Fanfiction- Love, life, all

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Macky97
view post Posted on 2/1/2013, 15:27




Love, life, all.
Titolo: Love, life, all.
Genere: romantico, drammatico, commedia (un piccolo riferimento).
Ambientazione: Germania, piccolo paesino, Lorch.
Autore: *_RetteMich_*- @10_02_2010 su Twitter.

-Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale-

Capitolo 1 – Gemellaggio

“Come ogni anno, in Germania, c’è un periodo in cui avviene il famoso “gemellaggio”.
Non è qualcosa che personalmente amo, ma quest’anno ho come il presentimento che qualcosa possa cambiare. Ho sentito dire che ci saranno alcuni studenti che frequenteranno per alcuni mesi la nostra scuola a Lorch. Tutti italiani. Oggi dovrebbero venire nella mia scuola.” Pensò il moro rigirandosi fra le coperte. Per lui era una grande occasione. Infatti amava l’Italia più di ogni altra cosa (come ogni straniero, d’altronde) e non vedeva l’ora di fare nuove conoscenze.
Si mise subito in piedi e si vestì in fretta. Quando si trovò in cucina scambiò alcune frasi con sua madre, Simone.
«Hai dormito bene, Bill?» chiese la donna, mentre gli preparava la colazione.
«Oh, sì mamma. Senti… Di solito i ragazzi che vengono per il gemellaggio che tipi sono?» chiese.
«Non so dirti con precisione. Di solito ci sono prevalentemente le ragazze, perché i ragazzi sono meno studiosi ed è raro che vogliano fare simili esperienze. Comunque essendo italiani, ma del sud, sono molto affettuosi e legano subito. Sta’ tranquillo, sono sicura che farai nuove conoscenze.» affermò la donna.
Bill annuì. Guardò sua madre, pensando che suo padre e, successivamente, il suo patrigno erano stati molto fortunati ad incontrarla. Sua madre era la donna perfetta, da sposare. Lui, invece, non aveva mai incontrato una ragazza che gli facesse perdere la testa. Ed era assurdo. Siccome aveva uno stile un po’ particolare, lo prendevano in giro, perché si truccava, si vestiva di nero e portava i capelli molto lunghi.
«Mamma, adesso devo andare, che è già tardi.» disse il moro affrettandosi.
La donna annuì e lo salutò di sfuggita. Bill prese lo zaino e i libri e si precipitò fuori dalla porta, per arrivare in tempo a scuola.
L’edificio distava poco da casa sua, circa 50 m, così di mattina se la prendeva con comodo.
Riuscì a raggiungere l’androne della scuola giusto in tempo. Suonò la campanella e si sistemarono nell’aula di chimica, per accogliere gli studenti del gemellaggio.
Il moro li squadrò da capo a piedi… Era talmente evidente che non erano tedeschi. Avevano un abbigliamento impeccabile e uno stile da sfilata di moda. Per questo Bill amava l’Italia. La moda era la sua passione. Desiderava infatti diventare un grande stilista, oppure un sarto d’atelier, per vestire le modelle o le semplici signore del suo paesino.
Nell’osservare i nuovi arrivati, fu colpito da una ragazza. Capelli lunghi fino alla metà delle spalle, color castano chiaro, occhi nocciola, sottili e da gatta e delle labbra molto carnose e sensuali.
Non un filo di trucco, un viso completamente acqua e sapone. Indossava un jeans attillato che metteva in risalto le sue curve ed un maglioncino di cashmere.
Non aveva mai visto nulla del genere. Era… bella. Ma non solo bella. Nonostante non conoscesse il tedesco, cercava di articolare qualche frase, inoltre sapeva benissimo l’inglese. Il moro continuava a guardarla. Percorreva il suo viso e il suo corpo con gli occhi. Non si era mai sentito così attratto da una ragazza prima di allora. Era giovane, appena quindicenne, eppure… Aveva un corpo molto sexy. Il ragazzo deglutì, cercando di non farsi ossessionare. La ragazza si rivolse verso di lui accennando un sorriso. A quel punto Bill arrossì di colpo e cercò di ricambiare il suo gesto, sorridendo a sua volta.
“Mi ha sorriso. Magari potrebbe essere interessata al sottoscritto!” sussultò il ragazzo. Ma poi si ricredette immediatamente. “Una così bella, di certo non viene a perdere tempo con un ragazzino diciassettenne, truccato e con le unghie laccate. Le avranno già piantato addosso gli occhi tutti i ragazzi più in della scuola.” pensò subito dopo, rattristandosi.
Dopo l’incontro, ci fu uno scambio di presentazioni e il ragazzo si precipitò subito da lei, perché era impaziente di conoscerla.
«Ciao… Pia-piacere io.. m-mi chiamo Bill.» balbettò il moro sorridendole e porgendole la mano.
La ragazza sorrise e gli strinse calorosamente la mano guardandolo. «Piacere mio. Mi chiamo Anna.»
“Anna… Che nome dolce…” pensò Bill mentre continuava a guardarla.
«Sei punk? Oppure dark?» gli chiese.
«Ah, vedo che hai notato il mio stile un po’ macabro…» commentò il moro arrossendo.
La ragazza gli guardò il trucco sugli occhi.
«Hai un bellissimo make-up. Credo che si chiami smooky. È complesso da fare, ma l’effetto è stupendo.»
Il moro sorrise. Era colpito, perché lei riusciva a notare tutti i suoi caratteri positivi e non quelli negativi. Non lo giudicava per il suo stile, anzi, si complimentava con lui per l’accuratezza delle sue scelte di stile. Era diversa. Era la ragazza che aveva sempre desiderato incontrare, da quando aveva messo piede al liceo.
“Bill, frena. Lei è qui solo per il gemellaggio. Fra qualche mese andrà via e non la potrai rivedere mai più.” si disse il ragazzo.
Al solo pensiero del suo soggiorno a tempo determinato, gli veniva da piangere. Le persone fantastiche e che ti piacciono sono sempre quelle a cui, prima o poi, devi dire addio.
«Dove abiti?» le chiese, senza indugiare oltre.
«A circa 50 m da qui… Vicino alla casa col tetto spiovente e con le tegole rosse. Quella in cui abiterò in questi mesi, per il gemellaggio, è quella accanto.» rispose Anna.
«Ma… È esattamente vicino a casa mia!» urlò il ragazzo.
Il moro cominciava già a viaggiare con la fantasia. Avrebbero fatto la strada insieme per andare a scuola, l’avrebbe invitata a casa sua per vedere un film, nel week-end… L’avrebbe baciata nel pub vicino casa sua, dopo averla invitata a prendere una cioccolata calda… E magari, sarebbero andati anche oltre al bacio l’ultima notte del gemellaggio.
Quest’ultimo pensiero, turbò un po’ Bill, perché di solito, non immaginava cose del genere.
“Che schifo, sono un maiale” si ricompose subito, dopo aver analizzato il suo ultimo pensiero.

