sarcasmo.
Un altro boato provocato da un tuono si sentì dalla finestra ma Strify non solo non riuscì ad urlare ma non ne aveva neanche voglia.
Era concentrato su altro.
Ad un certo punto, Bill accelerò il movimento, ansimando sempre più forte, fino a quando il biondo non si sentì bagnato di un liquido biancastro che riconobbe subito.
E allora il moro rise soddisfatto.
Solo in quel momento Strify poté girarsi e la scena riprese il suo corso: il biondo poggiò la testa sul petto dell’altro e si addormentò.

Ma il cantante biondo si svegliò tutto sudato e con le lacrime agli occhi.
Ringraziando il cielo era stato solo un brutto sogno.
Un vero e proprio incubo.
Però la situazione non cambiava.
Se solo non si fosse girato in tempo, Bill gli avrebbe fatto quelle cose orribili.
“Buono” pensò il biondo con un fare di sarcasmo “potevo finalmente rovinargli la carriera”.
Ma non l’avrebbe mai fatto, non a così caro prezzo.
Quel maniaco la doveva pagare solo per aver pensato una cosa del genere.
E così Strify, con una improvvisa scarica di adrenalina provocata dall’alcool che non aveva ancora smaltito, prese il suo adorato bastone che avrebbe usato come arma contro quel maniaco e si avviò barcollando verso la camera di Bill Kaulitz.
Non bussò neanche, piuttosto tirò un calcio contro la porta, che barcollò.
Fortunatamente, dato che loro erano famosi, erano stati posizionati su di un piano vuoto. Quindi potevano anche ammazzarsi, nessuno li avrebbe sentiti.
Bill corse subito alla porta, pensando subito al terremoto o a qualche altro disastro ma, invece, si trovò davanti Strify completamente struccato, vestito nel suo pigiamone bianco e con il suo fidato bastone dalla punta argentata tra le mani.
E sembrava stesse piangendo.
«Che cosa c’è?» chiese Bill assonnato e anche estremamente arrabbiato.
«Tu, Bill Kaulitz, sei un violento, un maniaco, un predatore, non so neanche io come definirti, mi fai schifo»
«Hai finito con i complimenti? Io vorrei andare a dormire»
«No, invece, mi ricordo di tutto quello che volevi farmi e lo andrò a dire in giro, io ti rovino»
Ma non fece neanche in tempo a finire il discorso che già Bill lo aveva afferrato per la maglia, portandolo dentro la sua camera.
«Che cosa andrai a dire in giro?» chiese arrabbiato ancora tenendolo per la maglia e strappandogli via il bastone che roteò in un angolo della stanza, lontano dal biondo.
«Che tu volevi violentarmi!» rispose Strify urlando e portandosi in avanti per raccogliere il bastone o almeno per scappare via.
Ma Bill, che negli ultimi mesi aveva seguito il consiglio del fratello e si era fatto crescere i muscoli con un estenuante allenamento in palestra, lo sbatté contro il muro con violenza.
Fortunatamente nessuno lo poteva sentire.
«Strify tu sei uno stupido. Non ti immagini neanche quanto sei stato fortunato, persone molto simili a te non sono state così fortunate e ora vanno in giro a dire cose al primo giornalista che trovano. Ma, naturalmente, nessuno rischia il suo lavoro per qualcosa a cui non crederebbe nessuno»
«A me crederanno, invece» urlò Strify che non aveva perso neanche un briciolo del suo coraggio.
«Sei ubriaco e hai fatto un brutto sogno, tutto quello che ti sto dicendo fa parte del tuo sogno, vattene e continua a dormire»
«Io so che è tutto vero, l’alcool non mi rende scemo fino a tal punto»
«No ma ti rende scemo al punto che vai dritto dritto dall’unica persona da cui non devi andare…»
«Sei un maniaco, Kaulitz, l’ho sempre detto che c’era qualcosa di storto in te»
«Beh, allora testiamo quanto sono pazzo» disse infine abbassandosi i pantaloni.
«Stai scherzando spero» disse preoccupato il biondo.
«Per niente» rispose Bill infilando le mani nei boxer dell’altro e palpandogli il sedere «Ah, non sembrava così sodo da sopra i pantaloni»
«Tu sei pazzo, Bill» cominciò a piangere Strify.
Bill era pronto.
L’aveva fatto già tante volte con persone diverse, perché ci stava mettendo tanto tempo con lui? Forse perché voleva godersi la sua vittoria fino in fondo.
Il moro guardò Strify negli occhi pieni di lacrime ma non ebbe pietà.
Si avvicinò sempre di più con chiare intenzioni ma, invece di far del male al biondo, lo baciò.
E Strify ricambiò il bacio.
In quel bacio non c’era niente del Bill violento che aveva conosciuto pochi secondi prima, non c’era malizia, non c’era perversione.
Ma sembrava ci fosse qualcosa come…amore.
E allora Strify comprese la triste verità.
Nel sogno poteva urlare ma non dire al moro di fermarsi, poteva muoversi ma non al momento giusto.
Perché lui non voleva muoversi.
Voleva che Bill continuasse.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 11/11/2012, 16:48




Capitolo 10- don't you mess with my heart

Il sole non tardò a sorgere quella mattina e spuntò piano piano con la sua luminosità sempre maggiore dalla finestra oscurata dalle spesse tende color giallo oro.
Strify si svegliò trovando Bill accanto a lui.
Per qualche strano motivo i due si ritrovavano sul letto del moro, uno vicino all’altro in un abbraccio.
Bill cingeva la vita del biondo e l’altro, quasi per ricambiare, poggiava la testa sull’incavo del collo del moro, annusando il buon profumo di Bill, un misto di rose ed altri fiori che non distingueva.
«Bill» chiamò Strify con voce debole e ancora assonnata.
«Buongiorno» sussurrò Bill svegliandosi.
«Dovremmo far così ogni mattina» disse piano Strify appoggiandosi contro il torace dell’altro.
«Ma certo»
Bill staccò una mano dalla vita del biondo e la poggiò sul viso di quest’ultimo, accarezzandogli la guancia.
Chissà perché alla luce del sole quell’uomo non assumeva un’aria così minacciosa, anzi aveva un viso dolce e delicato, quasi femmineo.
Dopotutto non gli era sembrato neanche tanto pericoloso la notte prima, innocente e ingenuo nel suo pigiama bianco come se fosse un bambino troppo cresciuto.
Chissà perché in tutti quegli anni si era fatto tanti problemi su di lui.
«Ho fatto un sogno bruttissimo» riprese Strify.
«Parlamene, sempre se vuoi»
«Non c’è molto da dire, io mi addormentavo, facevo un sogno in cui tu eri, non saprei definirti, una persona strana, e poi correvo nella tua stanza e… ci credi se ti dico che volevi violentarmi?»
Per Bill non c’era occasione migliore.
Poteva dire che quello era davvero stato solo un sogno orribile, poteva ridergli in faccia e scherzare con lui dicendo quanto fossero assurde le sue idee e così avrebbe salvato la sua reputazione.
Non avrebbe rovinato neanche la reputazione dell’altro, che altrimenti sarebbe passato per qualcuno che inventava stupidaggini solo per mettere in difetto un rivale, un debole, un pazzo in poche parole.
Ma non pensò subito a questo, si concentrò sul suo egoismo.
Non sarebbe stata la cosa giusta ma lui sarebbe stato salvo almeno.
Poi improvvisamente si rabbuiò, pensando che la sua coscienza non avrebbe retto tanto.
Aveva retto cose ben peggiori in quegli anni ma per qualche strano motivo non riusciva neanche ad immaginare di danneggiare anche minimamente quella persona.
Non ci era riuscito neanche la notte prima.
«Strify, non era un sogno»
Improvvisamente il cantante biondo alzò la coperta sopra di loro e scoprì di essere solo in boxer.
Si sedette di scatto e nel giro di mezzo secondo notò i suoi pantaloni scomposti ai piedi del muro che divideva le loro camere e il bastone poggiato in un angolo della stanza, proprio sotto la finestra, dietro una sedia dove non avrebbe mai potuto prenderlo in poco tempo.
Cominciò a piangere, portandosi le mani agli occhi per non farsi vedere.
Ma i suoi singhiozzi si sentivano.
«Zitto, calmati, non preoccuparti, ci sono io con te» disse Bill abbracciandolo e facendolo sdraiare di nuovo mentre ancora il biondo piangeva.
«Lasciami maniaco, non voglio neanche immaginare quello che mi hai fatto»
I ricordi gli tornarono alla mente.
Bill lo aveva sbattuto contro il muro e si era abbassato i pantaloni, prima di infilargli le mani nel boxer e tastargli con forza il sedere.
E poi lo aveva baciato.
Ma Strify non ricordava niente di quello che era successo dopo. Forse il bacio faceva parte dei preliminari e dopo…
No, era meglio non rievocare quei ricordi e lasciarli nel dimenticatoio.
Bill prese le mani del biondo scontandole dal suo viso e si avvicinò a lui, guardandolo negli occhi.
«Io non ti ho fatto nulla, volevo farti cose… a cui è meglio che non pensi, ma alla fine non ho fatto niente. E non ti farò del male, è più forte di me, non ci riesco per qualche strano motivo»
«No, non è vero, tu mi stai solo ingannando»
«Ragiona, se io ti stessi dicendo il falso, tu ora ti sentiresti decisamente dolorante»
Beh, in effetti era vero.
Si calmò e lentamente lasciò che la ragione dominasse l’impulsività.
Bill aveva ragione. Personalmente non aveva mai visto cose del genere ma ne aveva sentito parlare in alcuni film polizieschi.
Rievocava i volti di ragazzine urlanti e scomposte in pozze di sangue.
Di certo quella non era la sua situazione.
«Ti credo>> disse infine.
Bill sorrise.
«Ma come mai non mi hai fatto niente? Sembravi così determinato» chiese successivamente il biondo.
«Non lo so»
«Che significa che non lo sai?»
«Volevo farti del male ma alla fine qualcosa mi ha bloccato, non so neanche io cosa»
«Ma mi hai baciato…»
«Si, l’ho fatto e mi è anche piaciuto»
«Anche a me è piaciuto» disse Strify esitando.
«Mi sa che hai ragione, sono davvero pazzo»
«Certo che lo sei! Poi che è successo?» chiese Strify cercando di ricordare, ma nella sua testa i ricordi non erano sfocati, erano completamente assenti.
«Poi ti sei accasciato contro la parete, pensavo ti fosse venuto un infarto o qualcosa di simile ma per fortuna ti eri solo addormentato per l’alcool. Allora ti ho preso in braccio e ti messo nel letto, sotto le coperte. E mi sono sdraiato vicino a te»
«Certo che tu sei strano, sai essere estremamente cattivo ed estremamente gentile»
«Modestamente» disse Bill rivolgendogli un sorriso che faceva vedere anche i denti.
Strify afferrò il volto del moro e lo baciò.
Bill, naturalmente, ricambiò il bacio, che fu incredibilmente appassionato, tanto che anche i loro piercing sembrarono gradire.
Strify lasciò con una mano il viso dell’altro e la pose dietro la sua testa, avvicinandolo a lui per intensificare il bacio mentre il moro continuava ad accarezzare i capelli biondi e neri dell’altro.
Alla fine il biondo si staccò con molta riluttanza e i due si guardarono negli occhi.
«Bill avrei preferito che mi violentassi» disse infine.
«Lo avrei preferito anche io» rispose Bill capendo che Strify si riferiva al fatto che i due stavano entrando in un tunnel che probabilmente era senza uscita.