Capitolo 2 – Il desiderio e l’amore

Quella giornata era stata abbastanza movimentata per Bill. Era molto turbato e confuso.
Appena fece ritorno a casa entrò subito sul suo profilo Twitter, perché aveva bisogno di scrivere qualcosa di suo, di sfogarsi.



emo_converse_avatar_picture_25511BK89: In love ♥


Spense il pc, subito dopo aver twittato quel messaggio. Non gli bastava postarlo chissà dove. Aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, con cui parlarne.
“Mio fratello?”pensò.“Nah, lui proprio no. Non capirebbe assolutamente. Ha avuto novantacinquecentottantamiliardi(1) di ragazze! Per lui, l’amore non è una cosa seria… Allora mia madre. Sì solo con lei posso parlare di una cosa del genere!”.
Scese immediatamente le scale, che dividevano la zona notte dalla zona giorno nella sua casa. Trovò sua madre seduta sul divano a guardare la tv, una di quelle soap opera strappalacrime che alle donne piacciono da morire.
«Mamma… Ho bisogno di parlarti…» mormorò il moro, guardando la donna.
Simone spense subito la tv, e lasciò il telecomando sul mobile di fronte al divano, per poi far accomodare Bill accanto a lei. Gli accarezzò il viso, con fare materno.
«Dimmi, tesoro. Lo sai che a tua madre puoi raccontare tutto, bello o brutto che sia.» disse amorevolmente la donna.
Bill deglutì. Non che non si fidasse della madre, ma era talmente imbarazzato da non avere il coraggio di proferire parola.
«Che succede, Bill? Non me ne vuoi più parlare? Non ti devi vergognare sai? Ho avuto diciassette anni anch’io.» continuò sorridendo.
Il ragazzo sospirò e fattosi coraggio socchiuse le labbra.
«Mi piace una ragazza. Si chiama Anna ed è qui in Germania per il gemellaggio. Abita nella casa accanto… » arrossì più della volta precedente abbassando il viso.
Simone sorrise e lo guardò.
«Com’è questa Anna? Deve essere una ragazza molto speciale se ti piace tanto.»
«Sì, lo è. È bellissima, è dolce ed è simpatica. Lo so che la conosco da qualche ora, ma mi ha attirato subito, da quando l’ho vista! Parla benissimo l’inglese ed è talmente intelligente… Le piace come mi vesto e come mi trucco, lo sai? Mi ha fatto molti complimenti…» disse Bill tutto contento e con una luce particolare negli occhi.
La madre sorrise e guardò il figlio ricordandosi il suo primo innamoramento.
«Il mio Bill si è innamorato eh? Beh allora vedi di portarla una volta qui a cena, perché mi va di conoscerla. Oggi mi è capitato di conoscere sua madre e suo padre. Sembrano brave persone. Sono convinta che siano dei buoni vicini e che ci affezioneremo subito a loro.» disse.
«Invitarla a cena da noi? Non so se ci riuscirò… Mi vergogno da morire…» rispose il ragazzo guardando la donna.
«Non la devi invitare oggi, ma quando vi conoscerete meglio, ovviamente.».
Bill annuì e scappò subito a rinchiudersi nella sua camera. Era troppo nervoso e pieno di vergogna.
Non gli era mai capitato di innamorarsi di qualcuno sino al punto di desiderare qualcosa al di là del semplice bacio. Era diventata un’ossessione. Appena gli ritornava in mente quella scena, subito cercava di pensare ad altro. Desiderare quella ragazza in quel modo, lo faceva sentire sporco.
“Non devo pensare a lei così. Perché devo desiderarla in quel modo? Il mio cervello è macchiato, ora.” pensava e ripensava.
Si stese sul letto fissando il soffitto. Chiuse gli occhi.
Bill… Bill…
Sentiva una voce, la sua voce.
La vedeva davanti a lui. Sentiva le mani che accarezzavano il suo corpo… Che sfioravano il suo viso… Percepiva le sue labbra che baciavano le sue… E che poi baciavano il suo collo… il suo petto…
Il moro sorrideva e apprezzava ciò che stava accadendo.
Tutto d’un tratto sentì delle mani scrollarlo.
«Ehi, svegliati!» urlò una voce a lui familiare.
«Ma che.. diavolo…» borbottò socchiudendo gli occhi.
«Ti sei addormentato! Sono le otto è ora di cena!» disse il ragazzo.
«Ah, okay Tom. Dì alla mamma che scendo subito.» rispose.
“Mio fratello doveva proprio svegliarmi? Era un bellissimo sogno. Che odio!” pensò arrabbiato.
Poi però si rese conto anche di un’altra cosa. “Aspetta… Ma se ho dormito fino ad ora… I compiti non li ho fatti, maledizione! Ho un tema per domani… Sono nei guai.” Pensò sgranando gli occhi.
Afferrò il cellulare e scrisse un messaggio ad Anna. Aveva chiesto il suo numero ad una sua amica che l’aveva accompagnata in Germania per il gemellaggio.
Messaggio:
“Su che cosa hai fatto il tema? Io non ho nessuna idea. Bill.”
Scese in sala da pranzo per cenare. Vide il suo patrigno che leggeva il giornale e che prendeva il caffè.
«Ciao papà» disse sorridendo il moro.
«Ciao figliolo!» esclamò l’uomo lasciando il giornale e correndo ad abbracciare il figliastro.
Bill sorrise, stringendosi a lui. Godevano di un bellissimo rapporto. Il suo patrigno era stato l’unico a notare il talento del ragazzo, ovvero la moda. Gli aveva promesso, infatti, che avrebbe fatto di tutto pur di realizzare il sogno del figlio.
«Com’è andata oggi a scuola?» chiese.
«Molto bene, grazie.».
«Bene. Ora siediti, che la cena si fredda.».
Bill si sedette e mangiò in silenzio, pensando a ciò che avrebbe potuto scrivere nel tema.
Gli venne in mente di raccontare il magico rapporto fra lui e il suo patrigno, oppure del suo sogno dell’atelier o dell’alta moda.
Appena finì di cenare congedò i suoi familiari, perché doveva fare i compiti, dato che aveva trascorso tutto il pomeriggio a dormire.
Guardò il cellulare e vide che gli era arrivato un messaggio. Lo lesse.
Messaggio:
“Ciao Bill! Sono contenta di sentirti. Per il tema dici? È un tema a piacere… Potresti parlare dei tuoi sogni. Credo siano i temi che gli insegnanti apprezzino di più. Anna.”
Sorrise alla vista del messaggio di Anna e provò un brivido.
“Mi ha risposto e mi ha dato un consiglio. Ha anche detto che era contenta di sentirmi!” esclamò fra sé il ragazzo.
Dopo si sedette di fronte alla scrivania e si mise a scrivere il tema. Decise di intitolarlo “Il mio atelier” e raccontò il suo sogno di confezionare abiti d’alta moda e di aprire un atelier tutto suo.
Quando terminò il tema, lo rilesse attentamente e poi lo ricopiò sul quaderno.
“Domani lo farò leggere ad Anna, per vedere cosa ne pensa…” sorrise nel pensarlo.
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Note: novantacinquecentottantamiliardi(1) numero inesistente utilizzato per sottolineare il numero enorme di ragazze con cui il fratello del protagonista ha avuto rapporti.

Capitolo 3 – M’ama o non m’ama?

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, completamente sudato. Aveva sognato di nuovo quella ragazza.
“Sta diventando un’ossessione. Sto impazzendo.” Pensò scostandosi i capelli dal viso.
Lasciò cadere a terra il pigiama e i boxer, per poi entrare in bagno ed infilarsi sotto la doccia.
Chiuse gli occhi lasciandosi pervadere dal vapore, continuando a pensare a cosa avrebbe fatto quel giorno.
“Devo trovare il coraggio di invitarla ad uscire nel week-end, oppure devo trovare un pretesto per stare con lei” rimuginava, mentre insaponava il suo corpo.
Uscì fuori dalla doccia e scelse accuratamente il suo abbigliamento. Indossò on jeans attillato e una maglia nera, con una felpa dello stesso colore.
Quella mattina curò maggiormente anche il suo trucco. Voleva essere perfetto per Anna.
Scese in cucina, per salutare sua madre.
«Mamma, prendo solo questo e vado a scuola.» disse di sfuggito il moro alla donna afferrando del pane tostato con il burro.
«Non vedi l’ora di rivederla, vero?» disse Simone sorridendo.
Il ragazzo si limitò a sorridere, mentre gli si infiammavano le gote.
La madre rise leggermente, ricordandosi del suo primo amore.
«Buona giornata, tesoro!»
«Ciao, mamma. Ci vediamo dopo!» urlò Bill sull’uscio della porta.
Appena mise piede fuori di casa, vide Anna.
Per un momento restò lì, immobile. Non riusciva a muoversi.
La ragazza si accorse della sua presenza e gli fece un cenno di saluto.
“Mi ha salutato. Cioè, mi ha salutato! Proprio lei!” pensò il moro, sorridendo e ricambiando il saluto della ragazza.
Le si avvicinò lentamente, assalito dalla vergogna e dall’imbarazzo.
«Anna… Ti va s-se… Fa-facciamo la stra…strada insieme?» chiese timidamente.
La ragazza annuì regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi.
«Certo, con piacere. Non mi va di fare la strada da sola.»
«Ah, be’ allora ti accompagno io.» affermò il ragazzo sorridendo.
«Su cosa hai scritto il tema alla fine?» chiese lei interessata.
«Sul mio sogno di aprire un atelier e di confezionare capi d’alta moda.»
«Vorresti aprire un atelier? Ma è un’idea meravigliosa! Davvero! Ho notato che ti piace disegnare abiti…» esclamò entusiasta.
Il moro le sorrise. Era contento di aver rotto il ghiaccio e di averle parlato. La conversazione continuò, finchè non raggiunsero la scuola.
Quel giorno erano un po’ in anticipo rispetto all’orario dell’inizio delle lezioni e Bill ebbe un’amara sorpresa.
La ragazza, infatti si avvicinò ad Andreas. Era il ragazzo più popolare della scuola. Tutte le studentesse gli morivano dietro. Era nella squadra di basket ed era famoso per essere stato con le ragazze più belle della Germania.
“Lo sapevo. Lei è troppo bella e di sicuro si sarà invaghita di Andreas. Lui è il capitano della squadra di basket, ricco, molto popolare… Mentre io sono uno sfigato al suo confronto” sospirò il moro.
Restò lì ed origliò la conversazione. Sapeva che origliare era qualcosa di sbagliato, ma a lui non importava in quel momento.
«Ehi, ciao bella» proferì il biondino sorridendo alla ragazza.
«Ciao Andreas! Potresti leggere il mio tema? Mi piacerebbe un giudizio da parte tua.» disse la ragazza porgendogli i fogli.
Andreas prese il tema e gli diede una rapida lettura, alzando talvolta gli occhi dal foglio, per guardare Anna.
«È molto bello, davvero.» disse il biondino senza mezzi termini.
«Ti ringrazio. Ci si vede, Andreas.» tagliò corto lei dirigendosi verso la sua classe.
Andreas fece un’espressione dispiaciuta, dato l’atteggiamento della ragazza. Era abituato ad avere le ragazze ai suoi piedi e non riusciva assolutamente a spiegarsi il suo atteggiamento.
Bill si rincuorò. “Non le piace quel pallone gonfiato.” Ridacchiò il moro prendendo i libri dal suo armadietto.
Si avvicinò alla porta della sua classe e si sedette accanto ad Anna.
La guardò con la coda dell’occhio, mentre lei non lo degnava di uno sguardo.
“Maledizione, nemmeno mi guarda. Tratta male il più popolare della scuola… Cosa mi aspettavo? Che mi baciasse? Sono un povero illuso.” Deglutì mentre questi pensieri gli attraversavano la mente.
«Anna… » disse sottovoce.
La ragazza si girò verso di lui guardandolo e sbattendo le sue lunghe ciglia.
«Dimmi, Bill…»
«Ti piace Andreas?» chiese il ragazzo.
La ragazza si mise a ridere, cercando di non farsi sentire dall’insegnante.
«Andreas non mi piace per niente. È solo uno che si crede chissà chi. Mi piacciono più i tipi timidi, gentili… Quelli che mi trattano come una principessa, non quelli per cui io sono una delle ragazze carine con cui sono stati.» rispose lei.
“Timidi e gentili…” pensò il moro.
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Nota d’autore: Detesto a morte i palloni gonfiati, per questo ho fatto in modo che Anna trattasse Andreas in modo poco carino. Semplicemente quelli più “popolari “della scuola dovrebbero scendere dal piedistallo immaginario che si sono costruiti. Perché, se sei stato un ragazzo popolare al liceo, (ovvero in mezzo ad un gruppo di ragazzini) non significa che lo sarai nella vita.