Questa volta fu Tom a bussare alla porta di Yu, portando una vistosa borsa nera di pelle, ovviamente finta, Gucci che aveva preso in prestito dal fratello.
«Chi è?» chiese il chitarrista.
«Sono Tom!»
Yu si precipitò ad aprire la porta.
«Tom ma che piacere vederti» esclamò con un caloroso sorriso.
Tom non poté fare a meno di guardare l’altro chitarrista, che aveva addosso solo dei pantaloni neri aderenti e lasciava scoperto il torace e le spalle, coperti di vari tatuaggi.
Tom diede molta attenzione, oltre alle scritte in giapponese di cui non capiva il significato, alla fenice sul suo petto che aveva accarezzato solo qualche giorno prima.
Era incredibile.
Erano passati solo due giorni da quando Tom aveva incontrato Yu ma già sentiva nascere un certo sentimento per lui.
Forse era solo troppo ingenuo.
Tom, preso a guardare i muscoli pronunciati coperti di tatuaggi dell’altro, quasi si scordò di avere una borsa con lui e, guardandosi intorno credendo che ci fossero occhi indiscreti, cacciò un vistoso bouquet di rose rosse.
«Per te» disse Tom.
«Tom, ma non dovevi, sono così…bellissime. Grazie» rispose Yu con le lacrime agli occhi per la commozione.
Nessuno aveva fatto una cosa del genere per lui.
«E, comunque oggi io non avrei niente da fare e ho sentito che alcune bodyguards vanno a fare un picnic nella foresta e mi hanno confermato che quel posto è completamente isolato. Magari, sempre se sei libero, potremmo andare anche noi, naturalmente da soli, solo io e te» aggiunse con imbarazzo.
«Tom Kaulitz, mi piacerebbe molto accettare il tuo invito»
«Bene, meraviglioso, allora ci vediamo per, diciamo, mezzogiorno, davanti camera mia»
E Tom se ne andò sorridendo ancora.
Yu aspettò che Tom fosse ormai lontano e rientrò nella stanza.
«Chi era?» chiese la ragazza che stava sdraiata, nuda, sul suo letto.
«Nessuno, non preoccuparti» disse Yu, togliendosi i pantaloni e buttandosi sulla ragazza.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 19/11/2012, 17:47




Capitolo 11-quello strano picnic nella foresta

Il posto era davvero bello come dicevano.
Yu e Tom si trovavano quasi sperduti in una radura, completamente immersi nella luce del sole che passava attraverso gli alberi verdi. Già stavano spuntando i primi fiori e la terra intorno a loro era piena di piccoli puntini gialli, viola e rosa.
Insomma, era un luogo davvero paradisiaco.
I due avevano steso una tovaglia leggera di cotone rossa con dei pallini bianchi e si accingevano ad avere il loro picnic.
«Sono proprio contento di essere venuto» sussurrò Yu cingendo da dietro la vita dell’altro.
«Te l’avevo detto che non te ne saresti pentito, tu allora non mi credi?» disse Tom con il suo fare giocoso.
Yu nascondeva bene la sua preoccupazione.
Erano passati solo pochi giorni ma già sentiva di provare un sentimento forte per Tom, non era amore, certo, perché non credeva nell’amore a prima vista, ma era qualcosa di molto simile.
Ma da quando aveva conosciuto Tom non era stato del tutto sincero con lui.
Yu non era un tipo romantico, non gli piaceva trattare male le persone ma non voleva neanche rinunciare alle sue passioni e ai suoi desideri.
Insomma, voleva fare tutto quello che gli passava in mente senza pensare alle conseguenze.
E, in quei giorni, non aveva fatto altro che tradire il povero chitarrista dei Tokio Hotel.
Lo aveva tradito con la cameriera, con una commessa, con la signora delle pulizie, con Kiro, con il tizio che portava i bagagli e con le numerose groupies che si erano presentate la sera prima all’afterparty.
Ma, nonostante tutto, continuava la sua relazione con Tom come se niente fosse, mostrandosi come il più gentile ed onesto degli uomini.
E, per qualche strano motivo, Tom gli credeva.
Forse anche lui si era innamorato.
«Ma certo che ti credo, io ti credo sempre, piccolo mio» continuò a dire Yu nell’orecchio di Tom, spostando le treccine scure per mordergli delicatamente l’orecchio.
Tom si girò di scatto, staccandosi dal moro con le ciocche rosse.
«Vedo che hai fame, mi stai divorando l’orecchio. Bene» disse cominciando a cacciare cibo avvolto nella carta dal cestino di paglia in stile film americano che aveva comprato qualche giorno prima proprio per l’occasione <> esclamò infine cacciando dal cestino due ghiaccioli.
«Tom, per caso hai intenzione di rapirmi e di portarmi via per giorni interi con tutto questo cibo?»
«L’idea non sarebbe male. Si, avevo intenzione di farlo, infatti» disse e prese un paio di manette di ferro circondate da piume rosa dal cestino << volevo proprio legarti vicino a quell’albero e tenerti qui con me per giorni. Sarebbe stato il nostro segreto»
Yu rise di gusto.
«Sei proprio il mio bellissimo e pazzerello Tom» esclamò prendendo il suo volto tra le mani e baciando le labbra rosse.
Forse quel giorno Tom aveva messo un filo di rossetto.
Il moro con le treccine, naturalmente, non rifiutò di ricambiare il bacio.
«Anche tu sei bellissimo» sussurrò Tom quando il baciò finì, le loro facce ancora vicine.
Occhi nocciola in occhi color ghiaccio.
«Bene, però ora mangiamo che sto davvero morendo di fame» disse improvvisamente Tom mentre il sorriso gli tornava sulle labbra e cacciava un pacchetto di pop corn dal cestino che, così piccolo, conteneva tutte quelle cose.
«Vuoi?» chiese al suo vicino offrendo il sacchetto.
«Certo» rispose l’altro chitarrista mettendo una mano nel sacchetto e poggiando l’altra involontariamente sulla coscia di Tom.
«Scusami, non volevo» si scusò Yu, diventando rosso in volto.
«Non preoccuparti, lasciala pure là»
«Davvero?»
«Certo, perché no? Non mi dà fastidio»
«Va bene allora>> rispose calorosamente Yu che non perse tempo e tastò subito la parte più alta della gamba dell’altro.
Tom prese il volto di Yu con una certa violenza che non gli apparteneva.
«Devi essere sempre te stesso con me, hai capito? Non trattenerti, se vuoi fare una cosa falla»
Yu non rispose ma da quella posizione vide le labbra carnose e leggermente aperte dell’altro sempre più vicine e le baciò senza esitazione, dopotutto lo stesso Tom gli aveva dato il permesso di farlo.
Dopo un periodo di tempo indefinito, i due si staccarono quasi vogliosi di ricominciare a baciarsi.
Tom posò nel cestino il pacchetto di patatine ormai finito, tirò fuori il ghiacciolo rosa che non si era ancora sciolto e cominciò a leccarne la punta.
«Cosa c’è?» disse non appena si accorse che Yu lo stava guardando con gli occhi sgranati.
«Niente» rispose l’altro con nonchalance.
«No, dai ora me lo dici»
«Niente di che, è solo che sei molto sexy mangiando il gelato, stavo pensando ad una cosa stupida…»
Ma non fece neanche in tempo a parlare che Tom intuì cosa c’era nella sua testa e, con un gesto fulmineo, sbottonò i pantaloni dell’altro e riservò alle sue parti intime lo stesso trattamento che aveva riservato attimi prima al gelato.
Yu era sbalordito, ma non si oppose.
Tom, tenendo il membro dell’altro con una mano, cominciò a leccarne la punta, che diventò sempre più bagnata mentre l’altro gradiva sempre di più quella situazione, e poi continuò a leccare anche i lati, arrivando sempre più giù fino a toccare i testicoli.
Yu, intanto, accarezzava le treccine di Tom come per incitarlo a continuare.
Poi Tom, muovendosi sempre con delicatezza, aprì la sua bocca e fece entrare quella parte del corpo dell’altro e ricominciò dalla punta, questa volta succhiando.
Sembrava quasi che lo stesse baciando.
Non appena il ragazzo con le treccine sentì che l’altro era pronto, aprì di più la bocca e infilò lì l’intero membro, permettendo che il liquido biancastro fluisse verso la sua gola e, infine, verso il suo stomaco.
Quando ebbe finito si alzò, felice del fatto che non era rimasta neanche una goccia bianca sulle sue labbra perfette, e si mise a sedere nella posizione di prima.
«Sbalorditivo» disse Yu, quasi ansimando.
«Ti è piaciuto?»
«Certo che mi è piaciuto, è stato…wow non so come descriverlo>>
«Wow mi basta» rispose Tom sorridendo.
L’altro poggiò la testa sulle gambe del chitarrista con le treccine, quasi triste.
«Che c’è?» chiese Tom lasciando andare il suo usuale sorriso.
«Voglio stare sempre con te, non voglio mai staccarmi da te» disse.
Ma in realtà si sentiva in colpa per tutto quello che aveva fatto a quel povero ragazzo.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 18/12/2012, 18:03