Capitolo 4 – Il ballo della scuola

Si avvicinava sempre di più la data del ballo della scuola. Era trascorsa solo una settimana dall’inizio del semestre, ma dato il gemellaggio, la scuola aveva organizzato un ballo, per permettere ai nuovi arrivati di conoscere meglio tutti gli studenti.
Bill desiderava invitare Anna al ballo, ovviamente. Non sapendo a chi chiedere consiglio, si rivolse al fratello.
«Tom… Ho intenzione di invitare Anna al ballo della scuola, ma non so come fare…» disse il ragazzo.
«Anche Andreas vorrebbe invitarla. Almeno così ha detto.» commentò freddo il fratello.
Bill si sentì crollare il mondo addosso.
«C-cosa vuole fare Andreas…? Vuo-vuole invitare A-anna?» balbettò il moro.
Tom annuì facendo una smorfia.
«Ma, se la invita lui… Lei potrebbe accettare…» mormorò Bill.
Tom scosse la testa sorridendo.
«Non è assolutamente il tipo di ragazza che andrebbe al ballo con Andreas. Le importa andarci con un ragazzo che a lei tiene veramente, non con lui. Conosco molto bene Andreas. È il mio migliore amico, d’altronde. Siamo molto simili dal punto di vista sentimentale. Per noi le ragazze sono solo un numero. Non ci importa di loro, a noi serve solo far bella figura.» rispose freddo il ragazzo coi rasta, allontanandosi poi da Bill e lasciandolo da solo a pensare.
“Se accetta l’invito di Andreas, nemmeno ci vado al ballo.” pensò triste il ragazzo.
Intravide la figura di Andreas vagare per il corridoio principale.
Lo guardò male. Dall’alto in basso. In quel momento, Bill odiava Andreas più di ogni altra cosa.
Anna si avvicinava a passo veloce verso l’aula di arte e Andreas la fermò.
«Dolcezza.»
«Ciao, Andreas.» rispose quasi infastidita.
«Vuoi venire con me al ballo della scuola?» chiese il biondino con un sorriso sornione.
Bill aveva origliato di nuovo. Stringeva forte i pugni e socchiudeva gli occhi, digrignando i denti dalla rabbia.
Anna inarcò un sopracciglio e sorrise sadica.
«Con te? Nemmeno morta.» sbottò fredda e si allontanò da Andreas, raggiungendo a passo veloce l’aula di arte.
Bill fece un sorriso divertito. Anna aveva un bel caratterino.
Il moro raggiunse l’aula di arte e si sedette accanto alla ragazza. Percorreva il suo profilo con lo sguardo, soffermandosi poi sulle sue labbra.
“Devo chiederglielo. Non importa se mi dirà di no.” si diceva, mentre la guardava.
La ragazza si accorse subito della presenza di Bill, dopo qualche secondo.
«Ciao Bill! Non sapevo che oggi avessi anche tu il corso di arte!» esclamò sorpresa.
Il moro le sorrise con timidezza.
«Anna… Senti… Avrei una cosa da chiederti…» mormorò sottovoce, per poi deglutire, sentendosi il cuore in gola e battere a mille.
«Certo, chiedi pure…» rispose dolcemente lei.
Bill divampò. Sentì un tremolio alle gambe…
«Ci verresti…al ballo…con me?» gettò fuori tutto d’un fiato.
«Certo che ci vengo!» disse lei sorridendo.
“Avrò sentito bene?” pensò il moro. “Ha proprio detto –ci vengo-…?” farneticava sgranando gli occhi e continuando a perdersi negli sguardi di Anna.
Non ci poteva credere. Aveva rifiutato l’invito del capitano della squadra di basket ed aveva accettato il suo. Bill stava toccando il cielo con un dito.
Al termine dell’ora di lezione, i due tornarono a casa assieme, parlando della giornata trascorsa a scuola.
Bill era al settimo cielo, eppure… c’era qualcosa che non andava.
Purtroppo la dolcezza di Anna, non gli bastava. Desiderava qualcosa di più.
Dopo che salutò la ragazza, andò da sua madre per raccontarle cosa era accaduto.
«Ma tesoro, è una splendida notizia!» esclamò la donna compiaciuta.
Bill annuì e corse su per le scale, per rinchiudersi in camera sua.
Si sedette sul suo letto, pensando a cosa avrebbe indossato la sera successiva.
“Il cervello mi dice una cosa, il mio corpo mi dice l’esatto contrario…” farneticava questa frase continuamente.
“Cosa devo fare? È difficile. Devo controllarmi però. Non voglio che lei pensi che sono come tutti gli altri ragazzi. Ora capisco cosa voleva dire mio fratello con quel – dici così, ma prima o poi… non potrai fare a meno di desiderarlo -…” continuava a rimuginare minuto dopo minuto, mordendosi le labbra a sangue.
Stringeva fra le braccia il cuscino e… pensava, immaginava… Immaginava il corpo della sua Anna… Pentendosi immediatamente dopo. Non avrebbe sottomesso la “ragione al talento”.
Sudava. Sudava freddo. La fronte gli grondava… Sentiva vampate di calore, un misto fra agitazione e nervosismo. Desiderio carnale e un bisogno avverso di aggrapparsi alla ragione.
Stava diventando pazzo. La desiderava, più di ogni altra cosa. Ma non osava toccarla, sottoponendosi ad una sorta di masochismo fisico e psicologico.
La ragione gli diceva di trattarla come una principessa, ma i suoi ormoni non erano esattamente d’accordo. Gli scoppiava la testa. Non sapeva nemmeno a chi dirlo. Di suo fratello, non si fidava e… Non poteva dire a sua madre una cosa simile. Cosa avrebbe pensato di lui? Che era una bestia, che pensava solo a quello e che non esisteva altro modo d’amare.
L’unica cosa che lo affliggeva era proprio quella. D’altra parte la voglia di vederla, scavalcava tutti questi pensieri e gli faceva semplicemente desiderare l’arrivo del venerdì, per accompagnarla al ballo.
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Nota d’autore: Il personaggio di Anna non viene presentato e descritto apertamente, ma viene costruito attraverso le vicende. Non vi preoccupate se non avete ancora compreso i suoi stati d’animo od il suo carattere.

Capitolo 5 – Friday Night

La sera del ballo arrivò. Bill era entusiasta. Non vedeva l’ora di andare a prendere Anna.
Il moro aveva indossato un paio di pantaloni di pelle, attillatissimi, quasi stile sadomaso e una maglia lunga sino all’altezza delle tasche, nera come i pantaloni, con una stampa di un teschio, molto dark.
Laccò le sue unghie più accuratamente del solito e si vestì in fretta. Non voleva impiegarci troppo tempo, anche perché avrebbe voluto vedere cosa indossava il fratello.
Tom, come al solito, aveva indossato abiti larghissimi. A lui stava bene qualsiasi capo di questo pianeta.
Il moro si avvicinò allo specchio e guardò per alcuni secondi la sua immagine riflessa.
“Non male. Certo, non sono il più figo della Terra, ma non faccio nemmeno schifo…” si rincuorò storcendo le labbra.
«Vado a prendere Anna.» disse Bill a sua madre, arrossendo di colpo.
A Simone scappò una lacrima.
«M-mamma… Stai piangendo?» chiese il moro allarmato.
La donna abbracciò forte il ragazzo.
«No, tesoro… È che mi sembra solo ieri, quando eri piccolo e … ti avevo in braccio. Ed ora … Vai al ballo della scuola con la tua ragazza…» sorrise nel dirlo.
«Ma… Non è la mia ragazza… » mormorò timidamente.
«L’ho conosciuta proprio ieri. L’ho invitata a cena, domani sera.» ammise la donna sorridendo.
Al ragazzo, per qualche secondo, mancò il respiro.
«Mamma… ma, voglio dire… I-io sono timido… N-non…» balbettava.
«Va’ al ballo e non pensarci. Stasera devi pensare solo a divertirti con lei. Non devi venire condizionato né da tuo fratello né da Andreas. Tu sei tu, Bill. E credo che alle ragazze dovresti piacere così come sei.» gli disse guardandolo negli occhi.
Il moro annuì e si infilò la giacca di pelle che aveva appoggiato sul divano, nel salotto.
Si morse le labbra, mentre stava per bussare alla porta della casa accanto.
“E se viene ad aprire suo padre? Che dico?! Penserà chissà cosa… No, maledizione. Magari è un padre geloso. No, okay, Bill. Calmati. Respira. Andrà tutto bene…” pensava, agitato.
Venne ad aprire la porta proprio il padre di Anna.
Bill alla vista di quell’uomo alto un metro e novanta e piazzato, deglutì.
«Sa-salve. Sono Bill… Il figlio di Simone, la vicina di casa…» disse, facendo morire quella “a” in gola.
L’uomo lo guardò con sguardo severo.
«Vuoi entrare? Anna non è ancora pronta.» disse, scostandosi dall’ingresso e facendogli cenno di entrare.
«Sì, grazie…» mormorò entrando nel salotto.
L’uomo lo fece accomodare sul divano e gli offrì qualcosa.
Il moro scosse la testa, ringraziandolo e dicendogli che non gli andava niente. Era troppo agitato per mangiare.
Dopo pochi minuti, Anna uscì dalla sua camera e salutò Bill mentre scendeva la scalinata che portava al piano di sotto.
Indossava un abito grigio perla, a sirena, con una scollatura profonda e delle applicazioni di perline che erano cucite sul bordo del corpetto. Era molto aderente e metteva in mostra le curve del suo corpo sinuoso. Aveva i capelli raccolti da dietro, con alcune ciocche che le sfioravano il viso davanti. Aveva un collo lungo ed elegante.
«Anna… sei… Bellissima…» mormorò Bill, ricevendo di rimando un’occhiataccia dal padre della ragazza.
«Ti ringrazio Bill…» rispose lei sorridendo dolcemente.
«Vi accompagno io?» chiese il padre di lei.
Anna annuì. Tutti e tre si diressero verso l’auto del padre e i ragazzi si sistemarono sui sedili posteriori, mentre il padre sul posto del guidatore.
Durante il tragitto, lo sguardo di Bill, involontariamente si piantò sulla scollatura di Anna.
“Cosa fai? Smettila. Se Anna si accorge del tuo sguardo da pesce lesso, potrebbe arrabbiarsi. Più che altro manderesti in bestia suo padre!” pensava, mentre si torturava le mani.
Anna si accorse dell’atteggiamento di Bill e si mise a ridere.
Avvicino le sue labbra all’orecchio del ragazzo.
«Cosa guardi, eh?» sussurrò con una punta di malizia nella sua voce.
Bill divampò. Il suo viso divenne rosso fuoco, mentre non riusciva nemmeno a parlare o a rispondere.
«N-nulla… Non guardavo assolutamente nulla…» rispose lui.
Arrivati a scuola, entrarono in fretta ed Anna fece il suo ingresso all’interno della palestra, dove era stato organizzato il ricevimento.
Ovviamente Andreas stava aspettando solo lei. Voleva umiliare lo “sfigato” e prendersi ciò che gli spettava di diritto.
«Bellezza, mozzi il fiato stasera.» affermò il biondo squadrando Anna.
La ragazza inarcò un sopracciglio.
«Andreas… ma che sorpresa. Nessuna povera sprovveduta è venuta al ballo con te?» disse lei, provocandolo.
«Volevo te, oppure nessun altra. Ma vedo che sei venuta con lo sfigato.» rispose lanciando un’occhiata gelida al moro.
Bill s’infuriò. Non voleva essere trattato come uno straccio.
«Sarei io lo sfigato? Ma guardati. Tu sei solo un pallone gonfiato.» disse il ragazzo.
Andreas afferrò il polso della ragazza trascinandola.
«Lasciami. Voglio stare con Bill.» affermò lei con freddezza.
Il moro, vedendo che il biondino non la lasciava andare, prese Anna per un fianco e la portò verso di sé.
«Sparisci. Ha detto di no. Lasciala stare.» disse Bill, stringendo a sé la ragazza.
«La voglio almeno quanto la vuoi tu, Kaulitz.» ringhiò il biondino.
«Smettila, Andreas. Per te lei è solo un numero. La vuoi solo per la tua collezione di cuori spezzati. Sei ridicolo.»
«E tu, invece, Kaulitz? Tu per che cosa la vuoi?»
«A te cosa importa? Non potresti capire.» rispose il moro.
«Te lo dico io, per quale motivo la vuoi. Perché tu sei ancora vergine. Sei talmente disperato, che appena hai trovato una ragazza che ti considera, vuoi concludere qualcosa con lei.» disse Andreas, con cattiveria.
Anna sorrise sadica alle parole di Andreas.
«Se è vergine, significa che sta aspettando la persona giusta. E poi è normale difendere la propria amica, non ci vedo nulla di male. L’unica cosa negativa che vedo in questo incontro pietoso, sei tu. Guardati. Sei patetico. Non mi piaci per questo motivo. Ti credi chissà chi e consideri gli altri meno di zero. Se cambiassi atteggiamento, probabilmente avresti almeno la mia amicizia. Non credi?» disse pacatamente Anna, facendolo riflettere.
La ragazza si avvicinò di più al moro e si strinse a lui in un abbraccio.
«Bill è dolce, mi capisce. Mi fa sentire una principessa. Lo apprezzo molto di più dei tuoi complimenti volgari.».
“Mi sta abbracciando…” pensò il moro, arrossendo. Avvertiva i seni della ragazza aderire sul suo petto, se la sentiva addosso, come nel sogno…
Andreas si allontanò grugnendo qualcosa in tedesco. Bill aveva compreso ogni parola, ma fingeva di non aver sentito.
Anna si stinse ancor di più al moro, poggiando la testa sulla spalla di lui.
«Grazie, Bill… grazie di avermi difesa… Sei stato così dolce..» gli sussurrò.
Bill appoggiò una mano sulla sua schiena sorridendo e accarezzandole la testa con l’altra mano.
Quel contatto bellissimo, avrebbe voluto che durasse per sempre. Era troppo felice.
Quando Anna sollevò un momento la testa dalla spalla di Bill, lui cercava le labbra di lei con le sue.
«Anna.. Io devo dirti una cosa…» mormorò timidamente.
Lei gli accarezzò il viso sorridendo.
«Dimmi Bill…» sussurrò mordendosi le labbra e guardandolo negli occhi.
Il moro poggiò la sua fronte su quella della ragazza.
«Anna… Io… »
La ragazza avvicinò le labbra al suo viso, per poi incontrare le sue.
Bill sentì un brivido lungo la schiena, aveva sognato quel momento tutta la vita. Aveva baciato la ragazza che amava, o meglio… Lei lo aveva baciato.
Anna lo prese per mano e lo guardò, con i suoi occhi da gattina, che gli piacevano da morire.
«Mi sono innamorato di te…» disse lui, rapito dagli occhi di lei.
Anna sorrise.
«Anch’io mi sono innamorata di te. Mi sei piaciuto dal primo momento…» rispose.
Stettero insieme tutta la sera… Ballarono insieme agli altri studenti, si divertirono da matti e poi alle undici ritornarono a casa, accompagnati dal padre di Anna.
Quando Bill rientrò a casa era completamente stordito. Non capiva più nulla. Si rintanò nella sua camera, senza dire nulla a nessuno. Si stese sul letto. Non faceva che pensare a quel bacio. Al profumo di Anna, al suo rossetto che gli era rimasto sulle labbra.
Simone lo raggiunse nella sua camera.
«Va tutto bene tesoro? Non sei nemmeno passato dalla cucina per salutarci.» disse preoccupata la madre.
«Sto bene, mamma.» rispose Bill, tutto imbambolato.
Simone sorrise. Aveva capito tutto solo guardandolo.
«Com’è andata?» chiese lei.
Bill nascose il suo viso, diventato viola dall’imbarazzo dietro al cuscino.
«È andata, mamma…» rispose sottovoce, quasi non volesse farsi sentire da lei.
Simone si rese conto che forse a Bill non andava di raccontarle del bacio. Come lo sapeva? Be’ molto semplice. Al ragazzo era rimasta una macchia di rossetto vicino alle labbra. Non volle insistere e si limitò a dargli la buonanotte.
Capitolo 6 - La cena