Capitolo 12-odi et amo

«Bill, non credi che dovremmo alzarci?» mormorò Strify quella mattina, ancora attaccato al petto del moro.
«Che fa che ci saltiamo la colazione?» disse Bill contrariato.
«E se ci scopre qualcuno? Insomma ci saranno tutti, manchiamo solo noi»
«Hai ragione» sospirò infine Bill «Ma io credo che non scenderò lo stesso, non so come farei davanti agli altri. Tutti si aspettano che ti odi, che ti critichi e non so cosa ed invece tu sei qui con me e io non voglio lasciarti»
«Se ti può far stare meglio, io ti odio ancora»
«Ma anche io ti odio, e peggio di prima perché mi stai cacciando in un mare di problemi»
«Ah e i miei problemi non contano? Sai che influenza avrà questa cosa sul mio umore? Non riuscirò più a guardarmi allo specchio»
«Tanto alla fine ti concerai sempre da sembrare una mia cattiva imitazione» disse il moro pensando di non essere sentito.
«No, tu non l’hai detto» urlò Strify alzando la voce.
«Si che l’ho detto, perché tu davvero vorresti dirmi che in cuor tuo sai che non è vero? Ma fammi il piacere»
«Ecco, è questo che mi fa uscire matto. Io mi costruisco un’immagine, faccio delle bellissime canzoni e continuano a dire che ti copio, tutto il mio successo è annebbiato solo per una mia vaga somiglianza a te»
«Vaga somiglianza? Ma se perfino il tuo timbro di voce è simile al mio, ci sarà un motivo»
«Si, che tu copi me perché sei solo invidioso del successo che potrei avere. Se ci penso, ha un senso, prima che noi diventassimo famosi tu non eri così estremo come noi, avevi solo i capelli strani, i piercing, i tatuaggi ed il trucco ma per il resto eri ordinario»
«Ordinario io? Ma se sono sempre stato speciale in tutto, persino quando non ero famoso. Tu invece mi hai copiato spudoratamente sin dall‘inizio della tua carriera»
«Non è assolutamente vero, come facevo a copiarti se mi facevi schifo. Mi hai sempre fatto schifo, eri un ragazzino brutto ed egocentrico, credevi di essere chissà chi ma invece non eri nessuno»
«Continua» lo incitò Bill.
«Eri solo un arrogante stupido e le tue canzoni mi facevano vomitare»
«Interessante»
«Ma mi stai almeno ascoltando?»
«Si, sono tutto orecchi»
«E queste cose non ti toccano per niente?»
Bill rise di gusto, gettando all’indietro la testa.
Poi, con la sua forza decisamente esagerata, si buttò sul biondo, bloccandolo con le mani in modo da impedirgli di scappare.
«Ma che cosa ti prende?» urlò Strify isterico.
«Mi sta tornando la voglia di violentarti»
Strify cominciò a sgranare gli occhi.
«Non preoccuparti» disse Bill cercando di rassicurarlo «Farò subito, guarda neanche una mezz’oretta e finisco e poi tutti i nostri problemi finiranno, io continuerò ad odiare te e tu odierai me»
«Non voglio»
«Non preoccuparti, rilassati e non sentirai niente» disse, prendendo le gambe dell’altro ed aprendole di scatto.
Strify ricominciò a piangere cercando di chiudere velocemente le gambe ma Bill gliele bloccava con le mani, intuendo le sue intenzioni.
«E smettila di divincolarti sennò ti faccio più male»
«Lasciami stare» cercò di urlare Strify ma la sua voce era più simile ad un soffio.
«Cosa sono allora?»
«Un maniaco, un pazzo» disse Strify con voce flebile.
«E però così non va bene, devi urlare, sbattermi le cose in faccia, devi farmi eccitare come prima»
Strify ormai piangeva a dirotto, rinunciando a riprendere il controllo del suo corpo.
Almeno su una cosa concordava con Bill, così sarebbe finito tutto subito e niente più problemi.
«Mi fai schifo, sei un fallito, un maniaco, uno stupratore, il tuo successo non durerà, prima o poi si scorderanno di te»
«Continua» lo incitò Bill mentre toglieva le mani dalle gambe dell’altro capendo che non c’era più bisogno.
In meno di un secondo sfilò i suoi pantaloni ed abbassò quelli del biondo giusto quello che bastava, portandoli sotto le ginocchia.
Strify porto la testa di lato e guardò il muro alla sua sinistra, dietro il quale si trovava la sua camera.
Immaginò di essere lì in quel momento, al sicuro, chiuso a chiave dove nessuno gli avrebbe fatto del male.
Bill prese la testa del biondo e la mise dritta, aggiungendo un altro cuscino sotto di essa in modo da non fargli male al collo.
«No, concentrati sui miei occhi. Ascolta le mie parole» sussurrò Bill.
Strify lo fece e ne rimase soddisfatto.
Bill aveva dei lineamenti così belli, dolci, quasi femminei e quegli occhi, non c’erano parole per descrivere gli occhi del moro che sembravano prendere un color caramello caldo con mille scintille a contatto con la luce del sole.
Di certo Strify riuscì a rilassarsi almeno un po’ e questo non sfuggì a Bill, che si sentiva sempre più pronto.
«Bill Kaulitz, sei l’uomo più schifoso che abbia visto sulla faccia della terra» disse Strify con voce normale nonostante le lacrime continuassero a rigare il suo bel volto.
Bill si limitò ad avvicinarsi ancora di più al biondo finché i loro visi non furono a meno di due centimetri di distanza.
«Pronto, Strify?»
Il biondo esitò ma alla fine annuì, sempre concentrato sugli occhi del moro.
Ma anche Bill era troppo concentrato su quel volto dai lineamenti così dolci, così simile al suo, che stranamente non presentava nessun accenno di paura.
Bill si portò in avanti verso l’apertura dell’altro, sentendo che era venuto il momento.
Ma si fermò di colpo.
C’era qualcosa nella sua testa che gli urlava di non farlo, qualcosa più forte di lui che lo fermava.
«Strify?» sussurrò Bill.
«Dimmi»
«Non ci riesco»
«Ansia da prestazione, Bill?»
«Ma che ansia da prestazione!» urlò il moro spingendo con tutte le sue forze verso l’apertura dell’altro ma bloccandosi di colpo a pochi millimetri di distanza.
Poi ebbe un’illuminazione.
Non gli avrebbe fatto del male, non lo avrebbe violentato.
Si avvicinò questa volta con delicatezza e, finalmente, penetrò il biondo.
Strify non urlò né per il dolore che comunque non sentì né per la sorpresa ma ansimò dal piacere.
E poi sgranò gli occhi chiedendosi perché lo aveva fatto.
Bill allora pensò che, come lo aveva fatto una volta, lo poteva fare anche altre volte ma in modo più forte.
Ma tutti i tentativi erano inutili perché il solo pensiero di fare del male al biondo lo bloccava.
«No» piagnucolò buttandosi sul corpo del biondo. «Strify scusami, non ci riesco proprio»
«Meglio così» rispose l’altro sorridendo.
Bill si raddrizzò, alzandosi per andare via dal biondo.
«No!» gli urlò Strify.
«Cosa c’è?» rispose Bill.
«Resta su di me»
Bill si ritornò a sedere sulle gambe del biondo, portandosi sul suo petto e cominciando a piangere.
Strify lo afferrò, portando le mani sulla sua schiena, come per consolarlo.
Bill non riusciva a fare del male all’altro.
Non voleva stuprarlo, voleva solo fare sesso con lui.
Con il suo peggiore nemico.
E l’altro voleva la stessa cosa.
«Siamo fregati» disse Strify mentre Bill alzava la testa per guardarlo negli occhi.
«E così tu sei il mio nuovo ragazzo» sibilò il moro.
«Tra tutte le persone che esistono al mondo, proprio me dovevi scegliere?»
«Già, ho scelto il peggiore»
Strify diede uno schiaffo sul collo dell’altro.
«Cosa c’è?» domandò Bill.
«Io so essere un bravo fidanzatino»
Entrambi scoppiarono istintivamente a ridere.
«Forse dovremo veramente scendere a fare colazione, si staranno chiedendo dove siamo» propose il moro.
«Credo che tu abbia ragione»
Bill si fece per alzare ma il biondo lo bloccò, poggiandogli saldamente le mani sul sedere.
«Ah, neanche il tuo è così male, ci potrei fare un pensierino» esclamò Strify.
«Dovrai aspettare prima che il tuo si sia stancato, diciamo uno o due anni» disse Bill ridendo.
«Se andiamo di questo passo ne passeranno anche di più. Se però ricominci a fare il maniaco ci vorrà molto di meno, ancora una volta mi conviene che tu sia un maniaco»
«Non posso credere che sia successo questo»
«E io non posso credere che ho passato i migliori momenti di questi giorni a piangere. Ed ogni volta tu eri con me»
«E molte volte ti ho fatto piangere io»
«Hai ragione, sei proprio un cattivo ragazzo»
«Come faremo con gli altri?»
«Non lo so, davvero»
«Potremo vederci di nascosto, dirlo a loro ma tenere le telecamere lontano dalla nostra relazione, sai anche Tom e Georg hanno fatto così quando sono stati insieme»
«Tom e Georg sono stati insieme? Mi dispiace per Georg, dover sopportare qualcuno più lunatico di te»
Questa volta fu Bill a dare uno schiaffetto a Strify.
«Ricordati che è sempre mio fratello e se stai con me devi imparare ad amarlo»
«Amarlo? Intendi due al prezzo di uno? Non è male come cosa»
«Intendevo apprezzarlo, scemo»
«Questo sarà peggio»
«Ma lo dovrai fare»
«Non posso semplicemente lasciare te?»
«Sarebbe la cosa migliore»
«E allora lascio te»
«E allora perché sei ancora sotto di me?»
«Oh, mi hai beccato» disse Strify prima che i due scoppiassero di nuovo a ridere.
«Andiamo» disse Bill alzandosi finalmente nonostante le ripetute imprecazioni del biondo.
«Io non faccio quello che dici tu, voglio stare a letto»
«Andiamo» ripeté Bill sfilando via la coperta, che rivelò un ragazzo biondo ancora nudo.
«Mmm» disse Bill guardando Strify nudo.
«Cosa c’è?» chiese il biondo.
«Niente, stavo solo pensando a tutte le posizioni in cui ti farò mettere»
«Bill, sei un pervertito incredibile»
Bill si avvicinò e accarezzò i capelli dell’altro.
«Lo so, tesoro» disse sfilando completamente i pantaloni dell’altro.
«Ma tu non eri quello che voleva andare a fare colazione?»
Bill scoppiò in una risata.
«Ma cosa hai capito? Ti sto solo vestendo!» esclamò facendo indossare al biondo uno dei suoi jeans aderenti che nessuno avrebbe mai riconosciuto dato che non metteva da ormai molto tempo.
Il moro salì di nuovo sull’altro e si rimise nella posizione di prima.
«Bill però ti devi decidere, o facciamo subito quello che dobbiamo fare o andiamo a mangiare» cominciò Strify ma fu interrotto dal lungo ed appassionato bacio che Bill gli diede.
«Ecco, ora possiamo andare» disse staccandosi dalle sue labbra ed alzandosi dal letto.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 3/1/2013, 15:23