Se la sera precedente i due non si fossero baciati, probabilmente Bill non sarebbe stato così teso la sera della cena.
Pensava e ripensava a quel bacio. Mai l’avrebbe dimenticato. Neanche se un giorno avesse sposato un’altra persona… Anna sarebbe rimasta nel suo cuore per sempre.
“Ci saranno anche i suoi genitori. La cosa peggiore sarà averla vicino, senza però poter baciarla ancora…“ pensava con tristezza il ragazzo, mentre fissava come uno scemo la foto sul cellulare che aveva scattato assieme a lei durante il ballo.
Sentì suonare il citofono. “Sono qui. Non possono essere già qui, non sono pronto!” urlava nella sua testa.
Tom scese ad aprire la porta e prima i genitori, poi la sorella di Anna entrarono, con lei al suo seguito.
Anna salutò il ragazzo coi rasta attraverso un misto di gesti tutto personalizzato da loro stessi. Infatti erano diventati migliori amici, dopo solo un’ora che si conoscevano.
«Dov’è Bill?» chiese sottovoce.
«In camera sua, di sopra. Ora scende. Era tutto nervoso, per via della cena. Lo sanno i tuoi? Del bacio intendo.»
«Mi vuoi morta?! Ovvio, che non sanno nulla!»
Tom rise.
Bill, invece scese tutto agitato e salutò calorosamente i parenti di Anna, per poi salutare anche lei.
«Ciao.. amore» disse.
Anna lo zittì.
«Chiamami Anna, altrimenti ci scoprono.» rispose frettolosamente senza farsi sentire.
Bill annuì e la guardò negli occhi. Avrebbe voluto stringerla fra le sue braccia e baciarla… Ma non poteva. Non in quel momento.
Per tutta la sera non desiderava altro che trovare un modo per stare da solo, con lei.
«Non sto bene, scusate… » mormorò il moro, per poi alzarsi da tavola ed andare di sopra.
Lanciò un’occhiata ad Anna, prima di salire, come per dire “trova una scusa per raggiungermi”.
Nel mentre il ragazzo saliva le scale pensava a cosa avrebbe dovuto dire. In realtà cercava sempre le parole giuste al momento giusto, ma non gli venivano. Dopo aver conosciuto Anna aveva divorato in tre giorni la trilogia dei libri “50 sfumature di grigio”, “50 sfumature di nero” e “50 sfumature di rosso”. Li aveva ricevuti come regalo di compleanno, ma non aveva osato nemmeno aprirli. In quei giorni, però, lo aiutavano a capire cosa voleva veramente.
“Ciò che voglio è lei. Voglio amarla completamente.” Sibilava sottovoce.
Anna trovò una scusa per raggiungere Bill, anche perché cominciava a preoccuparsi, credendo che non si sentisse bene sul serio. Salì in fretta le scale e lo raggiunse in camera sua.
Lo trovò seduto sul letto, con un sorrisino che aveva tutto, fuorchè innocenza.
«Tu…tutto bene?» chiese allarmata la ragazza guardandolo.
Il moro sollevò il mento ed inarcò un sopracciglio.
«Sto benissimo, mai stato meglio.» rispose.
Anna sorrise rincuorata.
Bill passò la lingua sulle labbra inumidendole e fingendosi indifferente alla vista della ragazza, cercando di frenare il suo istinto.
Si alzò di scatto e chiuse la porta a chiave, per poi riporla nel cassetto.
«M-ma… cosa fai?» chiese lei.
«Niente…» mormorò il moro.
Dopo aver chiuso il cassetto si avvicinò a lei e le accarezzò il viso amorevolmente. La ragazza arrossì schiudendo le labbra in un sorriso.
“Lo voglio. Voglio farlo. Anche se moralmente sto sbagliando, non riesco più a tenere a freno il mio corpo…” pensò socchiudendo gli occhi.
Posò le labbra su quelle della ragazza, baciandola dolcemente ed accarezzandole i capelli.
Quando i baci del moro diventarono troppo sensuali e quando le sue mani cominciarono ad accarezzarla in maniera eccessivamente intima, si allontanò da lui.
«Bill, no…» mormorò.
Ma Bill non se ne faceva una ragione. Voleva concludere, ormai non pensava ad altro. Non aveva mai compreso come per suo fratello fosse così facile stare ed avere relazioni con le ragazze.
La afferrò per un polso.
Anna guardò in basso, per poi gettargli le braccia al collo e baciarlo. Si strinse a lui in un abbraccio.
Il moro posò le labbra sul collo di lei, lasciandole baci bollenti di passione, mentre le sbottonava la camicetta.
La ragazza si allontanò, infastidita.
«Bill, no.» disse e si sedette sul letto del moro.
«Perché qual è il problema?» chiese lui.
«L’età.» rispose velocemente senza guardarlo negli occhi.
Il moro scosse la testa facendo una smorfia.
«Non hai bisogno di avere diciotto anni o più come quando prendi la patente. Devi farlo quando ti senti di farlo.» sussurrò.
A quel punto sentirono dei passi. Era trascorso un po’ di tempo da quando si erano alzati da tavola e i loro genitori erano preoccupati.
Anna si affrettò ad abbottonare la camicetta per non destare alcun sospetto.
«Ragazzi ci avete fatto preoccupare!» disse Simone guardandoli.
Anna aveva la testa bassa. Si allontanò in fretta da Bill e scese per le scale raggiungendo i suoi familiari.
«Possiamo andare via? Ho mal di testa.» mormorò la ragazza con una punta di nervosismo.
Il padre annuì e dopo aver congedato i genitori del ragazzo andarono via.
Bill rimase atterrito da quella reazione. Era andata via senza nemmeno salutarlo e non capiva il motivo.
Le inviò un messaggio ed ebbero questa conversazione.

BILL
Ti sei arrabbiata? : ( Se sì, perché?
ANNA
Lo sai benissimo il motivo.
BILL
Non credevo che la cosa ti facesse arrabbiare. : ( Io ti amo.
ANNA
L’amore non si dimostra solo in quel modo! Sei come tutti gli altri. Ti odio.

Al moro scappò una lacrima. Aveva sbagliato e lo sapeva. Anzi, quell’errore avrebbe potuto compromettere tutto ciò per cui viveva.
“Sono stato uno stupido. Completamente stupido.” Continuava a ripetersi, mentre le lacrime scendevano giù da sole. Cercò a quel punto di risolvere la questione.

BILL
Anna… Io… Mi dispiace tanto. Non volevo ferirti, credimi…
ANNA
Volevi solo una cosa da me. Ora che l’hai ottenuta cosa diavolo vuoi?!
BILL
Non è vero. Io ti amo veramente. E sono stato un vero stupido. Potrai mai perdonarmi?... : (

Anna inarcò un sopracciglio. Le sembrava così falso quel suo atteggiamento.

ANNA
Lasciami in pace. Non ti credo.
BILL
Perdonami… Sei la cosa più bella che mi sia capitata…
ANNA
… Sul serio?
BILL
Ja… Ich Liebe dich, meine Engel. (Sì… Ti amo, angelo mio.)
ANNA
Ich Liebe auch, liebe. (Ti amo anch’io, amore,)

Per qualche attimo, Bill si sentì felice.
Simone salì le scale per raggiungerlo, in quanto aveva ben intuito che suo figlio stava benissimo, non aveva avuto nessun malore ed anche cosa avesse fatto.
«Perché hai finto di stare male? E cosa hai fatto quasi per un’ora da solo con Anna?!» alzò leggermente il tono della voce.
Il moro sgranò gli occhi, non sapendo cosa dire e vergognandosi.
«Ho finto di stare male per stare da solo con lei…» mormorò timidamente il ragazzo.
«E che cosa avete fatto?!» chiese quasi urlando la donna.
Bill abbassò la testa. Non l’avrebbe detto mai, probabilmente. Si sentiva in colpa e non aveva il coraggio di dirlo a nessuno. Figuriamoci poi a sua madre.
«Niente.» rispose dopo qualche secondo.
Simone inarcò un sopracciglio, irritandosi maggiormente.
«Smettila di mentirmi. Non sono nata ieri. E poi dall’armadietto delle medicine mancano le pillole anticoncezionali.»
Bill deglutì. Ma riuscì subito a trovare una scusa.
«Lo sai com’è fatto Tom, mamma.» rispose prontamente lui.
La donna sospirò.
«La stai proteggendo. Tu non vuoi che io mi faccia un’idea sbagliata di lei.»
«Se fosse stato per lei non sarebbe accaduto nulla. Si è anche arrabbiata con me. Perché è stata colpa mia. Sono stato io ad insistere. Non giudicarla male.»
«Non sto giudicando nessuno. E poi una persona non si giudica solo da questo. Non sembra una cattiva ragazza. Ma non è questo il punto. Non devi mentirmi mai più, chiaro? E ora devo anche rimproverarti, perché hai sbagliato. Non avresti dovuto insistere.» gli disse fermamente la donna.
Bill annuì. Non c’era nemmeno bisogno della sgridata, sapeva meglio di chiunque che stava rischiando di perdere Anna, a causa del suo impulso.
Dopo la discussione, Bill si mise a letto, anche perché l’indomani era domenica e aveva molto da fare.