Capitolo 13-tradimento

Yu e Tom erano ritornati in tempo per il pranzo.
«Spiegami ancora una volta perché non siamo rimasti nella foresta» chiese Tom con aria scocciata.
«Perché si sarebbero accorti della nostra assenza, già non siamo andati a colazione, se mancavamo anche il pranzo avrebbero capito qualcosa» rispose Yu.
«E faglielo capire, tanto prima o poi lo scopriranno lo stesso»
«Io non voglio che lo sappiano, non sono ancora pronto, pensa Strify come la prenderebbe»
«Me lo immagino, non smetterebbe di urlare per giorni interi. Stavo pensando, visto che mio fratello è il suo vicino potrei farmi raccontare tutto quello che dirà alle tue spalle quando lo saprà»
«Tom non scherzare»
«Non sto scherzando, sono serio, tanto lo sai che non lo nasconderò a Bill, è mio fratello»
«Lo so ma una cosa è tuo fratello, un’altra sono sette persone isteriche. E comunque non ti pensare che tuo fratello la prenderebbe meglio»
«Se ne farà una ragione, deve farsela per forza, io non voglio lasciarti» disse Tom guardando Yu negli occhi celesti.
Il chitarrista dalle ciocche rosse prese il viso del moro dalle lunghe treccine e lo avvicinò al suo.
«Ok, allora restiamo così: tu dirai tutto quello che vuoi a tuo fratello e ne subirai le conseguenze, già ti avviso, ma ora noi ci comporteremo normalmente, va bene?»
«Bene, ma si vede lo stesso che non hai passato la mattinata in camera»
«Come?» urlò Yu isterico.
«Ti sei un po’ abbronzato»
«Posso sempre dire che è l’effetto delle luci o che stamattina sono andato alla Spa e che mi sono fatto una lampada, insomma qualcosa mi inventerò»
«Va bene, se lo dici tu sarò normale ora»
«Conosco bene il tuo normale, devi fare di meglio»
«Ci proverò» promise Tom.