Capitolo 7 – Il compleanno di Andreas

Nonostante le incomprensioni iniziali, i rapporti fra Anna ed Andreas cambiarono, perché il ragazzo era diventato più alla mano e più dolce rispetto a prima. Mentre per Anna, l’idea di avere un nuovo amico era meravigliosa, per Bill era una catastrofe. Infatti il moro era completamente geloso di Andreas e si faceva abbattere da complessi di inferiorità.
Ciò che lo faceva stare male era proprio il fatto che Andreas avesse una famiglia molto più ricca della sua, la patente, l’Audi e un sacco di soldi nel portafoglio. Il biondino avrebbe potuto rendere felice Anna e trattarla come meritava, cioè come una principessa. Il moro, al contrario, poteva darle solo il suo amore.
Fatto sta che Andreas organizzò una festa di compleanno e naturalmente anche Anna era invitata.
Bill in realtà non era nella lista degli invitati, ma andava alla festa semplicemente per accompagnare suo fratello.
«Devo venire con te, o Andreas mi fraga la ragazza.» disse Bill inarcando un sopracciglio e continuando a fissare il fratello.
«Andreas non la ama. Se sta cercando di portartela via è solo perché Anna è bella, ma soprattutto perché non è una ragazza qualunque della nostra scuola. Lei non cederà mai. Ti muore dietro.» rispose fissandolo.
Bill roteò gli occhi spazientito. Era stanco di tutta quella situazione che lo rendeva molto nervoso.
«Lei è mia.»
«Non c’è scritto il tuo nome sopra, mi sembra.» disse freddo Tom.
Bill lanciò il cellulare sul letto e andò a darsi una sistemata al trucco, perché si era sciolto. Si struccò e poi ricominciò a truccarsi da zero.
“Non ci sarà scritto il suo nome su di lei, ma io ho avuto ciò che nessun altro avrà mai. Il suo bacio dolcissimo ed inoltre il suo amore incondizionato.” Pensò inarcando un sopracciglio ed applicando lentamente il mascara sulle sue ciglia. A quel punto Tom entrò in bagno sbattendo la porta.
«Ti vuoi sbrigare? È tardi!» urlò il ragazzo coi rasta al moro.
«Lo sai che devo essere perfetto per lei.»
«Ti rendi conto di ciò che hai ottenuto da lei? Ti ama. Non devi sentirti inferiore ad Andreas.» sbuffò passandosi una mando fra i rasta spettinati.
Il moro si guardò le unghie, ridacchiando divertito.
«Prendo la giacca e andiamo.» mormorò Bill.
Uscirono di casa e si diressero verso casa di Andreas che distava a circa venti metri da casa loro. Il biondino abitava in una villa meravigliosa, con un giardino enorme, costellato da alberi e piante di vario tipo, soprattutto fiori, rose e violette.
Bill intravide Anna, che era vicino ad Andreas, mentre lei gli stava porgendo il regalo che gli aveva comprato. Regalo alquanto inutile, perché il moro pensò che Andreas avesse avuto tutto e che probabilmente non c’era effettivamente nulla che gli mancasse.
Anna notò subito il moro, infatti corse verso di lui, quasi rischiando di cadere e lo baciò dolcemente.
Era particolarmente bella quella sera. Non indossava nulla di particolare, ma per Bill non era stata mai così attraente.
Semplicemente indossava un jeans molto chiaro ed estremamente aderente che segnava ogni piega del corpo lasciando misero spazio all’immaginazione.
In realtà era un normale jeans chiaro aderente, ma il moro se la immaginava chissà come. Ai suoi occhi avrebbe potuto indossare qualunque cosa, anche un maglione larghissimo, ma l’avrbbe indiscutibilmente spogliata con la mente.
«Ti invidio – sussurrò Tom – l’hai vista senza tutta quella roba addosso.».
Il moro fissò il fratello con una punta di fastidio.
«La vuoi smettere? A te è successo con milioni di ragazze, perché ora ne devi fare un affare di stato per l’unica volta che è accaduto a me? E poi non abbiamo fatto nulla di che a differenza di quello che credi.» sibilò.
«Avrò avuto anche molte ragazze, ma vedi… Ti è capitata una bella e intelligente. Oltretutto... piace anche a mamma.»
«Non dire cavolate! Mia madre crede che sia stata lei a prendere le sue pillole, quando è stata la tua amata Kathrin.» si lamentò.
Tom si allontanò da lui senza rispondere. Intanto Andreas stava incollato ad Anna come un mollusco.
Ad un certo punto il moro notò come Andreas avesse afferrato Anna per un braccio, mentre stava parlando con lui.
«Andreas…» mormorò.
Bill si alzò di scatto e si piantò deciso di fronte a lui.
«Togli quelle manacce da lei.» urlò quasi, storcendo la bocca.
Andreas grugnì, arricciò il naso e si avvicinò al moro, quasi a meno di un centimetro da lui.
«Non so cosa tu voglia fare, ma lo sai bene che se ci mettiamo a fare una rissa hai la peggio.» rispose ironico.
Il moro inarcò un sopracciglio sogghignando.
«Vedremo.»
A quel punto Bill fece per allontanarsi dal biondino, ma Andreas lo afferrò per la maglia.
«Dove vai? Non ho finito.» detto ciò gli sferrò un pugno affondando le nocche nella mascella.
Il moro si discostò leggermente.
Anna impallidì. Si alzò di scatto e andò vicino ad Andreas.
«Tu devi essere completamente impazzito!» sibilò avvicinandosi a Bill per aiutarlo.
Il moro la guardò e le fece cenno di spostarsi, perché avrebbe dovuto fargliela pagare.
«Adesso ti faccio vedere come si tira un pugno.» disse seccato e retrocedendo il braccio, sferrò un colpo sul volto di Andreas doppiamente forte rispetto a quello subito.
Il biondino cadde quasi a terra, ma il moro lo afferrò per un polso e lo sbattè sul prato.
Andreas sanguinava, a differenza di Bill che era rimasto quasi illeso.
«Non toccarla mai più, sporco verme.» urlò contro al biondino, allontanandosi subito da lui.
La festa si concluse così, almeno per Anna e Bill, perché se ne andarono.
La ragazza gli stava dietro, mentre il moro avanzava velocemente, adirato e allo stesso tempo sconvolto.
«Tu e Andreas la dovreste smettere. Siete ridicoli.» affermò la ragazza.
Bill roteò la testa per guardarla.
«Probabilmente se non dessi tutta questa confidenza ad Andreas, non reagirei in quel modo.» rispose secco.
Anna lo fermò e lo guardò negli occhi.
«Perché non dovrei essergli amica?» chiese.
Bill roteò gli occhi in alto, scocciato.
«Perché lui non vuole esserti amico. A lui non interessa la tua amicizia, lo vuoi capire? A lui interessa altro.»
«Anche a te interessava altro.» sibilò lei.
“E ora che dico? Non ha tutti i torti.” Pensò.
«Sono stanco di questa storia. Vattene.» disse a denti stretti, poi le voltò le spalle e proseguì verso casa.
Varcata la soglia, salì le scale di fretta per raggiungere la sua camera, dopo di che si gettò sul suo letto ed affondò la testa nel cuscino, inondandolo di lacrime e sporcandolo di trucco.
Si addormentò ancora piangendo.

Capitolo 8 – Impulso vs ragione

In realtà il moro, sia dalla sera della cena, sia da quella precedente, aveva ottenuto solo un paio di litigi con Anna. La cosa lo buttava alquanto giù.
Simone si era accorta che c’era qualcosa che non andava, perciò salì in camera del moro.
«Posso entrare?» chiese discretamente la donna.
Bill emise un suono, una specie di mugolìo.
«Ho litigato con Anna. Lasciami in pace. Ho sbagliato tutto. Prima le salto quasi addosso, poi ci litigo a causa di Andreas.»
Simone scosse la testa e si mise a sedere sul letto del figlio.
«Non farne una catastrofe! Si aggiusterà tutto… Tutto…» gli accarezzò lentamente i capelli.


Edited by *_RetteMich_* - 16/4/2013, 20:13
 
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