I due entrarono nella sala illuminata, dove già tutti gli altri erano seduti e mangiavano qualcosa di decisamente caldo e profumato.
Naturalmente Bill e Strify erano ai due estremi opposti della lunga tavola e facevano di tutto per non guardarsi.
“La finiranno mai quei due?” pensò improvvisamente Tom guardandoli prima di salutare tutti con un urlo felice.
«Buongiornoooooooooooooo» disse il moro con le treccine.
«Buongiorno anche a te, Tom» gli disse Strify svogliatamente.
«Ciao Strify, caro mio adorato, sei abbastanza bizzarro oggi?» chiese Tom beffardo sorridendo.
Il cantante biondo afferrò il suo fidato bastone cercando di sfogare la rabbia, ricordando quello che Bill gli aveva detto poco tempo prima.
Non sapeva perché portava ancora quel bastone con sé, dopotutto si era trovato in situazioni estremamente pericolose e non era riuscito a difenderlo.
Forse l’unica soluzione era di fare un po’ di palestra, così sarebbe arrivato almeno ad un quarto della forza di Bill.
«Tom non prenderlo troppo in giro, potrebbe infastidirsi, mettersi a piangere e rovinare il suo bel trucco, che guarda caso oggi è proprio uguale al mio. Telepatia, Strify?»
“Ma che telepatia, ci siamo truccati nello stesso bagno, con i tuoi cosmetici per giunta” voleva rispondere il biondo ma invece disse «Sei solo invidioso, Kaulitz, tanto lo sai anche tu che sta meglio addosso a me»
«Sei un ipocrita»
«E tu un egocentrico» urlò Strify alzandosi in piedi.
«Basta, basta, smettetela di litigare una buona volta!» esclamò Shin, ricevendo cenni di consenso da tutti gli altri musicisti.
«Va bene, allora che hanno servito questa mattina? Cose buone? Purtroppo ho avuto un mal di testa incredibile e non sono riuscito a scendere» disse Tom.
«Già, da quando è che il mal di testa fa abbronzare la gente?» chiese Strify con un accenno di arroganza.
Dopotutto era seriamente arrabbiato, lui e Bill si erano fatti tanti problemi per fare una bella figura quella mattina davanti agli altri e poi a colazione c’erano solo loro due.
«Si, Tom, ti avrei portato qualcosa a letto, magari un bel tè caldo, se me lo dicevi, comunque questa mattina non mancavi solo tu, in poche parole c’eravamo solo io e Strify»
Tom sgranò gli occhi.
Aveva permesso che suo fratello fosse solo con Strify, in poche parole durante la sua assenza quei due avrebbero potuto anche far saltare in aria l’intero palazzo per quanto ne sapeva.
«Si, potevamo benissimo rimanere a letto» si intromise il biondo.
«Io avevo fame» disse ad un certo punto Bill.
«E io pure, sennò che sarei sceso a fare?!» gli urlò contro Strify dall’altra parte del tavolo.
«Smettetela di litigare per favore» chiese quasi Yu mentre con una mano intingeva il suo cucchiaino nella grande tazza di latte e cereali davanti a lui e con l’altra accarezzava la mano di Tom sotto il tavolo.
Naturalmente loro due si erano seduti vicini.
«Allora cosa fate di bello oggi?» chiese Tom.
«Abbiamo un’intervista verso…» rispose Yu e si guardò l’orologio «Ecco precisamente tra tre ore>> concluse con nonchalance.
«Uh allora divertitevi» esclamò Tom sorridendo.
«Non possiamo divertirci, tanto ci chiederanno sempre di quella band che ha cantato con noi e che ha più successo di noi…» ricominciò a litigare Strify e Bill fu bloccato da Gustav, seduto vicino a lui, prima che potesse replicare qualcosa.
«Bene, io avrei finito quindi salgo un po’ in camera a riposarmi, ci vediamo dopo» disse infine Yu prima di alzarsi.
«Ma non sei stato nella stanza fino ad ora?» chiese Kiro.
«Vorrà dire che sono molto stanco»
E, detto questo, si girò e se ne andò.
Strify fu più veloce di lui e, senza dire niente a nessuno, si alzò e raggiunse il ragazzo fuori dalla sala dove ormai nessuno poteva più vederli.
«Fermati immediatamente» esclamò quando lo raggiunse.
«Cosa c’è?» chiese svogliatamente Yu.
«Che cosa hai combinato?»
«Niente, l’ho detto, sono solo molto stanco»
«Tu e Tom vi toccate da giorni sotto il tavolo e ora avete lo stesso colorito, credi che non me ne sia accorto? Puoi ingannare tutti ma non me, ti conosco troppo bene»
Yu annuì.
«Da quanto state insieme?» chiese Strify calmo.
«Da quando siamo arrivati qua, ci siamo incontrati, parlato e abbiamo fatto l’amore sul palco il pomeriggio prima del nostro concerto»
«Ecco allora cosa era quella puzza, sul palco, sul nostro palco, con un nemico, mi fai schifo»
Per me non è un nemico. Io…io…credo di amarlo»
Ecco, quella sensazione che provava era appena diventata amore.
«E lo ami così tanto che gli hai detto del tuo piccolo problemino?»
«No, lui non sa niente»
«Dimmi almeno che ancora non lo hai tradito»
Yu annuì di nuovo.
«Quante volte?» chiese ancora Strify.
«Non ricordo il numero esatto, ma tante» disse Yu abbassando la testa per la vergogna.
«Ti rendi conto del casino che stai facendo? E non sto parlando solo della rivalità musicale che c’è tra di noi»
«Me ne rendo conto ma ho intenzione di rimediare. C’è una ragazza, non mi ricordo come si chiama, una groupie, che mi aspetta in camera. Lei sarà l’ultima e poi niente più tradimenti»
«Non ci riuscirai mai, hai consultato i migliori psichiatri, ti hanno dato pillole su pillole ma non è servito a niente, vuoi che ti ricordi quello che hai passato?!»
«Non conoscevo Tom prima, per lui riuscirò a disintossicarmi»
«Guarda, io lo spero per te, ma sono realista e ti dico che sarà dura, non puoi nascondergli tutto»
«Ecco, è questo il motivo per cui non volevo dirti niente, sapevo che mi avresti subito criticato, ma non lo capisci che questa volta è tutto diverso?»
Strify non disse una parola, ma si girò e ritornò silenzioso al tavolo.

“Questa è l’ultima, poi basta, niente più tradimenti, non posso più farlo” continuava a pensare Yu mentre camminava verso la sua stanza.
I suoi passi erano decisamente lenti, come se il ragazzo dovesse portare un masso sulle sue spalle e i suoi occhi erano vigili ed ogni tanto si guardavano indietro per vedere se c’era qualcuno.
No, non c’era nessuno.
Yu non aveva paura di giornalisti o di fan impazzite.
Non aveva paura neanche degli altri membri della band perché tanto tutti ormai conoscevano il suo segreto.
Ma se ci fosse stato Tom…
Non sapeva per quale motivo ma provava una sensazione orribile, cominciava a sudare senza motivo, si preoccupava per ogni minimo rumore che sentiva.
L’ansia era alle stelle.
Pensò che la sua ansia era giustificabile perché quella era l’ultima volta e poi non avrebbe potuto fare più una cosa del genere.
Doveva essere perfetta.
Il corso dei suoi pensieri si interruppe quando vide una bellissima ragazza davanti la porta della sua stanza, probabilmente stava aspettando qualcuno.
E probabilmente quel qualcuno era proprio lui.
La ragazza era davvero bella. Aveva una delicata pelle pallida e degli occhi color nocciola grandi, da cerbiatto, circondati da una sottile linea di matita nera.
Le labbra erano rese più grandi dal vistoso rossetto rosso.
I vestiti erano semplici: un top verde che non copriva l’ombelico e che, pur non essendo per niente scollato, metteva in evidenza il suo abbondante seno e dei pantaloncini di jeans su ordinarie scarpe bianche da ginnastica Adidas.
«Ciao» civettò quando Yu si avvicinò a lei.
«Tu devi essere Jasmine!» disse Yu sorridendo.
Fortunatamente si era ricordato il suo nome.
«Certo, sono io!» rispose la ragazza in preda all’euforia.
Dopotutto non faceva niente di male, si illuse Yu per un secondo, rendeva solo felici delle ragazzine.
Il ragazzo aprì la porta e Jasmine lo seguì subito.
«Puoi accomodarti sul letto» suggerì il chitarrista mentre la ragazza si stendeva sul suo letto.
Si buttò addosso a lei facendo molta attenzione a non farle del male e, piano piano, le sfilò i pantaloni e le mutandine di pizzo.
Poi mise le mani sotto la maglia, toccando i seni sodi e provando piacere solo per quello.
La ragazza rise soddisfatta.
Yu, capendo che Jasmine non avrebbe aspettato ancora per molto, si tolse i pantaloni e cominciò a penetrarla, portando le gambe sopra la sua schiena.
Quella era la stessa posizione che aveva adottato con Tom.
Chissà perché aveva scelto proprio quella, forse per il senso di colpa o forse perché davvero amava il ragazzo.
E perché invece di pensare alla ragazza sotto di sé stava pensando a Tom?
Sperava solo di non urlare il nome di Tom durante l’orgasmo, quello sarebbe stato davvero umiliante.
Ma l’amore che provava per il chitarrista non riusciva a bloccarlo.
Lui provava piacere, e sentiva che anche Jasmine faceva lo stesso.
Era quasi finita, pensò con sofferenza ma anche con felicità.
Poi sarebbe stato solo di Tom.
«Yu comunque dobbiamo inventarci scuse migliori…» cominciò a dire un ragazzo con le treccine che era entrato improvvisamente dalla porta del chitarrista.
Ma si bloccò subito vedendo le gambe di una ragazza incrociate sulla schiena del moro.
“Non può essere lui, ho sbagliato stanza” pensò Tom ma dovette ricredersi vedendo al buio le ciocche rosse del ragazzo.
Era proprio lui.
«Scusatemi se vi ho disturbato» disse Tom trattenendo a stento le lacrime.
«No Tom, aspetta» urlò Yu ma ormai era troppo tardi.
Il ragazzo era già corso via.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 16/1/2013, 14:51




Capitolo 14-hey, it's just you and me now

Bill sentì improvvisamente bussare alla sua porta.
Sorrise istintivamente pensando che fosse stato Strify a bussare.
«Un attimo» disse e corse in bagno a mettersi un po’ di profumo e a controllare il trucco già perfetto.
Ma, una volta aperta la porta, invece di trovare il cantante biondo trovò suo fratello che piangeva a dirotto.
«Tom che è successo?»
Ma il ragazzo non parlò, si limitò semplicemente a buttarsi sul letto e a stringere il cuscino sotto la sua faccia.
«Sono un cretino, un illuso, un ingenuo, ecco cosa è successo»
«No che non lo sei Tom, dimmi tutto»
Tom si girò sul letto, rivelando il bordo della canotta nera che indossava completamente bagnato.
«Bill, io stavo con Yu»
«Che cosa ti è saltato in mente?» gli urlò in faccia il fratello dimenticando per un attimo la gentilezza.
«Hai ragione, sono stato così…scemo. Io lo amo e credevo che anche lui mi amasse ma invece lui si è solo divertito con me. Con me e con altre centinaia di ragazze»
Tom, ma lo conoscevi solo da tre giorni»
«MA IO LO AMO» urlò Tom con tutta la voce che aveva in corpo e ricominciando a piangere.
«Ne sei sicuro?Intendo del fatto che ti abbia tradito» chiese Bill dolcemente «Può darsi che è solo un sospetto»
«Li ho appena visti» tagliò corto Tom.
«Non posso credere che tutto questo sia successo veramente e tu…tu non mi hai detto niente»
«Lui non voleva farlo sapere a nessuno ma io volevo dirtelo, proprio stamattina gliel’ho annunciato»
«Stamattina non stavi in camera tua, vero?»
«No, sono andato a fare un picnic con…con…non riesco a nominarlo»
E ricominciò a piangere a dirotto poggiando la faccia sul cuscino.
«E avete fatto altro?» chiese Bill con dolcezza.
Tom si limitò ad annuire sul cuscino.
«Non ci posso credere!» esclamò Bill esasperato, alzandosi di colpo.
«Dove vai, fratellino?» chiese Tom non appena capì che Bill era uscito dalla stanza.
Ma l’unica risposta che sentì fu un sonoro calcio contro la porta vicina.
«Bill, cosa c’è?» chiese Strify allarmato dopo aver aperto la porta.
Ma una furia piombò come un razzo in camera sua.
«Tu lo sapevi!» urlò Bill come un pazzo.
«Bill, smettila» urlò Tom disperato raggiungendolo, sapendo che Bill poteva diventare decisamente pericoloso quando era arrabbiato.
Ma Strify capì tutto in meno di un secondo vedendo l’aspetto pietoso di Tom.
«Cosa…cosa è successo?» sussurrò guardando il Kaulitz più piccolo.
«Il tuo chitarrista ha usato mio fratello e poi l’ha tradito» sibilò Bill tra i denti.
«Lo sospettavo» rispose Strify rassegnato.
«No»urlò Tom, intuendo le idee del fratello come se tra di loro ci fosse una telepatia.
Bill non rispose ma diede un sonoro schiaffo sulla guancia del biondo, talmente forte che Tom si dovette girare per la violenza della scena.
Strify si toccò la guancia dolorante e asciugò una lacrima calda.
«Scusami non volevo» disse Bill.
Ma Strify non rispose o scappò via urlando ma abbracciò il cantante moro e non volle più lasciarlo, piangendo lacrime calde sulla sua spalla.
«Non fa niente, cucciolo» rispose il biondo sotto lo sguardo interrogativo di Tom.
«Come mai lo sospettavi?» chiese Tom con la voce rotta dal pianto.
Strify, realizzando che Tom lo stava guardando, si staccò da Bill e ricominciò a parlare.
«Non è solo un difetto, Yu ha una vera e propria malattia, non riesce a fare a meno di fare sesso con la gente, chiunque sia. Ha consultato segretamente tanti psichiatri ma nessuno è riuscito ad aiutarlo. Ma oggi gli ho parlato, avevo capito che stavate insieme, e mi ha detto che non lo avrebbe più fatto»
«Ah, allora la ragazza nel suo letto era solo frutto della mia immaginazione» rispose acido Tom.
«Oggi aveva già detto si ad una groupie, poi avrebbe smesso, lo avrebbe fatto per te»
Tom si avvicinò a Strify, arrabbiato più che mai.
“Quando si arrabbiano la somiglianza di quei due è impressionante” pensò subito Strify, guardando anche Bill.
«Lo vedo come mi vuole bene»
«Tom non prendertela troppo con lui, non è colpa sua»
«No, infatti, Yu…» cominciò Bill.
«Non lo nominare!» si intromise Tom urlando.
«Il tuo chitarrista allora» disse, rivolgendosi a Strify e guardando il fratello in cerca di approvazione < «Io mica posso obbligarlo a fare o non fare qualcosa!» esclamò il biondo.
«No, la colpa è solo mia, perché sono stato io ad amarlo mentre lui voleva solo giocare con me» mormorò Tom tra sé e sé abbassando la testa.
Strify prese il viso del moro con le treccine e lo guardò negli occhi.
«Per quello che conta, mi ha detto esplicitamente che anche lui ti ama»
«Non è così che lo dimostra»
Ma improvvisamente un ciuffo di capelli rossi sparso in un mare nero comparse alla porta.
«Strify avevi ragione, non sai cosa è successo»
Ma non appena vide Tom smise di parlare.
Il ragazzo con le treccine aveva la canotta completamente bagnata e nuove lacrime calde comparivano sulle sue guance nonostante chinasse la testa per non farsi vedere.
E Bill era decisamente furioso.
«Tom, non è colpa mia, posso spiegare tutto, mi dispiace»
Ma Tom non volle neanche sentirlo e camminò a passo più veloce che poteva davanti a lui fino a scappare chiudendosi a chiave nella stanza del fratello.
«Tom, ti prego fammi entrare, posso spiegarti»
Ma dall’altra parte non si sentiva niente.
Il chitarrista si accasciò contro la porta, cominciando anche lui a piangere nonostante i due cantanti potessero vederlo.
Poi ebbe un’illuminazione.
«Bill c’è la TV in camera tua?»
Bill annuì con un cenno, arrabbiato perché il chitarrista aveva osato rivolgergli la parola dopo tutto quello che aveva fatto.
«Tom, ok, non vuoi parlarmi ma se almeno mi hai voluto bene solo un po’ in questi giorni tra un’ora guarda la nostra intervista, è in diretta sul canale 6, dopo capirai perché te l’ho chiesto, ti prego fallo per favore»
E, detto questo, si alzò e se ne andò.

Tom si era completamente disteso sul letto del fratello, le lacrime ancora gli rigavano il viso e scendevano sulle lenzuola bianche, bagnandole del tutto.
Aveva il suo adorato Ipod nelle mani e le cuffie erano nelle orecchie, ascoltava una canzone malinconica a tutto volume che poi riconobbe essere proprio la sua Zoom into Me.
Le note del pianoforte, le note che lui aveva suonato personalmente migliaia di volte davanti ad un pubblico di ragazze scatenate gli entrarono nelle orecchie e poi nel cervello, provocandogli una bellissima sensazione.
Era una melodia così dolce, ma allo stesso tempo decisa e…decisamente meravigliosa.
Ora aveva capito perché le fan amavano tanto quella canzone.
La musica riusciva a consolarlo anche in situazioni disperate come quella.
«Tom, ti prego apri la porta»
Questa volta non era Yu a parlare, Tom poteva riconoscere la voce di suo fratello anche da un chilometro di distanza.
E così si alzò lentamente, come se il corpo non volesse sorreggerlo ed aprì la porta marrone che gli parve così pesante in quel momento.
«Bill, entra»
«Tom…»
«No, per favore non dire una parola» riprese il moro con le treccine stendendosi sul letto.
Bill, capendo l’umore del fratello, non fece altro che stendersi vicino a lui accarezzandogli piano la testa come per confortarlo.

«Che cosa hai in mente?» chiese il cantante biondo mentre il chitarrista si avviava svelto verso la sala dove dovevano fare l’intervista.
La sua guancia era ancora dolorante per lo schiaffo ricevuto prima ma Bill gli aveva messo un’abbondante dose di fondotinta e cipria sulla faccia e ora si vedeva solo un leggero alone nero.
Il livido vero e proprio, senza trucco, era spaventoso dato che ricopriva l’intera guancia.
Ma fortunatamente mani esperte come quelle di Bill avevano saputo fare il miracolo.
“Forse dovrei ringraziarlo quando lo vedo la prossima volta” pensò Strify ma poi scrollò la testa pensando che era stato proprio Bill a conciarlo in quel modo.
«Lo vedrai» rispose Yu.
Strify sembrò risvegliarsi dal suo attimo di trance improvvisa.
«Yu, ti prego, tu qua ci rovini»
«No, al massimo rovino solo me, la band non subirà nessuna conseguenza»
Strify si mise davanti a lui, fermando la sua corsa.
«E cosa succederà a te?»
«Lo scopriremo presto»
«Non posso permettere che tutto quello che hai fatto ora, la tua carriera, tutto, venga rovinato per una persona che conosci da meno di una settimana. No, io non te lo permetto!» aggiunse Strify urlando talmente forte che alcuni cameramen si girarono.
«Strify non puoi fermarmi»
«Dimmi solo perché vuoi fare tutto questo per lui»
«Perché io lo amo»
«Tu non puoi amarlo, lo conosci da troppo poco»
«Non bisogna conoscere una persona da tanto tempo per amarla con tutto il tuo cuore e tutta la tua anima»
Strify rimase allibito da quest’ultima frase.
E, conoscendo Yu da tanto tempo, capì che il chitarrista non mentiva.
«Sei davvero disposto a rischiare tutto per lui?»
«Si»
«Allora io non ti fermerò» rispose il biondo con rassegnazione.
«Ti voglio bene, Strify»
«Sei un pazzo e uno squilibrato, ma anche io te ne voglio»
E i due si abbracciarono.

«Bill, che ore sono?» chiese Tom.
«Le quattro precise»
«Accendi la tv»
«Cosa?» chiese Bill non credendo alle sue orecchie.
«Accendi la tv, inizia l’intervista»
«Tu non eri quello che non voleva più vederlo in tutta la tua vita?»
«Questa è l’ultima cosa che farò per lui, poi basta»
«Non te lo permetto»
«E invece lo farai>>
«No, invece no, dovrai passare sul mio cadavere!» urlò Bill prendendo il telecomando e staccando il cavo della TV.

L’intervista iniziò pochi minuti dopo.
I cinque ragazzi trovarono davanti a loro una ragazza carina e piuttosto giovane dalla pelle olivastra, forse la stessa che aveva fatto l’intervista ai Tokio Hotel qualche giorno prima.
Fece domande abbastanza scontate, ad esempio come si trovavano in quella città o come era andato il concerto.
Strify rispondeva sempre a tutto.
«Si, il concerto è andato molto bene, abbiamo un pubblico bellissimo e dei fan pronti a scatenarsi sulle nostre canzoni e amiamo questa città»
Yu ad un certo punto chiese il microfono, come se volesse aggiungere qualcosa.
Strify capì che era venuto il momento e, un po’ riluttante, passò il microfono al chitarrista come se fosse una cosa normalissima, regalandogli con gli occhi un po’ di coraggio.
«Allora il concerto è stato molto bello, ricco di emozioni.
E devo aggiungere anche un’altra cosa.
Questo non c’entra molto con la domanda che mi hai chiesto e prego che nessuno mi stacchi il microfono perché devo dire una cosa molto importante, che credo apprezzerai anche.
Ultimamente ho conosciuto una persona e, beh è successo, mi sono innamorato.
Ma non sono stato molto bravo con lui, si, perché questa persona è un lui.
Dovete sapere che sono stato davvero cattivo, l’ho tradito tante volte ma mi dispiace tantissimo, non ci sono parole per dire quanto io sia dispiaciuto.
Quindi, non so se mi hai dato retta o no, se hai acceso la TV come ti avevo chiesto o se mi odi così tanto da non voler più vedere la mia faccia, non mi importa cosa pensi di me, voglio solo che tu sappia la verità.
Io ora sono qui, rischiando tutto, per dirti solo una cosa.
Io faccio schifo e tu invece sei meraviglioso e so che non ti meriti di stare con una persona come me ma…
Ma io ti amo, ecco l’ho detto.
Ti amo e ti amerò per sempre.
Ti amo, Tom Kaulitz»
Ed è inutile dire che dopo questa confessione in diretta l’intervista finì.
Non c’erano più altre domande da fare.
Yu sapeva che aveva messo anche Tom in mezzo a quella situazione ma non poteva fare altrimenti e poi era meglio dire tutta la verità piuttosto che lasciare che stalker e paparazzi scoprissero tutto a modo loro.
E poi Tom poteva anche salvarsi se voleva, avrebbe negato tutto, dire che era solo una bugia detta per offendere la sua reputazione o montare qualche scusa o fare tante altre cose.
Ma si sarebbe salvato se solo avesse voluto.
Yu ormai era irrimediabilmente dentro la faccenda.
E mentre si chiedeva tutte queste cose non si faceva la domanda principale: se Tom lo avesse guardato, se avesse sentito le sue parole o no.
Ma non sapeva che il chitarrista dei Tokio Hotel, che era riuscito a battere il fratello nella gestione della televisione, aveva già varcato la porta e lo stava raggiungendo di corsa.
Un sorriso aveva sostituito le lacrime.
 
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ShinyDarkF
view post Posted on 28/1/2013, 14:56




Tom correva come un pazzo verso la grande sala dei ricevimenti dove i Cinema Bizarre avevano appena avuto la loro intervista.
Aveva fatto bene ad ascoltare la sua testa, e soprattutto il suo cuore quando aveva deciso, non senza poca sofferenza, di fare l’ultimo favore che il chitarrista gli aveva chiesto: guardare la sua intervista in diretta.
E c’era voluta anche una certa fatica dato che suo fratello si era mostrato determinato con tutte le sue forze a bloccarlo.
Ma alla fine Tom aveva avuto la meglio ed ora sapeva di aver fatto la scelta giusta.
Anche lui era un musicista e sapeva benissimo che una star doveva avere per forza dei segreti con il pubblico altrimenti i fan potevano anche non accettare il cambiamento e abbandonare una band o una persona.
E Yu, cosciente di questo fatto, aveva messo a nudo i suoi sentimenti davanti a tutti.
E lo aveva fatto solo per lui.
Non poteva non perdonarlo dopo questo, il suo cuore non era così duro e freddo come pietra e ghiaccio.
I suoi piedi quasi correvano senza che lui ordinasse loro di farlo ed in poco tempo raggiunsero la stanza illuminata.
Tom non si accorse neanche che i cameraman non avevano ancora spento le loro telecamere e che quindi, ufficialmente, la diretta non era ancora finita.
L’intervistatrice stava aprendo la bocca, forse per chiedere dettagli o qualche altra domanda quando all’improvviso disse < Yu non poté fare a meno che girarsi un po’ arrabbiato credendo che si trattasse solo di uno scherzo ma, quando vide il ragazzo con le treccine, si alzò felice dalla sua poltrona rossa e andò verso di lui per abbracciarlo.
Non fece in tempo ad allungare le braccia che Tom già si era buttato su di lui mentre lo baciava, proprio davanti alla telecamera.
Anche Bill, dalla lontananza della sua stanza, poté assistere al bacio, che sembrò proprio come nei film americani, in cui niente è troppo romantico.Poi all’improvviso Tom, cosciente del fatto che una telecamera era vicina alla sua faccia, prese il microfono e, guardando la telecamera, disse «E anche io lo amo. Ti amo Yu» aggiunse questa volta rivolgendosi al chitarrista vicino a lui che sorrideva ancora come un ebete.
La cosa sconvolse di certo molte persone, tra cui gli altri membri dei Cinema Bizarre che non potevano credere che una cosa del genere fosse accaduta proprio sotto i loro occhi mentre non si erano accorti di niente.
Strify non rimase sconvolto, né sorpreso ma piuttosto un sorriso benevolo comparve sul suo volto.
Quello sì che era vero amore.
E se ci erano riusciti Tom e Yu, c’era speranza anche per lui e Bill.

I Cinema Bizarre lasciarono la stanza quasi senza essere notati mentre i cameramen e l’intervistatrice chiamavano tutti i giornali che conoscevano per assicurarsi l’esclusiva e facevano foto originali a Yu e Tom, anche quando questi erano girati di spalle.
Foto inutili, perché chiunque ormai aveva visto dal vivo la scena del bacio.
«Allora, che facciamo adesso?» chiese Tom.«Vieni» suggerì Yu prendendolo per mano.
Il moro con le ciocche rosse lo portò nella sua stanza, facendo molta attenzione a non essere seguito dai giornalisti.
Appena arrivarono dentro la camera, Yu buttò Tom sul suo letto, proprio dove c’era stata la ragazza qualche ora prima.
«Che facciamo?» chiese Tom.
«Prendila come una luna di miele, o qualcosa del genere, concretizziamo il nostro amore» rispose Yu sedendosi sopra di lui.
«Mi vergogno un po’, qui c’è stata un’altra persona prima ed io l’ho vista»
«Non fa niente, ora ci sei solo tu» disse Yu velocemente sbottonando i bottoni dell’inusuale camicia che Tom aveva messo sopra la canotta, ancora lievemente bagnata.
«Yu aspetta»
Yu si fermò di colpo.
«Hai ragione, forse vado troppo di fretta, ancora non ti ho chiesto scusa per quello che ho fatto»
«Non preoccuparti, sei ufficialmente perdonato»
«Ti amo, Tom»
«Ti amo anche io»
E Yu cercò di baciare l’altro ma questi si oppose.
«Devo dirti una cosa» disse serio Tom.
«Dimmi»
«Se è vero, se proprio non puoi fermarti dal fare…quello che fai, per me va bene, magari potremmo organizzare un giorno dedicato alle groupies o perché no? Una cosa a tre, insomma troveremo una soluzione, per quello che vale da ora in poi cercherò di non arrabbiarmi se tu mi tradirai, la prenderò con filosofia»
Yu rise.«No, Tom, tu non hai capito, l’unica persona con cui ti tradirò sarai tu, da questo momento in poi ci sarai sempre e solo tu per me»
E, dopo questo, fu Tom a baciare Yu.
E questa volta non fecero sesso, fecero l’amore.

Strify stava ancora pensando a quello che era successo prima.
Yu aveva rischiato tutto quello che aveva creato, la sua carriera, il suo successo, tutto, solo per Tom e Tom aveva fatto lo stesso, ammettendo di amare Yu.
Il vero amore allora esisteva davvero.
Non poteva fare a meno di pensare a tutte queste cose mentre si concedeva una doccia rilassante.
L’acqua ricadeva sulla sua testa e diverse gocce scendevano sui capelli e arrivavano alle spalle, portandosi giù fino ai suoi piedi.
Ma lui non sentiva l’acqua, non riusciva neanche ad accorgersi se il getto era troppo caldo o troppo freddo, pensava solo a quella situazione.Cosa ne sarebbe stato del suo amico?
I fan lo avrebbero accettato o lo avrebbero rinnegato?
Quella si che poteva diventare una brutta situazione.
Non sapeva cosa avrebbe fatto il resto della band ma lui avrebbe seguito Yu. Nessuno poteva mettersi contro il vero amore, è già così raro trovarlo, ostacolarlo è quasi impossibile e di certo se i fan si fermavano solo alle apparenze voleva dire che erano persone da abbandonare.
Cosa importava che Yu e Tom erano due maschi?
Se si fosse trattato di un ragazzo e di una ragazza, ci sarebbero state discussioni per un po’, notizie da prima pagina sui giornali, ma poi tutto sarebbe tornato come prima.
Perché per loro doveva essere tutto più complicato?
Strify uscì dalla doccia ancora con questi dubbi, mettendosi addosso il suo accappatoio blu elettrico e guardandosi allo specchio.
L’acqua aveva completamente cancellato i segni di trucco sulla sua faccia, compreso il fondotinta che copriva il livido nero, ormai decisamente visibile.
Il biondo passò le mani su quella parte del viso.
La pelle era scura, quasi violacea, e leggermente gonfia.
Quel livido era orribile a vedersi, eppure era lì e a Strify non dava nessun fastidio.
Perché glielo aveva fatto Bill.
Gli aveva permesso di conciarlo in quel modo, era stato sul punto di permettergli anche di violentarlo.
Perché, in fondo, lui lo amava, lo aveva odiato talmente tanto che ora lo amava con uguale ardore.
E sapeva che per Bill era la stessa cosa.
Si incamminò con passi lunghi alla porta, avendo preso ormai la decisione. Si dimenticò anche di essere bagnato e di cosa indossava.
Era preoccupato, certo, ma anche impaziente.E così uscì dalla sua camera e bussò piano alla porta di Bill, sperando con tutto il cuore che non ci fossero ospiti.
«Strify cosa c’è?» chiese il moro preoccupato vedendo l’altro in quelle condizioni davanti alla sua porta.
«Sei solo?» si limitò a chiedere il biondo.
«Si»
«Posso entrare?»
«Certo» disse Bill, spostandosi per lasciar passare il biondo, che entrò senza esitazione.
«Stavo pensando a quello che è successo a Yu e Tom» disse a testa bassa il biondo.
«Si, ci stavo pensando anche io»
«E allora?»
«Sai quello che è nella mia mente senza che te lo dico»
E allora Strify, capendo che le intenzioni del moro erano uguali alle sue, fece cadere l’accappatoio, rivelando il suo corpo completamente nudo.Bill aveva visto già altre volte il biondo nudo però questa volta rimase quasi a bocca aperta.
Strify era così bello senza vestiti, illuminato dalla luce del sole.
«Allora cosa stai aspettando?» chiese il biondo stendendosi sul letto.
«Mettiti su un fianco» gli ordinò Bill.
«Perché?»
«Perché è così che è iniziato tutto»
E Strify lo fece, ricordando immediatamente della notte che Bill lo aveva consolato durante una crisi di panico.
Il biondo chiuse gli occhi per la troppa ansia ma li riaprì subito, sentendo un corpo caldo e nudo proprio dietro di lui.
Bill gli cinse la vita con le braccia e si avvicinò all’altro, facendo aderire le sue gambe a quelle dell’altro.
«Pronto?»
«Non sono mai stato più pronto» disse Strify sentendosi decisamente bene.
L’ansia e la preoccupazione erano passate, ora si sentiva al sicuro e…felice.
Bill cominciò a penetrarlo, provocandogli un piacere incredibile.
Non era mai stato così bene.
Bill si muoveva sempre più veloce dentro di lui, mentre il biondo ansimava di piacere e sentiva che il moro dietro di sé stava facendo lo stesso.
Poi, improvvisamente, Bill, con la sua forza, lo alzò dal letto e lo accostò contro al muro, questa volta con delicatezza, senza rischiare di far cadere le pareti.
Strify allora portò le sue gambe sulla schiena dell’altro, tenendosi in equilibrio in quella posizione mentre Bill ricominciava a penetrarlo.
Ma questa volta il biondo afferrò i capelli del moro, accostando la testa alla sua, e lo baciò.
E Bill ricambiò il bacio.Strify ben presto sentì il liquido che scorreva nella sua apertura e ansimò sempre più forte, sentendo Bill che sorrideva soddisfatto.
Ma il moro non aveva ancora finito e lo fece cadere a terra, sul pavimento, sempre rimanendo unito a lui in quella posizione.
E sempre continuando a baciarlo.
E anche le loro mani si intrecciarono, come se si stessero abbracciando.
Bill continuò a penetrare l’altro, mettendoci sempre più passione e bagnandosi anche lui della sostanza biancastra che l’altro emanava.
Nessuno dei due sembrava stancarsi.
Infine, Bill portò l’altro sul letto, proprio come il biondo aveva voluto fin dall’inizio, e continuò a fare quello che stava facendo mentre Strify ansimava sempre più forte e nominava il nome di Bill.
«Certo che non ti stanchi mai» disse Bill all’orecchio dell’altro lasciando che il liquido fluisse di nuovo verso l’apertura.
«Si potrebbe dire la stessa cosa di te» rispose l’altro ancora ansimando mentre a sua volta bagnava il torace del moro.
«E se ci dovessero scoprire?»
«Non me ne importerebbe niente»
«Era proprio questo che volevo sentire» rispose Bill con un sorriso beffardo.
E, detto questo, si alzò per aprire la finestra vicino al letto.
«Cosa hai in mente?» chiese il biondo.
«Lo vedrai» rispose l’altro ancora ghignando.
Quando la finestra fu completamente aperta e la tapparella completamente alzata, Bill sollevò di peso il cantante biondo e lo fece appoggiare con la pancia sul davanzale, piegato a 90 gradi e con la parte superiore del corpo completamente fuori la finestra.
E naturalmente visibile a quelli che passavano.
Bill ebbe solo l’accortezza di buttargli i capelli biondi davanti al viso per non farlo riconoscere dai passanti.
E da quella posizione ricominciò a penetrarlo mentre Strify, coperto dalla chioma bionda, ansimava.
Il biondo naturalmente non poteva saperlo ma qualche passante vedeva tutta la scena e girava la testa schifato mentre Bill rideva soddisfatto.
Naturalmente i passanti non lo conoscevano, non sapeva che quella era la camera di Bill Kaulitz e, anche se lo avessero saputo, Bill era dietro al davanzale, il viso completamente invisibile a chi guardava dal basso.
Quando il moro ebbe finito prese il cantane biondo, che intanto aveva bagnato il davanzale, e lo portò sul letto.
E così, dopo un lungo bacio appassionato, i due si guardarono e risero di gusto.
 
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